N. 10 - L'economia dell'UmbriaRapporto annuale

Nel 2014 il livello di attività economica in Umbria ha continuato a ridursi, seppure in misura meno intensa rispetto al biennio precedente; secondo le stime disponibili, il prodotto regionale è diminuito dello 0,4 per cento. Le aspettative delle imprese per l’anno in corso prefigurano uno scenario in moderato miglioramento.

Nell’industria si è interrotto l’impulso espansivo delle esportazioni; nell'ultimo trimestre la componente interna della domanda ha evidenziato segnali di arresto della caduta. A fronte dell’acuirsi delle difficoltà nei comparti della siderurgia e della lavorazione dei minerali non metalliferi, le vendite di prodotti del tessile e abbigliamento, della meccanica e dell’agroalimentare hanno confermato un andamento positivo.

Il settore delle costruzioni ha registrato un’ulteriore riduzione dell’attività, sia nel comparto delle opere pubbliche sia in quello privato, con riflessi sui livelli occupazionali e sul saldo demografico delle imprese.

Nei servizi il quadro è risultato meno negativo rispetto al passato. In presenza di una ripresa degli acquisti di beni durevoli, il fatturato degli esercizi commerciali ha continuato a ridursi; il calo ha comunque riguardato una quota di imprese più contenuta. Sono tornati a crescere i flussi turistici, in particolare di italiani, e gli incassi delle strutture museali; il contributo del comparto culturale all’economia regionale risulta tuttavia ancora modesto.

L’occupazione è rimasta nel complesso stazionaria, evidenziando una lieve risalita nel secondo semestre; è migliorato, pur rimanendo negativo, il saldo tra assunzioni e cessazioni. Il tasso di disoccupazione ha raggiunto un nuovo massimo, per effetto della maggiore partecipazione al mercato del lavoro. Sono aumentate le difficoltà per la popolazione più giovane, che ha accresciuto la propensione a trasferirsi al di fuori della regione, in particolare verso l’estero.

Dall’inizio della recessione, in Umbria i consumi si sono ridotti più che nel resto del paese. La quota di popolazione a rischio di povertà è salita a oltre un decimo; vi ha contribuito la discesa dei redditi da lavoro. La debolezza della domanda ha inciso significativamente anche sul processo di accumulazione del capitale; in regione è stato particolarmente accentuato il ridimensionamento della spesa per infrastrutture.

Nel 2014 i finanziamenti concessi al comparto produttivo sono ancora diminuiti; quelli alle famiglie sono tornati a crescere moderatamente. Secondo i sondaggi condotti presso le banche, nel secondo semestre le condizioni di offerta sono migliorate, anche sotto l’impulso delle recenti misure di politica monetaria adottate dalla Banca centrale europea. I tassi applicati dagli intermediari si sono in media ridotti e sono risultati sempre più differenziati in base alla rischiosità della clientela. Nei primi mesi dell’anno in corso la flessione dei prestiti si è attenuata.

La qualità del credito è ulteriormente peggiorata. Il flusso di nuove sofferenze in rapporto ai prestiti ha raggiunto il valore più elevato dall’inizio della crisi. Oltre un terzo dei crediti alle imprese risulta deteriorato.

I depositi bancari di famiglie e aziende umbre hanno confermato il processo di crescita avviato nel biennio precedente; al calo delle remunerazioni offerte dagli intermediari è corrisposta una riallocazione del risparmio verso conti correnti e fondi comuni di investimento.

Rispetto al livello massimo raggiunto nel 2011, la rete di sportelli bancari presenti in regione è diminuita di oltre un decimo; vi ha concorso il processo di razionalizzazione realizzato dai principali intermediari in un’ottica di contenimento dei costi e di incremento dell’efficienza.

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