Rapporto sulla stabilità finanziaria n. 2 - 2023

L'economia globale sta rallentando e le prospettive di crescita sono condizionate dalle forti tensioni geopolitiche e dalla decelerazione dell'attività economica in Cina. L'inflazione nei paesi avanzati è in calo ma ancora superiore agli obiettivi della politica monetaria, che permane restrittiva.

I timori di una restrizione monetaria più protratta del previsto hanno determinato dalla scorsa estate un peggioramento delle condizioni dei mercati finanziari internazionali, in gran parte riassorbito nelle ultime settimane. Sui mercati dei titoli di Stato a lungo termine, soprattutto negli Stati Uniti, i tassi sono fortemente aumentati e la volatilità rimane elevata.

In Italia i rischi per la stabilità finanziaria beneficiano del miglioramento delle condizioni del sistema bancario e del basso livello di indebitamento del settore privato, ma il contesto macroeconomico resta incerto. Oltre alla debolezza dell'economia globale, pesano l'alto debito pubblico - per il quale il quadro programmatico recentemente pubblicato dal Governo prevede un calo solo marginale nel prossimo triennio - e i timori di un ritorno a una condizione strutturale di bassa crescita.

La liquidità e il funzionamento del mercato secondario dei titoli di Stato non hanno risentito della riduzione dei titoli detenuti dall'Eurosistema, più che compensata dall'aumento degli acquisti da parte delle famiglie. Seppure favorevoli, le condizioni di liquidità sono comunque particolarmente sensibili alle notizie relative all'economia globale e alla politica di bilancio, oltre che alle decisioni di politica monetaria.

I prezzi delle abitazioni hanno continuato a salire, benché a ritmi inferiori a quelli dello scorso anno e molto al di sotto dell'inflazione. Il rallentamento proseguirebbe nel 2024. Le compravendite sono risultate ancora in flessione, anche a seguito del peggioramento delle condizioni di accesso al credito.

I rischi provenienti dal settore delle famiglie rimangono contenuti. La loro ricchezza finanziaria è cresciuta nel primo semestre dell'anno; a fronte dei bassi tassi di interesse sui depositi a vista le famiglie ne hanno ridotto le consistenze e hanno aumentato gli investimenti in attività finanziarie. Il rapporto tra indebitamento e reddito disponibile, già basso nel confronto internazionale, è sceso. Il tasso di deterioramento del credito è tuttavia salito, in particolare nel comparto dei mutui a tasso variabile.

Il rallentamento economico e l'incremento dei costi di finanziamento incidono sulla situazione finanziaria delle imprese, la cui rischiosità si mantiene comunque nel complesso limitata. Il credito si è ridotto in modo significativo per effetto del maggiore costo, delle minori esigenze finanziarie per investimenti e dell'aumento dei rimborsi di prestiti assistiti da garanzia pubblica contratti durante la pandemia. L'indebitamento in rapporto al PIL ha continuato a flettere, rimanendo ben al di sotto della media dell'area dell'euro; la capacità di servizio del debito si conferma buona. L'incremento del costo dei finanziamenti potrebbe tuttavia determinare nel 2024 un aumento del tasso di deterioramento dei prestiti.

I principali rischi per il sistema bancario continuano a dipendere dalle deboli prospettive di crescita. Sebbene la qualità degli attivi abbia mostrato finora solo lievi segnali di deterioramento, la decelerazione dell'attività economica e l'elevato livello dei tassi di interesse potranno determinare un peggioramento della capacità dei debitori di fare fronte ai propri impegni. La redditività è fortemente aumentata, favorita dal buon andamento del margine di interesse, ma nel prossimo biennio risentirà del maggior costo della raccolta e di un più alto tasso di deterioramento dei prestiti. Il profilo di liquidità resta equilibrato; il rimborso, nel mese di giugno, di un importo rilevante delle operazioni mirate di rifinanziamento a più lungo termine (TLTRO3) non ha avuto ripercussioni di rilievo. I coefficienti patrimoniali sono migliorati. Uno stress test condotto sulle banche vigilate direttamente dalla Banca d'Italia mostra che queste sarebbero nel complesso in grado di sostenere l'impatto di scenari macroeconomici avversi, in linea con quanto già riscontrato per i gruppi maggiori nell'esercizio condotto nei mesi scorsi a livello europeo.

Nei primi nove mesi dell'anno la patrimonializzazione del comparto assicurativo è cresciuta, beneficiando dell'aumento del valore degli investimenti. Nel primo semestre la redditività è migliorata, anche se continua a risentire delle minusvalenze non realizzate sui titoli in portafoglio. La posizione di liquidità si mantiene complessivamente buona, benché nel comparto vita siano proseguiti il calo della raccolta premi e le estinzioni anticipate dei contratti.

La raccolta netta dei fondi comuni italiani è risultata negativa sia nel secondo sia nel terzo trimestre dell'anno, risentendo dell'incertezza connessa con la situazione macroeconomica e con il rialzo dei tassi di interesse; i deflussi sono riconducibili soprattutto a risparmiatori al dettaglio. I fondi hanno aumentato gli investimenti in titoli governativi e in obbligazioni con merito di credito elevato, riducendo le disponibilità liquide. I rischi del comparto rimangono contenuti.

La Banca d'Italia ha rivisto la metodologia di individuazione delle banche a rilevanza sistemica nazionale (O-SII) e di calibrazione della relativa riserva di capitale (buffer), designando sette O-SII per il 2024. Con l'introduzione dei nuovi buffer i requisiti macroprudenziali richiesti alle O-SII italiane si avvicinano a quelli mediamente applicati alle altre O-SII europee con profili di rischio simili.

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