N. 28 - L'economia dell'Emilia-RomagnaRapporto annuale

Dal quarto trimestre dello scorso anno e con l'aggravarsi della crisi economica e finanziaria, l'economia internazionale ha sperimentato la più intensa recessione degli ultimi decenni. L'Italia, colpita dalla crisi in una fase caratterizzata da una profonda trasformazione strutturale, è stata l'unica tra le maggiori economie dell'area dell'euro a registrare una riduzione del PIL già nella media del 2008. L'attività economica ha continuato a contrarsi a ritmi molto elevati nella prima parte del 2009. Nell'immediato gli effetti della crisi si sono manifestati anche in Emilia-Romagna, favoriti dall'elevata apertura della regione agli scambi internazionali e dalla sua specializzazione nella produzione di beni strumentali, particolarmente sensibili al ciclo economico. Le principali stime disponibili indicano che il PIL nel 2008 sarebbe diminuito dello 0,7 per cento in termini reali, un calo in linea con la media del Nord Est e lievemente meno accentuato di quello italiano.

Nell'industria manifatturiera si è avuta una flessione degli ordini e della produzione che ha interessato soprattutto i beni di investimento e i rami di attività maggiormente legati al ciclo immobiliare, a fronte di una tenuta nel comparto alimentare. Il progressivo deterioramento del quadro congiunturale e l'aumento dell'incertezza hanno influito negativamente sulle aspettative delle imprese che hanno rivisto al ribasso i piani di investimento. Gli indicatori qualitativi disponibili segnalano una contrazione dei livelli produttivi di entità superiore a quella della recessione del 1992-93. Il settore delle costruzioni ha registrato anche in regione una diminuzione dei livelli di attività sia nel comparto residenziale sia in quello delle opere pubbliche. L'incertezza sulle prospettive di reddito e su quelle occupazionali ha influito negativamente sui consumi delle famiglie. Le vendite di beni durevoli e quelle di prodotti non alimentari si sono ridotte, a fronte di una tenuta dei consumi alimentari. I flussi di turisti stranieri verso la riviera della regione sono diminuiti, dopo essersi significativamente accresciuti nei due anni precedenti; quelli degli italiani hanno rallentato.

Le esportazioni, in decelerazione dalla fine del 2007, hanno segnato un calo nell'ultimo trimestre del 2008, risentendo in misura significativa degli effetti diretti della caduta della domanda negli Stati Uniti. La propagazione attraverso il Regno Unito, altro paese al centro della crisi finanziaria, è stata più contenuta per la minore rilevanza di quel mercato per la regione. Le esportazioni nell'area dell'euro e negli altri paesi europei hanno risentito in misura più limitata della recessione internazionale, a fronte di un impatto pressoché nullo nel caso dei mercati asiatici. Nonostante l'elevata esposizione del sistema produttivo a shock esterni, la trasmissione degli effetti della crisi finanziaria tramite il canale del commercio sembrerebbe essere stata complessivamente contenuta nel 2008.

Il peggioramento del quadro congiunturale ha indotto le imprese della regione ad accentuare il ricorso alla Cassa integrazione guadagni e a ridurre l'occupazione temporanea; la crescita occupazionale si è interrotta a partire dall'ultimo trimestre dell'anno.

Nel 2008 la crescita dei prestiti si è progressivamente affievolita, in linea con gli andamenti dell'economia reale. Il calo degli investimenti ha contribuito a ridurre la domanda di credito, mentre sono aumentate le richieste per finanziare il capitale circolante e compensare la minore disponibilità di fondi interni delle imprese, a sua volta connessa con il calo della redditività. Dal lato dell'offerta, le banche hanno risposto al deteriorarsi della situazione economica inasprendo le condizioni di accesso al credito, soprattutto per il settore delle costruzioni, principalmente attraverso l'aumento degli spread sui prestiti più rischiosi. Per le imprese, la decelerazione del credito bancario è stata più intensa nel quarto trimestre del 2008 e nel settore manifatturiero. I prestiti alle famiglie, in rallentamento dalla seconda metà del 2006, hanno ristagnato soprattutto nella componente dei mutui e, in misura più contenuta, in quella del credito al consumo. Vi avrebbero contribuito il calo della domanda di beni durevoli e delle compravendite immobiliari e, dal lato dell'offerta, una maggiore prudenza degli intermediari bancari. La rischiosità del credito ha risentito del peggioramento congiunturale, collocandosi sui livelli più elevati dall'inizio del decennio, se si esclude il picco del 2003-04 connesso con il dissesto del gruppo Parmalat. Il deterioramento ha interessato soprattutto le imprese più piccole e quelle delle costruzioni. Le condizioni di incertezza sulle prospettive dell'economia hanno contribuito ad accrescere ulteriormente la preferenza degli operatori, specialmente delle famiglie consumatrici, per le attività più liquide, a svantaggio del risparmio gestito.

Nei primi mesi del 2009 è proseguita la fase recessiva nel comparto manifatturiero e le aspettative a breve termine delle imprese regionali sono rimaste pessimistiche. Ne risentirebbe ulteriormente l'accumulazione di capitale, attesa in forte caduta nella media dell'anno. Stime preliminari indicano inoltre l'accentuarsi del calo dei livelli di attività nel settore delle costruzioni. È proseguito il ristagno dei consumi delle famiglie, si è accentuata la caduta delle esportazioni anche verso l'area UE e si è ulteriormente intensificato il ricorso alla Cassa integrazione guadagni. La domanda di lavoro delle imprese dovrebbe rimanere debole; le richieste di finanziamenti hanno continuato a ristagnare a fronte di politiche dell'offerta moderatamente restrittive.

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