N. 855 - Apertura commerciale e frammentazione internazionale della produzione nell’Unione europea: verso un nuovo divario?

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di Paolo Guerrieri e Filippo Vergara Caffarellimarzo 2012

Il lavoro presenta una verifica empirica dell’ipotesi formulata nella letteratura teorica che un più ampio ricorso alla frammentazione dei processi produttivi contribuisca a incrementare la quota di mercato mondiale di un paese.

Tra il 2000 e il 2009, fra i 27 Stati membri dell’Unione europea (UE), la Germania e i paesi dell’Europa centro-orientale sono stati caratterizzati da elevati livelli di frammentazione, soprattutto verso altri paesi dell’Unione, espandendo nel contempo la loro quota di mercato nei paesi extra-europei. Nel Regno Unito, in Italia e negli altri grandi paesi europei, si è invece osservato il fenomeno opposto: una minore internazionalizzazione produttiva e commerciale si è accompagnata a una perdita di quote di mercato.

L’analisi econometrica, condotta mediante la stima di un modello a correzione dell’errore su un panel dei 27 Stati membri della UE dal primo trimestre del 2000 al quarto del 2009, mostra che la frammentazione intra-europea della produzione è una determinante significativa della quota di mercato nei paesi extra-europei nel lungo periodo, anche controllando per il livello dell’apertura commerciale intra-europea e per il costo unitario del lavoro. L’incremento della quota di mercato attribuibile alla frammentazione sarebbe, tuttavia, modesto: un paese che passasse dal primo all'ultimo quartile della distribuzione dell’indice di frammentazione aumenterebbe la propria quota di mercato disoli due decimi di punto percentuale, pari al cinque per cento della quota di mercato media del campione.

I risultati di questo lavoro suggeriscono che restringere l’accesso delle imprese nazionali alle fonti estere di beni intermedi e servizi può influire negativamente, ancorché in misura limitata, sulla loro competitività. Politiche che ostacolino l’internazionalizzazione della produzione potrebbero pertanto danneggiare la capacità di esportare delle imprese, con effetti negativi sull’occupazione e la crescita economica. Al contrario, politiche che favoriscano l’apertura produttiva e commerciale permetterebbero alle imprese di beneficiare delle opportunità provenienti dall’internazionalizzazione della produzione.

Pubblicato nel 2012 in: Review of International Economics, v. 20, 3, pp. 535-551

Testo della pubblicazione