L'economia della Lombardia nel 2004Rapporto annuale

Nel 2004 l’economia lombarda ha beneficiato in misura limitata dell’accelerazione del prodotto e del commercio mondiali. In base alle valutazioni di alcuni istituti di ricerca, l’aumento del prodotto regionale è stato intorno al punto percentuale, in linea con la media nazionale.

Secondo Unioncamere – Federlombardia e Regione Lombardia (UFR), anche l’andamento della produzione industriale è stato simile alla media italiana: l’indice grezzo è cresciuto dello 0,7 per cento, dopo due anni di diminuzioni. Per il complesso del 2004 gli indicatori qualitativi dell’Istituto di studi e analisi economica (ISAE) evidenziano un miglioramento rispetto all’anno precedente; a partire dall’autunno, tuttavia, segnalano un nuovo indebolimento dell’attività produttiva.

La domanda rivolta alle imprese è cresciuta in misura modesta, dopo la diminuzione dell’anno precedente: dall’indagine della Banca d’Italia condotta su un campione di imprese industriali della regione con almeno 20 addetti, emerge che il fatturato a prezzi costanti si è incrementato dell’1,2 per cento, sostenuto principalmente dalle vendite all’estero. In base ai dati dell’Istat, nel 2004 le esportazioni sono aumentate in valore nominale del 4,6 per cento, dopo la flessione registrata nell’anno precedente. La crescita è stata assai inferiore a quella del commercio mondiale; ne è derivato un ulteriore calo della quota di mercato mondiale della regione. Le importazioni sono cresciute dell’8,2 per cento.

Il costo unitario del lavoro per le imprese industriali lombarde è salito del 2,4 per cento; in aumento sono risultati anche i corsi delle materie prime. A fronte di una variazione dei prezzi alla produzione
dell’1,3 per cento, le imprese hanno ulteriormente ridotto i propri margini unitari di profitto, con una contrazione più marcata sull’interno. La situazione reddituale delle imprese è tuttavia lievemente migliorata, per effetto dell’espansione delle quantità vendute.

Dopo essere diminuita negli ultimi due anni, la spesa nominale per investimenti fissi lordi delle imprese industriali è tornata ad aumentare nel 2004 di un modesto 0,7 per cento. È stata più robusta l’espansione degli investimenti in costruzioni, cresciuti, secondo i dati di Unioncamere, del 4 per cento in termini reali.

Gli indicatori congiunturali dei primi mesi del 2005 delineano un quadro di stagnazione della domanda e della produzione industriale. Le previsioni degli imprenditori del settore industriale sono orientate alla cautela; per il 2005 segnalano una lieve espansione dei volumi fatturati, dell’1,3 per cento, e una contrazione della spesa per investimenti. Anche il settore delle costruzioni mostrerebbe un rallentamento; secondo le stime di Unioncamere, il ritmo di crescita degli investimenti scenderebbe
al di sotto del 2 per cento; si ridurrebbe il ritmo di espansione della produzione di opere pubbliche.

Le vendite al dettaglio, in valore nominale, nel 2004 hanno ristagnato, soprattutto negli esercizi commerciali di minori dimensioni. È diminuito il numero di immatricolazioni di autovetture. Il settore dei servizi ha mostrato, nell’anno, segnali di dinamismo più marcati: è aumentata la domanda per le imprese che offrono servizi innovativi, localizzate nell’area milanese, come emerge dall’indagine
congiunta ISAE – Assolombarda; sono cresciuti il traffico ferroviario delle merci (dell’11,6 per cento) e quello aereo di passeggeri (del 5,7 per cento).

Secondo le valutazioni preliminari dell’Istat, l’occupazione in Lombardia sarebbe aumentata più che nella media del paese. L’offerta di lavoro avrebbe continuato a espandersi a ritmi superiori a quelli della domanda, spingendo il tasso di disoccupazione al 4,0 per cento.

L’intensificarsi, nel 2004, del ricorso alla Cassa integrazione guadagni potrebbe preludere a un innalzamento del tasso di disoccupazione.

La prolungata stagnazione dell’economia ha influenzato l’andamento del settore finanziario. I prestiti hanno ulteriormente rallentato nel 2004, registrando una variazione del 5,5 per cento alla fine
dell’anno.

I crediti alle società non finanziarie, aumentati del 5,7 per cento, sono stati trainati unicamente da quelli a medio e a lungo termine, mentre i finanziamenti a breve, più legati all’andamento ciclico, hanno continuato a registrare variazioni negative nel corso dell’anno. Come nei due anni precedenti, lo sviluppo dei prestiti bancari al comparto manifatturiero è rimasto fiacco, mentre i settori dei servizi e delle costruzioni hanno mostrato una dinamica più sostenuta della media.

È proseguita a ritmi elevati la crescita dei crediti alle famiglie (16,2 per cento) per l’acquisto d’immobili e, in minore misura, di beni di consumo. In entrambi i casi l’espansione dei prestiti è stata favorita, oltre che dai bassi tassi di interesse, da condizioni dell’offerta volte a facilitare l’accesso ai finanziamenti da parte delle famiglie: allungamento della durata dei contratti, aumento della quota del valore dell’immobile finanziata, maggiore flessibilità nelle modalità di rimborso dei prestiti.

Nonostante la debolezza della congiuntura, i flussi di nuove sofferenze in rapporto ai crediti sono rimasti su valori modesti (0,6 per cento nel 2004). Anche gli altri indicatori (stock delle sofferenze, incagli) non mostrano segnali di deterioramento significativi. Tale andamento ha beneficiato della migliorata situazione finanziaria delle imprese della regione, pur in presenza di una riduzione dei margini di profitto. Negli ultimi anni sono infatti calati gli oneri finanziari, in conseguenza sia della discesa dei tassi d’interesse, sia della diminuzione del grado d’indebitamento delle imprese. Lo spostamento della composizione del debito verso le scadenze più lunghe ha inoltre consentito alle imprese di rendere più stabili le fonti esterne di finanziamento.

La raccolta bancaria è aumentata, dopo la stasi dell’anno precedente. Sono cresciute le obbligazioni bancarie e i depositi in conto corrente; sono tornate a segnare variazioni positive anche le operazioni di pronti contro termine. A fronte di tale andamento, sono stati registrati deflussi di risorse dai fondi comuni d’investimento e dalle gestioni patrimoniali. Significativa è stata la raccolta di risparmio realizzata dagli sportelli bancari nella forma di polizze assicurative sulla vita.

L’evoluzione del settore ha rispecchiato in parte anche il processo di ristrutturazione dell’industria bancaria, che ha visto negli ultimi anni importanti aggregazioni tra banche di dimensioni medie e grandi; si è registrato l’ingresso sul mercato di numerosi nuovi operatori, sia banche estere, sia intermediari di piccole dimensioni specializzati in alcuni particolari comparti operativi. Tra il 1998 e la fine del 2004 sono entrate nel mercato regionale 58 banche, ancora operative alla fine del periodo, e 61 sono uscite. Vi sono stati significativi spostamenti nelle quote di mercato, con una riduzione del peso delle banche di maggiori dimensioni a favore di quelle più piccole, in particolare delle filiali di banche estere e delle banche di credito cooperativo. L’aumento delle quote di mercato delle filiali di banche estere deriva da una maggiore operatività nell’ambito creditizio, rispetto a un’attività in passato più orientata all’intermediazione finanziaria e ai servizi.

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