N. 390 - Disuguaglianza dei redditi individuali e ruolo della famiglia in Italia

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di G. D'Alessio e L. F. Signorinidicembre 2000

La letteratura empirica sulla disuguaglianza normalmente usa la famiglia come unità di osservazione, sulla base dell’assunto che le risorse familiari vengano messe in comune tra i suoi membri. L’assunto porta a ignorare i riflessi che la distribuzione delle risorse guadagnate dai membri ha sia sui comportamenti economici della famiglia nel suo complesso (ad esempio, in termini di composizione dei consumi e di tasso di risparmio), sia sul benessere non monetario degli individui.

Il lavoro si propone pertanto di fornire alcuni elementi di valutazione quantitativa del ruolo redistributivo della famiglia in Italia, esaminandone l’andamento nel tempo e nello spazio, in particolare con riferimento al confronto fra Nord e Sud.

Il lavoro mostra che la famiglia opera al proprio interno una redistribuzione dei redditi quantitativamente molto rilevante, capace di assorbire (con riferimento ai redditi da lavoro e da trasferimenti) tra il 70 e il 90 per cento della disuguaglianza individuale, a seconda dell’indice utilizzato.

Tale redistribuzione, che in parte riflette anche la funzione che i componenti svolgono all’interno della famiglia (ad esempio compiti di lavoro domestico e di lavoro in attività di mercato), tende però a ridursi nel corso del tempo, sostanzialmente a causa delle profonde modifiche che hanno caratterizzato, nel periodo considerato, la composizione della famiglia e i modelli di suddivisione del lavoro adottati al suo interno. La diminuzione del numero di componenti, la minore presenza di figli, l’aumento del numero di anziani, l’aumento del numero di percettori di reddito (soprattutto tra le donne), tanto da lavoro quanto da trasferimenti (principalmente pensioni) sono tutti elementi, tra loro variamente correlati, che hanno contribuito alla riduzione della disuguaglianza individuale e, conseguentemente, del ruolo redistributivo della famiglia.

L’aggregazione familiare determina inoltre un aumento delle risorse complessivamente disponibili per la famiglia, grazie all’esistenza di economie di scala nel consumo generate al suo interno. Questo meccanismo ha effetti perequativi perché esso ricorre con maggiore intensità tra le famiglie a basso reddito; tali effetti si sono affievoliti nel tempo, a causa della riduzione del numero di componenti per famiglia osservata nel periodo. La generazione di economie di scala familiari permane comunque su livelli più elevati di quelli osservati per gran parte dei paesi europei.

Con riferimento alle ripartizioni territoriali, il lavoro evidenzia che al Sud - dove il reddito medio è inferiore, minore è la quota dei percettori e la disuguaglianza individuale maggiore - le famiglie sono mediamente più grandi e svolgono un ruolo redistributivo più intenso. A valle del processo di redistribuzione familiare il divario nei livelli di disuguaglianza tra le aree geografiche si riduce ma non si annulla.

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