Il lavoro valuta in che misura la fase recessiva avviatasi nel 2008 abbia influenzato la scelta di abbandonare gli studi universitari. La crisi potrebbe aver indotto lo studente a lasciare gli studi a causa delle maggiori difficoltà economiche della famiglia. Allo stesso tempo, le minori opportunità occupazionali, riducendo il costo opportunità degli studi, potrebbero aver favorito la permanenza all’università.
Nel lavoro si confrontano le scelte di abbandono di due coorti di studenti universitari immatricolate, rispettivamente, nel 2004 e nel 2007 e oggetto delle Indagini sui percorsi di studio e di lavoro dei diplomati dell’Istat condotte, rispettivamente, nel 2007 e nel 2011. Tra le due coorti analizzate, solo le scelte di abbandono della coorte più giovane possono essere state influenzate dalla recessione. Per contro, entrambe le coorti si sono immatricolate prima che la crisi si dispiegasse. Ciò consente di escludere che le differenze di abbandono rilevate siano riconducibili a una diversa composizione della platea di studenti.
Ai fini della valutazione degli effetti della crisi si sfrutta la diversa severità della recessione tra regioni italiane. L’andamento del tasso di disoccupazione degli adulti (35-74 anni) approssima l’evoluzione della situazione finanziaria delle famiglie, mentre quello dei giovani (20-24) cattura gli sviluppi del costo opportunità di studiare.
I risultati principali mostrano che a un maggior tasso di disoccupazione degli adulti corrisponde un più elevato tasso di abbandono degli studi; al contrario, un maggior tasso di disoccupazione giovanile si accompagna con una minore incidenza degli abbandoni.
La riduzione dei tassi di abbandono riscontrata confrontando le due coorti è pertanto ascrivibile al fatto che durante la crisi è cresciuta in misura più intensa la disoccupazione dei giovani che quella degli adulti.
Pubblicato nel 2017 in: Journal of Human Capital, v. 11, 1, pp. 35–71
