N. 33 - L'economia dell'UmbriaAggiornamento congiunturale

Nel corso del 2013 l'attività economica regionale si è mantenuta debole, risentendo soprattutto del prolungato calo della domanda interna; al netto del settore dei metalli, le cui vendite risentono fortemente di operazioni infragruppo legate all'acciaieria di Terni, la domanda estera ha invece fornito un contributo positivo. In base all'indagine della Banca d'Italia, le imprese che hanno registrato una flessione del fatturato nei primi nove mesi dell'anno prevalgono nettamente su chi ha conseguito un aumento, senza significative differenze tra settori. In una situazione di incertezza sull'evoluzione del quadro macroeconomico, gli investimenti non hanno mostrato segnali di ripresa rispetto ai livelli, già modesti, dello scorso anno. A partire dal terzo trimestre, il calo dell'attività si è attenuato e le indicazioni fornite dalle imprese si sono orientate a un moderato ottimismo circa l'andamento in prospettiva della produzione e del fatturato.

Nella media del primo semestre dell'anno il numero di occupati si è ridotto (-1,2 per cento). Le persone in cerca di occupazione sono aumentate di circa 4 mila unità; il tasso di disoccupazione ha raggiunto il livello più alto degli ultimi venti anni, al 10,4 per cento (18,5 nella fascia di età 15-34 anni).

Nel primo semestre dell'anno si è intensificata la contrazione dei finanziamenti. Il prolungarsi della recessione si è riflesso sulla domanda di prestiti, che continua a essere debole, e sulla qualità del credito, ulteriormente peggiorata. A tale situazione si è associato un orientamento dell'offerta ancora improntato alla cautela, soprattutto nei confronti delle imprese. La flessione dei prestiti è stata più consistente per gli intermediari appartenenti ai primi cinque gruppi nazionali, ma ha iniziato a interessare anche quelli di minore dimensione. La raccolta al dettaglio ha rallentato in relazione al calo della componente obbligazionaria.

Testo della pubblicazione