N. 48 - L'economia del VenetoRapporto annuale

In seguito alla crisi finanziaria e alla recessione internazionale, nel 2009 l'economia italiana ha registrato un calo del PIL del 5 per cento, le stime disponibili indicano una contrazione analoga per il Veneto. Dalla scorsa estate le economie nazionale e regionale stanno sperimentando una lenta ripresa della produzione, ma i livelli di attività rimangono ancora ampiamente inferiori a quelli precedenti alla crisi e le prospettive di crescita deboli.

Le imprese manifatturiere del Veneto, particolarmente integrate nel commercio mondiale, nel 2009 hanno bruscamente ridotto l'attività produttiva e le ore lavorate. L'ampio ricorso alla Cassa integrazione guadagni ha permesso di limitare la caduta dell'occupazione. Gli ampi margini di capacità produttiva inutilizzata hanno determinato un netto calo degli investimenti e, in base alle previsioni formulate dagli imprenditori, ne ostacoleranno un recupero quest'anno: la crescita delle vendite prevista dalle imprese per il 2010 rimane contenuta. Si registrano i primi tentativi di riposizionamento delle imprese sui mercati di sbocco, per intercettare la domanda proveniente dai mercati emergenti dell'Asia e dell'America meridionale, soprattutto attraverso nuovi accordi di collaborazione tecnico-produttiva con imprese estere.

Anche il settore delle costruzioni ha registrato un significativo calo dei livelli di attività, determinato anche dal peggioramento della situazione economica delle famiglie e delle imprese. I volumi scambiati sul mercato immobiliare si sono significativamente ridimensionati, mentre i prezzi delle abitazioni hanno registrato solo un lieve ribasso. Si è ridotta la produzione di opere pubbliche alla quale sono stati destinati finanziamenti limitati. Un apposito paragrafo fornisce una valutazione della dotazione di infrastrutture di trasporto della regione. Questa mostra livelli di congestione elevati sebbene in questo decennio vi sia stato un lento miglioramento connesso ai progressi registrati nella realizzazione delle infrastrutture strategiche individuate dalla Legge Obiettivo.
Gli effetti della recessione sul settore dei servizi sono stati più contenuti. L'attività è calata maggiormente nei trasporti e nella logistica, per la stretta connessione con l'industria manifatturiera; il commercio ha risentito della diminuzione della domanda interna connessa al peggioramento delle condizioni nel mercato del lavoro. Il comparto turistico ha registrato un calo più contenuto, in parte attribuibile alla riduzione della spesa media giornaliera.

Gli effetti della crisi sull'occupazione sono divenuti evidenti nella seconda metà del 2009 con una riduzione del numero di persone occupate e un aumento della disoccupazione, in particolare per i lavoratori dell'industria e delle costruzioni, per gli uomini e le classi di età più giovani. I contratti a termine giunti a scadenza sono stati rinnovati raramente. L'elevatissimo ricorso alla Cassa integrazione ha finora contenuto la crescita del tasso di disoccupazione, ma il recente aumento degli interventi di tipo straordinario, connessi ai casi di crisi aziendale, potrebbe preludere a un'ulteriore diminuzione dell'occupazione.

La situazione economica e finanziaria delle imprese è peggiorata, specialmente nel settore industriale; con la diminuzione del fatturato e della redditività è calato anche l'autofinanziamento. L'allungamento dei tempi di riscossione dei crediti commerciali ha contribuito al deterioramento della situazione di liquidità delle imprese. La domanda di credito delle imprese si è progressivamente smorzata, nella parte finale dell'anno si è indirizzata quasi esclusivamente verso le fonti a breve termine necessarie ad attenuare le tensioni di liquidità.

La crisi finanziaria e la recessione, oltre a indebolire la domanda di credito, hanno reso più selettivi i finanziamenti degli intermediari. Il rapido aumento della rischiosità della clientela ha indotto le banche ad ampliare il differenziale sui tassi d'interesse alle imprese, specialmente verso quelle più rischiose, mentre la riduzione delle quantità offerte, rilevata nella fase più acuta della crisi, si è significativamente attenuata. I prestiti bancari alle imprese sono risultati in diminuzione, in particolare quelli erogati dalle banche di maggiori dimensioni. I prestiti alle famiglie sono lievemente aumentati: i nuovi mutui per l'acquisto della casa, diminuiti nel periodo più acuto della crisi, sono successivamente tornati a crescere favoriti dalla diminuzione del costo del credito.

Nella seconda parte dell'anno la restrizione nell'offerta di credito si è attenuata, un'ulteriore distensione delle condizioni è prevista dalle banche per il primo semestre di quest'anno.
Un paragrafo di approfondimento è stato dedicato all'attività dei consorzi di garanzia dei fidi promossi dalle associazioni produttive. Le garanzie concesse dai confidi, significativamente aumentate nell'ultimo biennio anche grazie agli interventi pubblici volti al loro rafforzamento patrimoniale, hanno consentito alle imprese di minori dimensioni di contenere il costo dei prestiti bancari.

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