N. 11 - L'economia delle MarcheRapporto annuale

Nel 2013 l'attività economica nelle Marche si è ancora contratta, ma alcuni segnali di ripresa sono emersi tra la fine dell'anno e i primi mesi del 2014. La dinamica del PIL regionale (-2 per cento circa nel 2013, stando alle prime stime disponibili) è tornata ad allinearsi con la media nazionale; tra il 2008 e il 2012 aveva accumulato un ritardo di 0,7 punti percentuali in media all'anno rispetto all'Italia. Le rilevazioni condotte presso le imprese suggeriscono che il clima di fiducia sta lentamente tornando a migliorare, ma solo tra le aziende industriali di maggiore dimensione e più orientate ai mercati esteri. Nel complesso, il quadro economico resta fragile e le prospettive di una ripresa duratura sono ancora circondate da elevata incertezza.

Nella media del 2013 la produzione industriale è diminuita, specie nel comparto degli elettrodomestici e in quelli connessi con l'edilizia; nel corso dell'anno l'attività produttiva si è però gradualmente stabilizzata. La domanda interna è risultata ancora debole, mentre quella estera ha fornito un contributo positivo all'attività economica; la dinamica delle esportazioni marchigiane, sospinta soprattutto dalla meccanica e dal comparto della moda, è stata superiore a quella dell'Italia. A parità di settore, l'andamento dell'attività produttiva è risultato generalmente più sfavorevole per le piccole imprese: vi ha influito anche la loro minore apertura internazionale, che ha impedito di beneficiare del progressivo recupero degli ordini dall'estero. Gli investimenti fissi lordi delle imprese sono ancora diminuiti e i programmi formulati per il 2014 non ne prevedono una sostanziale ripresa.

Il valore della produzione dell'edilizia è sceso in misura ancora considerevole. È proseguita la flessione delle compravendite di abitazioni, in atto ormai da sette anni. I prezzi delle abitazioni, caratterizzati da una strutturale vischiosità, sono diminuiti in misura più contenuta. L'attività è risultata debole anche nel settore dei servizi: i consumi delle famiglie, in particolare, sono stati ancora condizionati dall'incertezza sulle prospettive reddituali e occupazionali.
Le condizioni del mercato del lavoro sono peggiorate. L'occupazione è calata, specie nella componente giovanile, la più colpita dalla crisi. Il tasso di disoccupazione si è ulteriormente avvicinato a quello medio italiano. Il ricorso agli ammortizzatori sociali è stato ancora massiccio. In un contesto di riduzione del reddito disponibile delle famiglie, è calata negli ultimi anni la propensione dei giovani a intraprendere gli studi universitari, anche se in misura attenuata rispetto all'Italia.

Nel 2013 è proseguita, accentuandosi, la contrazione dei prestiti bancari. La flessione è riconducibile soprattutto ai finanziamenti alle imprese, mentre i prestiti alle famiglie si sono per la prima volta moderatamente ridotti, dopo un lungo periodo di espansione. La dinamica dei prestiti è stata influenzata dalla debolezza della domanda e da un orientamento dell'offerta ancora cauto, nonostante siano emersi alcuni segnali di distensione. Sulle condizioni di offerta grava il peggioramento della qualità del credito, più marcato che in Italia e assai intenso nel comparto delle costruzioni.

Il risparmio regionale si è indirizzato soprattutto verso i depositi bancari, a discapito delle obbligazioni. Negli anni di crisi, la ricchezza a prezzi correnti delle famiglie marchigiane è diminuita, riflettendo la contrazione del valore sia delle attività finanziarie, sia degli immobili, che ne rappresentano la componente principale.

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