N. 876 - Le risposte delle banche a Basilea III (Banks’ reactions to Basel-III)

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di Paolo Angelini e Andrea Geraliluglio 2012

Gli effetti macroeconomici del pacchetto di riforme del settore bancario che va sotto il nome di “Basilea 3” sono oggetto di un intenso dibattito teorico ed empirico. Utilizzando un modello dinamico neo-keynesiano dell’area dell’euro che include una rappresentazione stilizzata degli intermediari creditizi, il lavoro valuta gli effetti della principale innovazione introdotta dalla riforma, l’aumento dei requisiti patrimoniali. L’attenzione si concentra sui costi della riforma, in termini di minor crescita economica; limiti dell’apparato analitico non consentono di quantificarne i benefici, in termini di maggiore stabilità finanziaria.

Si ipotizza che le banche possano scegliere fra tre diverse opzioni – mutualmente esclusive nel modello – per far fronte all’aumento dei requisiti patrimoniali: (1) raccogliere nuovo capitale di rischio; (2) diminuire i dividendi distribuiti; (3) aumentare i margini di profitto sui prestiti erogati. La valutazione separata di questi casi, non effettuata nella letteratura precedente, consente di ottenere una misura dell’intervallo entro cui plausibilmente si situeranno gli effetti della riforma e fornisce indicazioni circa le risposte che le banche potrebbero preferire.

I risultati indicano che i costi macroeconomici della riforma sono mediamente modesti, in linea con quanto emerso da analoghi studi promossi dal Comitato di Basilea. L’effetto negativo sul livello del prodotto di lungo periodo differisce tuttavia a seconda delle strategie di reazione adottate delle banche: esso è relativamente elevato nel caso (3), più contenuto nei casi (1) e (2). Nel primo anno di attuazione della riforma vi è un impatto negativo transitorio in tutti e tre i casi, che toglie tra 6 e 10 punti base al tasso di crescita del PIL.

Le strategie di reazione (1) e (2), con conseguenze macroeconomiche più modeste, potrebbero essere quelle meno appetibili per gli intermediari, soprattutto nel medio-lungo periodo. Esse comportano infatti una minore redditività, diversamente dalla strategia (3). Questo risultato razionalizza le restrizioni poste dalle autorità di vigilanza alle politiche di ricapitalizzazione delle banche: agli intermediari sottocapitalizzati è stato richiesto di ricorrere prioritariamente alla riduzione dei dividendi distribuiti, a politiche di contenimento delle remunerazioni, alla raccolta di capitale sul mercato.

Gli effetti depressivi iniziali dell’aumento dei requisiti minimi di capitale sono significativamente ridotti se la riforma è annunciata con sufficiente anticipo rispetto alla sua effettiva implementazione, così come effettivamente successo con Basilea 3.

Trova infine conferma il risultato, già ottenuto in precedenti lavori, che l’adozione di una regola anticiclica per la fissazione dei requisiti patrimoniali può diminuire le fluttuazioni dell’economia.

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