N. 737 - L'effetto pro-competitivo delle importazioni dalla Cina: un'analisi su dati di prezzo a livello di impresa

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di Matteo Bugamelli, Silvia Fabiani ed Enrico Settefebbraio 2010

Nell’ultimo ventennio il rapido e consistente aumento delle esportazioni dei paesi emergenti ha costituito uno degli shock più rilevanti per i settori industriali delle economie avanzate. La Cina, la cui quota delle esportazioni mondiali di beni manufatti è più che quadruplicata dal 1990 a oggi, ha rappresentato, per intensità e velocità, il caso più importante. Le ripercussioni sono state rilevanti per l’industria italiana, nella quale hanno un peso elevato settori tradizionali (tessile e abbigliamento, cuoio e calzature, mobili) particolarmente esposti alla concorrenza cinese.

Secondo i più recenti sviluppi della teoria del commercio internazionale, l’aumento della concorrenza dovuto all’entrata nei mercati mondiali di paesi come la Cina dovrebbe innescare nei paesi avanzati una riduzione dei prezzi e dei profitti delle imprese, la fuoriuscita dal mercato delle imprese meno efficienti, la riallocazione di quote di produzione verso le imprese più efficienti e, per questa via, un incremento della produttività settoriale.

Sulla base delle informazioni dell’Indagine della Banca d’Italia sulle imprese manifatturiere per il periodo 1990-2006, questo lavoro verifica empiricamente se l’aumento della quota di importazioni provenienti dalla Cina abbia determinato una riduzione della dinamica dei prezzi e del mark-up delle imprese italiane, tenuto conto dell’andamento della domanda e dei costi di produzione, dei mutamenti nella struttura del mercato interno e nel grado di penetrazione delle importazioni.

Le stime rivelano che l’aumento della quota delle importazioni cinesi sul totale di quelle italiane, pari in media a circa il 15 per cento all’anno tra il 2000 e il 2005, avrebbe determinato una riduzione di quasi mezzo punto percentuale del tasso di crescita medio annuo dei prezzi praticati dalle imprese. L’effetto è più forte nei settori meno avanzati tecnologicamente, nei quali la concorrenza si esercita soprattutto attraverso politiche di prezzo. In questi settori, sono maggiormente colpite le imprese più piccole, meno capaci di attenuare le pressioni competitive con miglioramenti della qualità dei prodotti, innovazioni tecnologiche e investimenti nelle attività di commercializzazione.

Pubblicato nel 2015 in: Journal of Money, Credit and Banking, v. 47, 6, pp. 1091-1118