N. 34 - L'economia dell'UmbriaAggiornamento congiunturale

Il marcato rallentamento dell'attività economica in Umbria manifestatosi nella seconda parte del 2011 è proseguito nell'anno in corso. Vi ha inciso soprattutto la debolezza della domanda interna; secondo le indagini della Banca d'Italia, la quota di imprese che hanno registrato una flessione del fatturato nei primi nove mesi del 2012 è più elevata tra quelle meno orientate ai mercati internazionali. Gli investimenti sono ulteriormente diminuiti.

Nel primo semestre del 2012 le esportazioni regionali sono cresciute più della media nazionale, sostenute soprattutto dalle vendite dei metalli. Beneficiando del recupero della domanda estera, un terzo delle aziende esportatrici interpellate ha indicato un aumento del fatturato nell'anno in corso. Le imprese più aperte al commercio mondiale sono anche le sole ad aver segnalato, per il 2012, un'attività di accumulazione in linea con i propri piani e a prefigurarne un lieve
incremento nel 2013. In assenza di una ripresa delle opere pubbliche, l'edilizia ha risentito più degli altri comparti produttivi della debolezza del reddito disponibile e dei bassi livelli raggiunti dal clima di fiducia delle famiglie. Nel terziario, segnali di recupero sono emersi limitatamente alle imprese di maggiore dimensione.

La crescita dell'offerta di lavoro ha contribuito a un marcato aumento del tasso di disoccupazione, che nella media del primo semestre ha raggiunto il 9,5 per cento. Tra i giovani al di sotto dei 35 anni, quasi uno su sei è in cerca di una occupazione; la quota sale a uno su tre nella fascia di età 15-24.

La debolezza dell'attività economica e l'orientamento ancora selettivo delle banche nella concessione dei finanziamenti hanno contribuito al calo dei prestiti nel primo semestre dell'anno, più marcato della media nazionale. La flessione, che ha interessato in particolare le imprese, è riconducibile soprattutto ai prestiti concessi dagli intermediari dei principali gruppi nazionali. La debole dinamica delle erogazioni riflette anche il peggioramento della qualità del credito, che, soprattutto nell'edilizia, ha continuato a risentire della fase congiunturale negativa. È aumentato al 4,0 per cento il tasso di ingresso a sofferenza dei prestiti al comparto produttivo e la quota di posizioni in temporanea difficoltà ha raggiunto valori prossimi al 6 per cento.

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