N. 16 - L'economia della PugliaRapporto annuale

Nel 2013 è proseguita in Puglia la fase recessiva iniziata nel 2012. Secondo le stime disponibili il valore aggiunto è diminuito in regione del 2,4 per cento, un calo in linea con quello del Mezzogiorno e superiore alla media nazionale.

L'attività nel settore industriale è rimasta nel complesso debole, risentendo dello scarso sostegno fornito dalla domanda interna ed estera. Le rilevazioni condotte dalla Banca d'Italia presso le imprese industriali indicano un calo del fatturato dell'1 per cento, meno intenso rispetto al 2012 e fortemente differenziato tra imprese e settori. I comparti del made in Italy alimentare, tessile e abbigliamento e mobile hanno ristagnato; il settore meccanico ha mostrato una dinamica positiva, mentre è proseguito il calo del comparto siderurgico e di quello della gomma e plastica. L'incertezza sulle prospettive di recupero dell'economia e la presenza di un'ampia quota di capacità produttiva non utilizzata hanno contribuito all'ulteriore contrazione degli investimenti. Per il 2014 le imprese pugliesi si attendono un miglioramento del quadro congiunturale, cui corrisponderebbe un aumento, seppur moderato, delle vendite.

Nel 2013 il valore complessivo delle vendite all'estero è stato inferiore a quello del 2012, sebbene, già a partire dal secondo trimestre, l'export regionale sia tornato a una dinamica positiva. Circa il 45 per cento delle imprese regionali ha piani di espansione della propria presenza all'estero nei prossimi tre anni.

Sia nell'edilizia pubblica sia in quella privata il valore della produzione ha continuato a scendere. Le compravendite di abitazioni si sono ancora ridotte nel 2013, seppure in misura significativamente inferiore all'anno precedente, provocando un'ulteriore flessione dei prezzi immobiliari. Le previsioni delle imprese nel settore delle costruzioni mostrano un elevato grado di incertezza e indicherebbero un ulteriore calo della produzione per l'anno in corso.

La dinamica del reddito disponibile ha inciso sul settore terziario, determinando una riduzione dei consumi dei principali beni. Nello stesso settore, è proseguita la flessione dei trasporti; vi ha contribuito il calo del traffico aereo, che ha interrotto la crescita registrata negli ultimi anni. Nel settore turistico si sono ridotte le presenze degli italiani mentre la dinamica dei turisti stranieri è rimasta positiva.

Nell'ultimo decennio il sistema produttivo regionale ha mostrato un'espansione degli addetti nel settore terziario, soprattutto nei comparti a bassa intensità di conoscenza, e una riduzione del peso della manifattura, specie in alcuni settori tipici del made in Italy come abbigliamento e mobile. Come nel resto del paese, la dimensione media delle unità locali è rimasta invariata, poiché alla riduzione delle dimensioni nel manifatturiero ha corrisposto un aumento nei servizi.

Il mercato del lavoro ha risentito significativamente della debolezza del ciclo economico. Il tasso di disoccupazione è salito al 19,8 per cento. Il numero di occupati è diminuito di 81 mila unità, il 6,6 per cento, più che nella media nazionale e delle regioni meridionali. Il calo, che si è in parte attenuato nell'ultimo scorcio dell'anno, si è esteso all'occupazione femminile, che mostrava una dinamica positiva dal 2010. La flessione è stata particolarmente intensa per i giovani e ha riguardato anche quelli con un titolo di studio elevato. A fronte dello scarso utilizzo di capitale umano qualificato nel processo produttivo è diminuita anche la domanda di istruzione terziaria dei residenti e, in particolare, quella rivolta agli atenei situati in regione.

Dopo la sostanziale stagnazione dell'anno precedente, nel 2013 il credito a famiglie e imprese è diminuito a seguito della debolezza della domanda e del perdurare di tensioni sul fronte dell'offerta; entrambi i fattori si sarebbero tuttavia attenuati nella seconda parte dell'anno. Per effetto dell'arretramento del mercato immobiliare le erogazioni di nuovi mutui abitativi si sono ulteriormente ridotte: dal picco del 2007 la diminuzione è stata pari a poco meno di due terzi. Il calo dei consumi e le politiche selettive adottate dalle banche hanno interrotto la crescita registrata dal credito al consumo fino ai primi anni della crisi. Si è inoltre intensificata la contrazione dei prestiti erogati al sistema produttivo, in particolare quelli rivolti alle imprese del manifatturiero e dei servizi. Il costo del credito a breve termine è rimasto sostanzialmente stabile, mentre quello dei prestiti a media e a lunga scadenza si è ridotto in modo marcato. Circa due imprese industriali su cinque hanno rivisto al ribasso i propri piani d'investimento al fine di contenere il livello del debito. Tra le imprese che hanno cercato di incrementare il proprio indebitamento, quasi la metà ha ottenuto l'intero importo richiesto, a fronte di una su cinque che si è vista opporre un rifiuto.

La qualità del credito ha continuato a peggiorare, risentendo della sfavorevole fase congiunturale. Il flusso di nuove sofferenze sui prestiti alle imprese è aumentato in tutti i settori produttivi, in misura superiore nel manifatturiero e nei servizi. Anche l'incidenza sui prestiti delle altre partite deteriorate è cresciuta. L'ulteriore espansione dei depositi ha beneficiato dell'accelerazione dei conti correnti, a fronte del rallentamento della componente vincolata o a scadenza protratta.

Negli anni della crisi le banche locali banche piccole attive nel finanziamento di imprese e famiglie in un'area circoscritta hanno registrato tassi di crescita del credito a famiglie e imprese pugliesi mediamente superiori a quelli delle altre banche. Come per gli altri intermediari, tuttavia, la rischiosità del loro credito è aumentata, soprattutto a partire dall'estate del 2011, portandosi a livelli storicamente elevati.

Tra il 2010 e il 2012 il conto economico della sanità regionale è migliorato, soprattutto per effetto della flessione delle spese convenzionate, in particolare quelle per l'acquisto di farmaci. È cresciuta anche la qualità nell'erogazione dei servizi sanitari, nella quale permangono tuttavia criticità. Nel 2013, ultimo anno di attuazione del ciclo di programmazione comunitaria, la Puglia ha mostrato una capacità di spesa nei Programmi Operativi Regionali superiore alla media delle regioni meridionali, superando il livello previsto per evitare il disimpegno automatico.

Testo della pubblicazione