N. 785 - La domanda di moneta settoriale e costi sociali dell’inflazione negli Stati Uniti

Go to the english version Cerca nel sito

di Alessandro Calza e Andrea Zaghinigennaio 2011

Il lavoro analizza l’entità dei welfare costs (costi in termini di benessere) dell'inflazione per famiglie e imprese, utilizzando le stime disaggregate della domanda di moneta di questi due settori negli Stati Uniti. Tale fenomeno viene analizzato per il periodo della Great Disinflation Era, ossia i due decenni che, a partire dall’inizio degli anni ottanta, sono stati caratterizzati da una tendenza calante del tasso di inflazione.
L’analisi settoriale della domanda di moneta negli Stati Uniti utilizza i conti finanziari distinti per famiglie e imprese al fine di verificare a livello settoriale le proprietà di stabilità dei due modelli più utilizzati in letteratura: i) la funzione logaritmica di Meltzer e ii) quella semi-logaritmica di Cagan.
I welfare cost dell’inflazione sono misurati, secondo la metodologia di Bailey, dall’area sottostante la funzione di domanda di moneta. Tali costi riflettono la rinuncia ai servizi forniti dalla moneta quando cresce il costo opportunità della sua detenzione.
La domanda di moneta dipende principalmente da due variabili: una variabile di scala che riflette i motivi transattivi della detenzione della stessa e un tasso di interesse nominale che riflette il costo opportunità del detenere un’attività priva di rendimento. Utilizzando come variabili di scala le spese di consumo per le famiglie e il valore aggiunto per le imprese, nella prima parte del lavoro si stimano per il periodo 1959-2006 le funzioni di domanda di moneta settoriale e se ne verificano le proprietà di stabilità.
Nella seconda parte si calcolano i benefici derivanti dalla significativa riduzione dell’inflazione osservata negli Stati Uniti, confrontando i costi sociali dell’inflazione nel 1980, quando il rendimento dei titoli di Stato americani era del 15 per cento, e quelli alla fine degli anni novanta, quando il rendimento era del 5 per cento.
I risultati delle stime suggeriscono che il miglioramento di benessere dovuto alla riduzione dell’inflazione è significativo per entrambi i settori. Misurato in termini della variabile di scala del settore (spese di consumo per le famiglie e valore aggiunto per le imprese), il miglioramento risulta superiore per le famiglie; in termini di PIL, esso è simile per famiglie e imprese.

Pubblicato nel 2010 in: Journal of Money, Credit, and Banking, v. 42, 8, pp. 1663-1678

Testo della pubblicazione