N. 969 - Efficienza del mercato azionario cinese: gli effetti della riforma della disciplina delle azioni non negoziabili

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di Andrea Beltratti, Bernardo Bortolotti e Marianna Caccavaiosettembre 2014

Il lavoro descrive la riforma strutturale del mercato azionario cinese del 2005-2006 volta ad eliminare le azioni non negoziabili e ne valuta gli effetti sull’efficienza del mercato.

Le imprese quotate in Cina presentano diverse classi di azioni, che si differenziano tra loro anche a seconda della trasferibilità: le cosiddette non tradeable shares (NTS) non sono negoziabili, pur attribuendo ai loro titolari gli stessi diritti di voto e dividendi dei detentori delle tradeable shares (TS).

Prima della riforma le NTS rappresentavano il 63% della capitalizzazione complessiva del mercato ed erano detenute per il 75% dallo Stato, che le aveva introdotte per attuare il processo di privatizzazione e per sviluppare il mercato azionario.

Il programma per la trasformazione delle NTS in titoli pienamente negoziabili, annunciato nell’estate del 2005, prevedeva che le imprese quotate fossero chiamate ad aderire in diversi scaglioni entro la fine del 2006. Per ciascun titolo il programma prevedeva una fase preliminare, destinata alla contrattazione tra i detentori di NTS e di TS per compensare questi ultimi del calo di prezzo delle TS dovuto all’aumento del flottante, e due periodi di sospensione delle contrattazioni.

Per mitigare impatti indesiderati sull’andamento del mercato, il programma prevedeva inoltre l’obbligo di scaglionare le vendite di azioni divenute formalmente trasferibili su un periodo molto lungo (2007-2020). A novembre 2012 il valore delle NTS era sceso al 42% della capitalizzazione del mercato.

Per valutare l’impatto della riforma sui prezzi e sui volumi scambiati delle azioni, viene effettuato un test dell’ipotesi di efficienza del mercato intorno ai due periodi di sospensione. Dall’analisi emergono strategie di trading che conseguono in modo sistematico rendimenti in eccesso rispetto al rendimento di mercato e quindi incompatibili con l’ipotesi di mercati efficienti.

Pubblicato nel 2016 in: Quarterly Review of Economics and Finance, v. 60, pp. 125-137