N. 2 - L'economia del PiemonteRapporto annuale

Nello scorso anno è proseguita la fase negativa dell'economia piemontese iniziata nell'estate del 2011. In base alle stime di Prometeia, il prodotto interno lordo regionale in termini reali nel 2012 è diminuito del 2,3 per cento, in misura analoga alla media nazionale. Nell'anno precedente era cresciuto dello 0,9 per cento.

Nell'industria la domanda interna è calata, riflettendo la debolezza dei consumi delle famiglie e degli investimenti delle imprese; quella estera, pur rallentando sensibilmente, ha continuato a fornire un contributo positivo, grazie alle esportazioni nei paesi non appartenenti all'Unione europea. Nel complesso il fatturato, la produzione e il valore aggiunto sono tornati a diminuire. Gli ampi margini di capacità produttiva inutilizzata, l'elevata incertezza sui tempi della ripresa e le condizioni ancora tese nel mercato del credito hanno contribuito all'ulteriore contrazione della spesa per accumulazione di capitale. La redditività delle imprese, scesa nel 2011 sui valori minimi dal 2007, sarebbe ulteriormente peggiorata.

Nel settore delle costruzioni la diminuzione del valore aggiunto ha riflesso l'indebolimento della domanda sia pubblica sia privata. Nel comparto residenziale le compravendite si sono notevolmente ridotte, scendendo lo scorso anno a valori inferiori di quasi la metà rispetto al picco del 2006, mentre è cresciuto notevolmente il numero di nuove abitazioni invendute. Vi si è associato un significativo peggioramento della situazione economico-finanziaria delle imprese dell'intera filiera immobiliare.

Anche nel terziario il valore aggiunto è tornato a calare, dopo la modesta espansione dei due anni precedenti. Il settore continua a risentire della debolezza dei consumi, condizionata dalla dinamica negativa del reddito disponibile delle famiglie. Nel comparto del commercio al dettaglio e della ristorazione il fatturato in termini reali sarebbe diminuito anche nel 2012. In quello turistico la dinamica degli arrivi e delle presenze si è indebolita, riflettendo il calo della componente nazionale, a fronte di una significativa espansione del turismo straniero, soprattutto nella provincia di Torino.

Per i prossimi mesi i risultati delle indagini della Banca d'Italia sulle imprese sembrano prefigurare una stabilizzazione del ciclo: il fatturato sia nell'industria sia nei servizi si attesterebbe nel complesso del 2013 sui valori dello scorso anno. Indicazioni più favorevoli vengono dalle imprese più orientate all'export.

Un fattore rilevante per la competitività di un'economia è rappresentato dalla capacità delle imprese di innovare i prodotti e i processi. In Piemonte la spesa formalizzata in ricerca e sviluppo delle imprese è abbastanza elevata, ma la propensione a brevettare risulta più bassa di quella delle regioni nord occidentali, nonostante sia maggiore in regione la presenza di settori caratterizzati da una più alta intensità di brevettazione. Una quota significativa di attività innovativa è riconducibile alla filiera autoveicolare, che continua a presentare in Piemonte una concentrazione particolarmente forte di unità produttive e addetti. Nostre analisi indicano che in questo comparto la propensione all'innovazione è maggiore per le imprese più strettamente legate al produttore finale da relazioni di filiera e che quelle ubicate nell'area torinese sono più innovative delle aziende localizzate in aree più distanti.

Negli ultimi anni un contributo significativo all'economia regionale è venuto dal settore agroalimentare. Nostre analisi mostrano che nel periodo 2007-2011 le imprese della filiera hanno avuto nel confronto con la media delle aziende manifatturiere una dinamica del fatturato più stabile, una redditività più elevata e un indebitamento inferiore. Nell'ultimo decennio la dinamica dell'export è stata nettamente migliore sia del totale regionale sia della media italiana del settore e l'occupazione è aumentata significativamente, anche nel periodo successivo allo scoppio della crisi.

Nel mercato del lavoro lo scorso anno l'occupazione è tornata a diminuire, in misura intensa nell'industria e tra i giovani. Il tasso di disoccupazione è salito al 9,2 per cento, il valore più elevato tra le regioni del Nord. L'aumento ha interessato tutte le classi di età, ma è stato più forte tra i giovani: per quelli tra i 15 e i 24 anni, in particolare, il tasso è più che raddoppiato rispetto al 2008. Il nuovo peggioramento della congiuntura si è riflesso anche in una ripresa del ricorso alla Cassa integrazione guadagni ordinaria. Gli indicatori di disagio economico delle famiglie piemontesi evidenziano un deterioramento, attestandosi su valori peggiori rispetto alla media delle regioni del Nord Ovest, anche se migliori di quelli medi nazionali.

Il credito alle imprese ha fatto registrare nel corso del 2012 una dinamica flettente; l'andamento negativo è proseguito nel primo trimestre dell'anno in corso. Vi hanno contribuito sia la debolezza della domanda di finanziamenti, dovuta alla fase economica negativa, sia l'orientamento restrittivo da parte delle banche, a sua volta connesso soprattutto con l'accresciuta rischiosità dei prestiti. La dinamica del credito è stata peggiore per le aziende di minori dimensioni. Nostre analisi indicano che il calo dei finanziamenti ha interessato le imprese appartenenti a tutte le classi di rischio, anche se è stato meno intenso per quelle con condizioni economico-finanziarie più equili-brate; vi si è associato un ampliamento del divario tra il costo del debito sostenuto dalle imprese più fragili e quello pagato dalle aziende meno rischiose.

Anche i prestiti alle famiglie hanno fatto registrare una contrazione, che ha interrotto una lunga fase di espansione. La dinamica ha riflesso il calo dei mutui immobiliari, riconducibile sia all'indebolimento della domanda associato alla riduzione delle compravendite sia alle condizioni ancora tese dal lato dell'offerta. Il credito al consumo ha ristagnato.

È proseguito lo scorso anno il peggioramento della qualità del credito iniziato nell'autunno del 2011. L'andamento ha riflesso l'aumento della rischiosità dei prestiti alle imprese, a sua volta riconducibile alla negativa fase congiunturale. Il flusso di nuove sofferenze è salito a livelli storicamente elevati in tutti i principali comparti di attività economica. Per contro, la qualità dei finanziamenti erogati alle famiglie è rimasta pressoché stabile su livelli elevati; possono avervi contribuito, oltre all'atteggiamento maggiormente selettivo assunto dalle banche negli ultimi anni, i provvedimenti di moratoria in vigore fino ai primi mesi del 2013.

La raccolta delle banche presso le famiglie ha accelerato lo scorso anno, grazie ai depositi a risparmio e alle obbligazioni. L'ammontare dei titoli depositati dalle famiglie presso le banche, misurato al fair value, è tornato a crescere, trainato dall'ulteriore aumento delle consistenze dei titoli di Stato italiani e dalla ripresa dei fondi comuni di investimento.

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