N. 369 - Banking System, International Investors and Central Bank Policy in Emerging Markets

Go to the english version Cerca nel sito

di Mariassunta Giannettimarzo 2000

Il lavoro analizza con un modello teorico il legame tra l’assetto istituzionale e la stabilità finanziaria delle economie emergenti.

La prima parte discute l’evidenza empirica che mostra come i fenomeni di eccessiva espansione del credito alla radice delle crisi bancarie delle economie emergenti si verifichino, dopo la liberalizzazione dei movimenti di capitale, soprattutto nei paesi in cui il credito bancario è la principale fonte di finanziamento. Il modello dimostra che in un tale contesto la liberalizzazione dei movimenti di capitale ha effetti destabilizzanti sul sistema bancario locale, poichè la maggiore disponibilità di fondi a basso costo crea incentivi a finanziare imprese con elevata probabilità di insolvenza. Ciò avviene in quanto la banca finanziatrice locale può trovare conveniente continuare a erogare credito ad aziende che non sono state in grado di onorare un prestito, se la continuazione dell’attività dell’impresa permette di ripagare il nuovo prestito. Tuttavia, per alcune imprese i ricavi possono risultare insufficienti a ripagare anche il debito contratto nel primo periodo, innescando un processo di accumulazione di perdite.

A causa di problemi di asimmetria informativa, gli investitori internazionali non sono in grado di distinguere se l’espansione creditizia sia dovuta al processo di accumulazione di perdite o all’aumento di profittevoli opportunità di investimento. Solo quando il livello atteso delle perdite del sistema bancario interno ha raggiunto una certa soglia, il tasso di interesse di equilibrio sui prestiti alle imprese sale dando origine a fallimenti bancari in modo apparentemente improvviso. Se la banca centrale svolge, de iure o de facto, il ruolo di prestatore di ultima istanza, ai fallimenti bancari si associa una crisi della bilancia dei pagamenti causata dall’espansione monetaria volta a fornire liquidità alle banche.

Nella seconda parte l’analisi mostra che i paesi con sistemi finanziari poco sviluppati sono più facilmente soggetti a fenomeni di contagio. Se gli investitori internazionali ritengono “simili” paesi che hanno in realtà un diverso grado di solvibilità, un aumento del tasso di interesse di equilibrio può rendere insolventi anche paesi solamente illiquidi, causando crisi bancarie e della bilancia dei pagamenti con modalità molto simili a quelle sopra descritte.

Lo studio infine valuta alcune delle misure volte ad accrescere la stabilità finanziaria dei mercati emergenti. Le restrizioni ai movimenti di capitale pongono un limite alla quantità di prestiti che è possibile erogare, riducendo la quantità di fondi disponibili al sistema bancario, e possono perciò limitare la possibilità di processi di accumulazione di perdite. Si accresce così la stabilità finanziaria, ma a scapito dell’efficienza allocativa.

Una via per raggiungere la stabilità finanziaria senza causare distorsioni nella allocazione delle risorse è la modernizzazione del sistema finanziario dei paesi in via di sviluppo: se ci sono numerose fonti di credito, come accade in presenza di un mercato obbligazionario ben organizzato o di un sistema bancario concorrenziale, nessun intermediario ha incentivo a rinnovare prestiti a imprese non solvibili, eliminando così fenomeni di accumulazione di perdite destinati a tradursi in crisi finanziarie e valutarie.

Testo della pubblicazione