N. 754 - Misure di valore aggiunto per le scuole superiori italiane: i problemi esistenti e alcune prime evidenze

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di Piero Cipollone, Pasqualino Montanaro e Paolo Sestitomarzo 2010

Le competenze degli studenti dipendono da molteplici fattori, tra cui gioca un ruolo di rilievo l’efficacia delle singole scuole. Queste possono differire nella motivazione e qualità degli insegnanti, nelle metodologie didattiche, nelle strutture. Identificare il contributo della scuola è un esercizio complesso, sia per via delle difficoltà di misurazione delle competenze, sia perché la distribuzione degli alunni tra le diverse scuole non è casuale: le scuole apparentemente migliori – cioè quelle che presentano competenze più elevate – potrebbero esser tali proprio perché vi si concentrano gli studenti migliori. Per ovviare a questo problema, l’attenzione dovrebbe essere pertanto rivolta alle cosiddette misure di “valore aggiunto”, che valutano i progressi registrati dagli alunni di una scuola, anziché i loro livelli di preparazione.

Questo lavoro presenta una prima analisi di questi concetti nel caso della scuola superiore italiana, valutando l’entità dei problemi insiti nella costruzione di tali misure e cercando di identificare alcune relazioni sistematiche nella distribuzione del valore aggiunto tra le singole scuole. L’analisi si basa sulle rilevazioni compiute dall’INVALSI nel 2005-06, per le classi I e III della scuola superiore. Per il momento in cui sono concretamente state effettuate, esse consentono di misurare i progressi degli studenti nel corso del primo biennio della scuola superiore, distintamente per l’italiano, la matematica e le scienze.

Dall’analisi emerge che i licei, che notoriamente mostrano più elevati livelli di competenze dei propri studenti, assicurano ai propri studenti progressi maggiori rispetto agli altri indirizzi scolastici solo per l’italiano. Molto del vantaggio dei licei nei livelli di preparazione sembrerebbe perciò riconducibile soprattutto alla migliore composizione iniziale della loro popolazione di studenti. Soprattutto in matematica e scienze, l’analisi dei progressi degli studenti conferma invece lo svantaggio delle scuole meridionali. Infine, quantomeno per la matematica, tra gli altri fattori che sistematicamente influenzano il valore aggiunto prodotto dalle singole scuole avrebbe un effetto negativo il turnover degli insegnanti, indicatore tanto di discontinuità didattica quanto di una possibile minore motivazione degli insegnanti.

Pubblicato nel 2010 in: Giornale degli economisti e annali di economia, v. 69, 2, pp. 81-114