Nel lavoro si stimano i rendimenti privati e sociali dell’investimento in istruzione in Italia, confrontandoli con la redditività di investimenti alternativi. Il tasso di rendimento privato è quello che eguaglia il valore attuale dei costi (sia diretti sia in termini di mancato guadagno) e dei benefici (in termini di maggior salario e maggior probabilità di occupazione) associati all’aumento di un anno dell’istruzione media. Il tasso di rendimento sociale è ottenuto confrontando i costi (privati e pubblici) e i benefici (in termini di maggior produttività aggregata) derivanti da un aumento di un anno dell’istruzione media.
I risultati del lavoro, ottenuti assumendo un tasso di crescita della produttività dell’1,5 per cento, indicano che:
- nel 2000 il tasso di rendimento privato dell’istruzione era in Italia pari a circa l’8,9 per cento, un valore superiore a quello ottenibile da investimenti finanziari alternativi (ad esempio in titoli);
- il rendimento privato è lievemente superiore nelle regioni meridionali rispetto al Centro Nord. Il risultato è dovuto al maggior impatto dell’istruzione sulla probabilità di occupazione nel Mezzogiorno rispetto al resto del paese;
- il rendimento sociale è stimato attorno al 7 per cento. Nelle regioni dell’Obiettivo 1 (le regioni meridionali ad eccezione di Abruzzo e Molise) esso è prossimo all’8 per cento e sembrerebbe superiore a quello derivante dall’investimento in infrastrutture. Questo risultato va interpretato con cautela perché dipende dalla stima dello stock di capitale regionale;
- nel lungo periodo la maggior spesa pubblica necessaria a finanziare un dato aumento del livello di istruzione sarebbe compensata, specie nelle regioni meridionali, dall’aumento delle entrate fiscali, a parità di struttura di prelievo, e dai minori costi derivanti dall’aumento del tasso di occupazione.
Pubblicato nel 2004 in: Giornale degli economisti e annali di economia, v. 63, 3-4, pp. 413-444