N. 31 - L'economia delle MarcheRapporto annuale

Nel 2008 le condizioni economiche delle Marche si sono progressivamente deteriorate, in maniera assai repentina nell'ultimo trimestre dell'anno, all'interno di una più generale fase recessiva dell'economia mondiale e italiana. Essa è stata acuita in regione dall'elevato peso dell'industria, dove la crisi è stata più forte nel confronto con il terziario, e da alcune pronunciate difficoltà settoriali, per la nautica e soprattutto per gli elettrodomestici. La recessione si è intensificata nei primi mesi del 2009; agli inizi della primavera, però, in base a informazioni preliminari ancora da valutare con cautela, la caduta della produzione si sarebbe arrestata, accompagnandosi ad aspettative moderatamente meno sfavorevoli sulla tendenza degli ordini.

Nell'industria, nel 2008 si sono ridotti la produzione e il fatturato. Il processo di accumulazione del capitale è risultato debole. Le esportazioni si sono fortemente contratte, più che per l'intera Italia. Tra i principali comparti manifatturieri regionali, quello delle calzature ha riportato una flessione dell'attività meno pronunciata. Per le produzioni di elettrodomestici, il cui acquisto da parte delle famiglie è più facilmente rinviabile, la caduta della domanda è stata invece netta e si è aggiunta a preesistenti problemi strutturali, determinando un brusco calo dell'attività.

La minore domanda di abitazioni da parte delle famiglie si è tradotta in una marcata riduzione della produzione dell'edilizia privata e degli scambi immobiliari, mentre i prezzi delle case hanno solo ristagnato.

La sfavorevole fase congiunturale ha coinvolto, seppure meno intensamente, anche il terziario. Il fatturato delle attività commerciali, in particolare, ha risentito del contenimento della spesa per beni di consumo durevoli da parte delle famiglie e della diminuzione delle presenze turistiche.
La fase recessiva si è ripercossa sull'occupazione solo a partire dall'ultimo trimestre del 2008, quando il tasso di disoccupazione si è portato sopra il 5 per cento, un livello comunque ancora inferiore di circa due punti rispetto all'Italia. È drasticamente aumentato il ricorso agli ammortizzatori sociali, anche in deroga alla normativa vigente.

La crisi ha dispiegato i suoi effetti sulle imprese industriali mentre il sistema produttivo stava ancora attraversando una fase di trasformazione. A partire dai primi anni di questo decennio, si è infatti avviato un processo di ristrutturazione, più intenso per i comparti tradizionali come l'industria calzaturiera, ma comunque diffuso tra i settori, caratterizzato da una riduzione del numero di imprese e da una differenziazione delle strategie, con una parte delle aziende orientata a innovare i prodotti, a sviluppare la rete commerciale e le attività di assistenza post-vendita, a rafforzare la presenza sui mercati internazionali. Alla riduzione del numero di imprese ha corrisposto un ridimensionamento dell'occupazione più contenuto nel confronto con l'intera Italia e un lieve innalzamento della dimensione media d'impresa, ormai superiore a quella italiana. Questo processo di selezione si è associato a indicatori di sviluppo e di redditività più favorevoli rispetto all'Italia. Nello stesso periodo si è però anche accresciuto il grado di indebitamento, specialmente per le piccole e medie imprese, che sono pertanto giunte alla vigilia della crisi in condizioni finanziarie meno solide, risentendo in misura maggiore dei suoi effetti.

Nel 2008 il credito bancario è ancora cresciuto, ma in progressiva decelerazione. Hanno rallentato sia i prestiti alle famiglie (6,3 per cento), sia quelli alle imprese (5,4 per cento). Vi hanno concorso fattori di domanda e, per le imprese, anche di offerta, con un moderato irrigidimento dei criteri adottati dalle banche nella concessione dei prestiti. All'interno dei mutui alle famiglie, si sono ridotte le nuove erogazioni, mentre si sono intensificate le operazioni di rinegoziazione e sostituzione di finanziamenti già concessi in precedenza. Sono diminuiti i tassi di interesse sui mutui alle famiglie e sono invece aumentati di quasi mezzo punto quelli sui prestiti alle imprese; in base alle informazioni più recenti, nel primo trimestre del 2009 i tassi sono poi scesi per entrambe le categorie di prenditori.

Nell'ultimo trimestre del 2008 il flusso di nuove sofferenze in rapporto ai prestiti in regione è cresciuto al 2,6 per cento, un valore superiore a quello medio nazionale, riflettendo il peggioramento della qualità del credito alle imprese industriali.

La raccolta bancaria ha accelerato. Sospinta da politiche di offerta maggiormente aggressive, essa è stata favorita anche, dal lato della domanda, dalla minore propensione agli investimenti immobiliari e dalle turbolenze dei mercati finanziari, che hanno reso meno attrattivi gli investimenti alternativi, come quelli in azioni, obbligazioni non bancarie, quote dei fondi comuni di investimento e gestioni patrimoniali.

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