N. 52 - L'economia della ToscanaRapporto annuale

Nel corso del 2009 la crisi economico-finanziaria internazionale ha causato in Italia una caduta del prodotto interno lordo del 5 per cento. Secondo le stime preliminari dei principali istituti di previsione, il PIL della Toscana avrebbe subito un arretramento pressoché in linea con quello nazionale.

Il settore manifatturiero, che per primo aveva risentito degli effetti della crisi, ha registrato una caduta delle vendite e dei livelli di produzione superiore al 15 per cento. L'andamento complessivo è stato più sfavorevole per le imprese di minori dimensioni (soprattutto di tipo artigiano) e per quelle della moda.

La caduta dell'attività industriale ha ridotto su livelli storicamente molto contenuti la capacità produttiva utilizzata. Gli investimenti nel 2009 sono stati ridimensionati, riducendosi di oltre il 15 per cento, nel campione di imprese con sede in regione, intervistate nell'indagine della Banca d'Italia.

Le esportazioni sono diminuite del 9 per cento circa, meno della media italiana; vi ha influito soprattutto l'aumento delle vendite del settore metalmeccanico.
Nel comparto delle costruzioni il quadro congiunturale è apparso negativo e in peggioramento. La domanda di abitazioni da parte delle famiglie si è ulteriormente indebolita, per effetto soprattutto delle incerte prospettive occupazionali. Sulle costruzioni di opere pubbliche avrebbero pesato i vincoli di bilancio degli Enti locali derivanti dal Patto di stabilità interno.

Seppure con minore intensità, la crisi si è trasmessa anche al settore dei servizi. Il calo del reddito disponibile delle famiglie ha avuto un impatto negativo per le imprese operanti nel commercio al dettaglio; il comparto dei trasporti ha risentito della flessione degli scambi commerciali e dei minori arrivi di visitatori dall'estero.

La fase ciclica negativa ha iniziato a ripercuotersi sui livelli occupazionali, nonostante il massiccio ricorso agli ammortizzatori sociali. Nella media del 2009 l'occupazione è diminuita dello 0,5 per cento ma nel secondo semestre il calo è stato più forte (-1,2). La riduzione ha riguardato esclusivamente i lavoratori a tempo determinato. Il tasso di disoccupazione è salito dal 5,1 al 5,8 per cento. Considerando anche i lavoratori in Cassa integrazione guadagni la quota di forza lavoro inutilizzata è pari al 6,4 per cento.

Gli indicatori disponibili forniscono segnali positivi per l'anno in corso, sebbene la ripresa appaia ancora debole e incerta. I giudizi degli imprenditori sugli ordini e la produzione sono migliorati e le vendite all'estero hanno ripreso a crescere. Secondo l'indagine della Banca d'Italia nel 2010 il fatturato dovrebbe aumentare lievemente sia nell'industria sia nei servizi.
Nel 2009 è proseguito il rallentamento dei finanziamenti bancari concessi alle imprese; alla fine dell'anno il credito aumentava ancora a un tasso di crescita modesto (2,3 per cento). Nel primo trimestre dell'anno in corso l'incremento è rimasto contenuto.

La domanda di credito è stata limitata dai ridotti fabbisogni di finanziamento degli investimenti. L'offerta ha riflesso un atteggiamento ancora improntato alla prudenza da parte del sistema bancario, in ragione di un'accresciuta percezione del rischio. Dall'indagine condotta presso un ampio numero di intermediari operanti in regione è emerso che la restrizione avrebbe iniziato ad attenuarsi a partire dalla seconda metà del 2009.

Il costo del credito si è ridotto, seguendo l'andamento dei tassi di riferimento dell'Eurosistema. Un'analisi condotta su un campione di imprese regionali ha messo in luce che a partire dal terzo trimestre del 2008 si sono ampliate le differenze tra i tassi applicati alle diverse categorie di imprese in base alla loro rischiosità.

In un contesto di maggiore difficoltà di accesso al credito si è accresciuto il ruolo svolto dai consorzi di garanzia collettiva, operanti prevalentemente in favore di unità produttive di piccole dimensioni. Nel biennio 2008-09 l'evidenza su un campione chiuso di piccole imprese regionali mostra che la presenza di una garanzia collettiva si è associata a tassi di crescita del credito mediamente più alti. Inoltre l'intervento dei confidi, consentendo il contenimento delle perdite in caso di fallimento, si riflette in un più basso tasso di interesse praticato sugli scoperti di conto corrente.

I finanziamenti alle famiglie consumatrici sono anch'essi aumentati a un ritmo storicamente contenuto (4,0 per cento), mostrando un'accelerazione nei primi mesi dell'anno in corso. Nonostante il netto calo del costo del credito, nel 2009 la domanda di mutui per l'acquisto di abitazioni è diminuita, condizionata dal progressivo deteriorarsi delle condizioni del mercato del lavoro.

La qualità del credito ha mostrato un ulteriore peggioramento, più marcato per il settore produttivo. Il tasso di ingresso in sofferenza dei finanziamenti alle imprese è salito al 2,5 per cento, il valore più elevato dell'ultimo decennio. Per le famiglie consumatrici tale tasso, sebbene in aumento, è rimasto ancora su livelli modesti (1,0 per cento). Il deterioramento è stato contenuto dagli interventi di sostegno adottati dalle banche in favore di soggetti in difficoltà. La quota di prestiti incagliati e di quelli scaduti è aumentata, evidenziando le maggiori difficoltà di rimborso da parte delle famiglie e delle imprese.

La propensione alla liquidità dei risparmiatori toscani si è mantenuta elevata, in presenza di una sensibile discesa dei rendimenti sui titoli di Stato a breve termine; il costo opportunità di detenere moneta si è sostanzialmente azzerato.

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