N. 18 - L'economia della BasilicataRapporto annuale

Nel 2012 l'economia lucana, secondo le stime di Unioncamere-Prometeia, ha registrato una caduta del prodotto interno lordo del 3,1 per cento. La produzione industriale, secondo l'indagine Unioncamere, è calata bruscamente nel 2012 (-9,5 per cento, -4,3 nel 2011), come nel Mezzogiorno ma in misura più marcata rispetto al resto del paese. La contrazione si è estesa a tutti i principali settori, compreso quello meccanico, che include le imprese specializzate nella produzione di autoveicoli, in linea con le tendenze degli ultimi anni. Tra il 2007 e il 2011, il fatturato delle imprese lucane dell'automotive si è ridotto complessivamente del 18,2 per cento, più della media del settore nel resto del paese.

Tra le regioni italiane, la Basilicata ha registrato il calo più marcato delle esportazioni ( 17,5 per cento). Vi ha contribuito principalmente la contrazione delle vendite di autoveicoli, mentre altri comparti hanno continuato a espandersi. Al netto dell'automotive e del petrolio greggio, le esportazioni sono aumentate dell'1,4 per cento su base annua, trainate dal settore dell'elettronica e da quello metallurgico.

Il valore aggiunto delle costruzioni, secondo stime di Prometeia, ha continuato a contrarsi a un ritmo sostenuto. La forte caduta delle compravendite immobiliari (-17,7 per cento) si è accompagnata al calo delle quotazioni. Nel complesso, durante la fase recessiva le imprese della filiera immobiliare hanno registrato un calo del fatturato e una crescita dell'indebitamento, sebbene in misura inferiore rispetto ad altre aree del paese. In prospettiva, il settore delle opere pubbliche risentirà dello sfavorevole andamento degli appalti pubblici che, secondo il Cresme, si sarebbero ridotti fortemente nel 2012.

Lo sfavorevole quadro occupazionale e il calo del reddito disponibile hanno influito sull'andamento dei consumi. Le vendite al dettaglio si sono ridotte del 10,5 per cento, più che in Italia e nel Mezzogiorno. Dopo essere aumentate nel 2011, le presenze di turisti sono diminuite del 4,2 per cento nel 2012, riflettendo principalmente la flessione di quelle degli italiani (che rappresentano oltre il 92 per cento del totale), diminuite per la prima volta dopo un quinquennio di espansione.
Dopo il calo registrato nel 2011, il ricorso alle procedure fallimentari ha ripreso a crescere nel 2012; l'incidenza è rimasta tuttavia inferiore al Mezzogiorno e all'Italia. In base a diversi indicatori, la capacità innovativa delle imprese lucane, che potrebbe dare impulso alla competitività del sistema economico regionale, è più bassa di quella media del paese. Il divario è riconducibile alla minore quantità di risorse investite dal settore privato, a sua volta connessa alla minore dimensione media delle imprese.

Nel 2012 il mercato del lavoro in Basilicata ha risentito della contrazione dell'attività economica: sia la flessione degli occupati, sia la diminuzione delle ore lavorate sono state più ampie che nel Mezzogiorno e in Italia. Il calo degli occupati (1,5 per cento) e l'aumento dell'offerta di lavoro hanno determinato un aumento del tasso di disoccupazione (al 14,5 per cento nella media del 2012), che rimane inferiore rispetto a quello del Mezzogiorno e superiore a quello medio italiano. L'avversa congiuntura economica ha continuato a penalizzare maggiormente i più giovani: il tasso di disoccupazione nella fascia di età compresa tra i 15 e i 34 anni è aumentato di 5,1 punti, portandosi al 28,2 per cento. Più marcata del calo degli occupati è stata la riduzione delle ore lavorate, scese del 7,9 per cento. Nel 2012 le ore autorizzate di Cassa integrazione guadagni (CIG) sono aumentate del 46,3 per cento, in forte accelerazione rispetto al 2011. Circa metà delle ore totali di CIG sono state autorizzate per il comparto della produzione di mezzi di trasporto.

Alla debolezza dell'attività economica ha corrisposto un andamento flettente dei prestiti bancari e un peggioramento della qualità del credito. I prestiti bancari hanno progressivamente rallentato nel corso del 2012, registrando una lieve contrazione lo scorso dicembre (-0,7 per cento sui dodici mesi). La flessione è stata più marcata per le famiglie consumatrici, a fronte di una sostanziale stagnazione dei prestiti alle imprese. Tale andamento riflette sia una domanda di credito ancora debole da parte di famiglie e imprese sia le perduranti tensioni sulle condizioni di offerta, connesse in parte con il deterioramento della qualità del credito.

Nel 2012 il credito concesso alle famiglie consumatrici da banche e società finanziarie è diminuito, per la prima volta negli anni recenti. Sono calati sia i mutui per l'acquisto di abitazioni (-1,4 per cento), in connessione con la riduzione delle compravendite immobiliari, sia il credito al consumo (-0,9 per cento), che ha riflesso la perdurante debolezza degli acquisti di beni durevoli. Per quanto concerne le imprese, la contrazione dei prestiti è stata ampia per le imprese manifatturiere e per quelle delle costruzioni. È stata più lieve per i finanziamenti concessi alle imprese dei servizi. Il flusso di nuove sofferenze rettificate, riferito al complesso dei residenti in regione, è aumentato rispetto al 2011. Il deterioramento è stato rapido in tutti i principali settori di attività economica e particolarmente ampio per le imprese di costruzioni; vi hanno influito specifiche crisi aziendali nel settore dell'impiantistica, solo in parte riconducibili ad attività produttive svolte in regione. Anche la qualità del credito concesso alle famiglie ha continuato a deteriorarsi, sebbene a ritmi contenuti.

Anche per effetto della maggiore rischiosità, il costo del credito alle imprese è aumentato, in particolare per quelle di maggiori dimensioni, sia per i finanziamenti a breve termine sia, soprattutto, per quelli a scadenza più protratta.

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