N. 669 - Valori, disuguaglianza e felicità

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di Claudia Biancotti e Giovanni D'Alessioaprile 2008

Questo lavoro si colloca nel filone di ricerca noto come economia della felicità (economics of happiness), che studia le relazioni tra condizioni materiali di vita e benessere soggettivo, e si concentra sul ruolo svolto dalla disuguaglianza dei redditi.

Nella letteratura sull’argomento, la disuguaglianza influenza la felicità per due motivi. In primo luogo perché gli individui considerano la distribuzione delle risorse come una rappresentazione dell’ordine sociale vigente, che può risultare più o meno gradito. In secondo luogo perché essi tendono a comparare il proprio tenore di vita con quello altrui.

Il contributo di questo lavoro consiste nel valutare se e come queste motivazioni vengano mediate dall’eterogeneità nei valori morali, la cui influenza sui comportamenti economici è stata già descritta in letteratura in molti altri campi: per esempio a proposito dell’attività d’impresa, della struttura dei mercati e delle scelte di fertilità.

I dati utilizzati derivano dalla European Social Survey sul 2004 e si riferiscono a circa trentacinquemila individui in ventitré paesi europei. L’analisi procede in tre fasi.

Nella prima si selezionano alcune variabili in grado di rappresentare i valori personali con riferimento ai seguenti ambiti: fiducia interpersonale, solidarietà, legalità, partecipazione politica, famiglia e ruoli di genere, culture e stili di vita minoritari.

Nella seconda fase, tramite gli strumenti statistici dell’analisi multivariata, vengono individuati due fattori in grado di rappresentare una quota rilevante dell’informazione di partenza. Il primo fattore esprime la moderazione degli individui, ovvero la tendenza a preferire opinioni sfumate piuttosto che estreme. Il secondo concerne l’inclusività, cioè la preferenza per un modello sociale che offra pari diritti a tutti a prescindere dal retroterra e dalle circostanze di ciascuno.

Nella terza fase, infine, i due indicatori di sintesi sono impiegati, unitamente ad altre variabili esplicative, in un modello di regressione logistica, allo scopo di valutarne l’effetto sul benessere dei rispondenti. I risultati suggeriscono che coloro che sono più moderati o più inclusivi rispetto alla media sono più felici in condizioni di maggiore uguaglianza. Per i soggetti particolarmente moderati, rileva probabilmente la cosiddetta avversione strumentale alla disuguaglianza: essi non gradiscono la tensione sociale che di solito si accompagna ad ampie disparità. Nel caso dell’inclusività potrebbe entrare in gioco l’avversione sostanziale, ovvero la percezione che le differenze di reddito siano, almeno in parte, eticamente ingiustificabili.

Sia la moderazione sia l’inclusività esercitano un effetto marginale positivo sul benessere degli individui. Il primo risultato suggerisce che, almeno in economie avanzate come quelle di cui fanno parte gli individui del campione, potrebbe giocare un ruolo la loro capacità di interpretare con distacco gli eventi negativi. L’evidenza relativa all’inclusività conferma le conclusioni di molti lavori precedenti, secondo cui gli individui che si dichiarano più fiduciosi verso gli altri sperimentano di norma livelli più alti di benessere.

Testo della pubblicazione