N. 6 - L'economia del VenetoRapporto annuale

Nel 2012 si è acuita la fase di recessione conseguente alle tensioni sul mercato del debito sovrano e alle manovre di consolidamento fiscale. L'economia del Veneto ha risentito della diminuzione dei consumi e degli investimenti interni mentre la domanda di beni e servizi dall'estero ha nel complesso registrato una tenuta. La contrazione dell'attività economica è proseguita nei primi mesi del 2013, alimentata dal rallentamento registrato dall'economia europea nella seconda parte del 2012.

L'attività nell'industria manifatturiera si è nuovamente contratta e si attesta ben al di sotto dei livelli precedenti alla crisi finanziaria del 2008. L'incertezza sulle prospettive di recupero dell'economia e condizioni di accesso al credito ancora tese continuano a frenare gli investimenti interni, in diminuzione da un biennio. Questi fattori e l'ampio grado di capacità produttiva inutilizzata influirebbero negativamente, in base alle previsioni delle imprese, sugli investimenti programmati per il 2013. La crescita del commercio mondiale ha sostenuto le esportazioni e continua a esercitare un'influenza positiva sulla decisione di investire all'estero. Nell'ultimo quinquennio gli investimenti delle imprese, specialmente quelle di maggiori dimensioni, si sono più frequentemente diretti verso i mercati esteri per costituire basi commerciali e produttive nei mercati più dinamici.

Per il sesto anno consecutivo il comparto edile ha registrato una diminuzione dei volumi produttivi derivante dalla debolezza degli investimenti immobiliari di famiglie e imprese. Ne risentono le imprese del comparto che presentano frequentemente elevati livelli di invenduto e una situazione finanziaria problematica. Anche il terziario ha sofferto della diminuzione della domanda interna; la debolezza dei consumi ha colpito specialmente il settore del commercio mentre il comparto turistico e quello dei trasporti, in rallentamento, sono stati sostenuti unicamente dalla domanda proveniente dall'estero.

La contrazione dell'attività economica ha influito sugli orari effettivamente lavorati dagli occupati, che sono calati in conseguenza della riduzione degli straordinari, di un più intenso ricorso al part-time e all'utilizzo degli ammortizzatori sociali. L'occupazione è rimasta invariata, ma la riduzione del reddito disponibile ha favorito una più elevata partecipazione al mercato del lavoro; ne è conseguito un netto aumento del tasso di disoccupazione, in particolare per i lavoratori più giovani.

La diminuzione dei livelli produttivi e condizioni di accesso al credito ancora tese hanno frenato la dinamica dei prestiti bancari, risultati in progressiva diminuzione nel corso del 2012. La netta riduzione dei nuovi mutui per l'acquisto della casa ha depresso la dinamica del credito alle famiglie mentre le imprese hanno fatto ricorso al credito bancario prevalentemente per ristrutturare l'indebitamento pregresso; le imprese finanziariamente vulnerabili hanno incontrato condizioni di offerta più restrittive. Il costo della raccolta, in lenta diminuzione, e la rischiosità della clientela, ancora elevata, hanno rallentato la diminuzione dei tassi d'interesse sui prestiti.

Nel triennio 2009-11, in un contesto di minori risorse trasferite dallo Stato, gli Enti pubblici territoriali del Veneto hanno stabilizzato le spese correnti, anche nel comparto sanitario, e contratto quella in conto capitale. Il debito degli enti si è ridotto per effetto delle misure di contenimento di finanza pubblica e dei vincoli del Patto di stabilità, destinati, nel prossimo futuro, ad essere estesi alle numerose società partecipate.

Nel corso del 2012 la spesa per investimenti dei Comuni ha mostrato una leggera ripresa, grazie anche alle misure di flessibilizzazione del Patto adottate a livello regionale, mentre si sono ridotti gli investimenti del comparto sanitario.

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