N. 946 - Acquisizione delle informazioni e apprendimento dai prezzi nel ciclo economico

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di Taneli Mäkinen e Björn Ohlgennaio 2014

Le aspettative degli agenti economici tendono a reagire con gradualità ai cambiamenti delle grandezze di fondo, come mostrato dalla correlazione seriale degli errori previsivi; questa “rigidità” dell’informazione si riduce durante le fasi recessive.

Per riprodurre tali fatti stilizzati, in questo lavoro viene sviluppato un modello teorico del ciclo economico in cui gli agenti devono pagare un costo per ottenere informazioni sul livello corrente della produttività.

I risultati principali del lavoro sono i seguenti.

In primo luogo, nel modello la domanda d’informazione da parte delle imprese è anticiclica. Durante le fasi recessive e in presenza di valutazioni pessimistiche sul livello della produttività corrente, le imprese hanno un forte incentivo ad acquisire informazioni. Tale risultato è ascrivibile al fatto che, in presenza di rendimenti decrescenti, il valore dell’informazione è maggiore quanto minore è la produzione.

In secondo luogo, le imprese ottengono indicazioni sullo stato dell’economia anche dalla osservazione dei prezzi di equilibrio, che trasmettono informazione dalle imprese informate a quelle non informate. Il meccanismo dei prezzi riduce la convenienza delle imprese ad acquisire informazioni e modera la dinamica anticiclica della domanda aggregata d’informazione.

Infine, un aumento delle risorse destinate dalle imprese all’acquisizione delle informazioni, se da un lato determina un guadagno di efficienza nella produzione, dall’altro genera un costo in termini di maggiore variabilità dell’occupazione. Questo tradeoff tra efficienza produttiva e variabilità della domanda di lavoro comporta che, dal punto di vista del benessere collettivo, può non essere ottimale accrescere il grado di informazione delle imprese. La convenienza a farlo dipende dal differenziale di produttività dell’economia tra fasi di espansione e fasi di recessione: se esso è contenuto, è preferibile che le scelte produttive delle imprese seguano l’andamento della produttività aggregata in misura meno stringente, al fine di ridurre la volatilità dell’occupazione.

Pubblicato nel 2015 in: Journal of Economic Theory, 158 B, pp. 585–633.

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