N. 28 - L'economia delle Province autonome di Trento e BolzanoAggiornamento congiunturale

Nella prima metà del 2012 l'economia delle province autonome di Trento e di Bolzano ha mostrato diversi segni di rallentamento e i primi dati disponibili sul secondo semestre prefigurano un ulteriore peggioramento del quadro congiunturale. L'industria manifatturiera ha risentito della contrazione della domanda interna e del rallentamento di quella estera che aveva fornito un importante contributo a partire dal 2009. Questa situazione di debolezza congiunturale, unita all'elevata incertezza sull'evoluzione futura, sta spingendo al ribasso i piani di investimento delle imprese. Il settore edile ha registrato una ulteriore flessione nei livelli di attività e il mercato immobiliare si è confermato poco vivace, con un calo delle compravendite e delle quotazioni in termini reali. La redditività delle attività commerciali è generalmente calata, con la parziale eccezione del comparto all'ingrosso in provincia di Trento. Il movimento turistico, pur penalizzato anche da una stagione invernale poco favorevole dal punto di vista climatico, è tuttavia riuscito a fornire un contributo positivo (soprattutto in Alto Adige), grazie all'ulteriore crescita del numero di turisti stranieri. Anche nel mercato del lavoro sono emersi segni di debolezza: in Trentino il numero degli occupati si è ridotto e il ricorso alla Cassa integrazione guadagni si è intensificato; in entrambe le province l'accresciuta partecipazione al mercato del lavoro si è tradotta in un aumento delle persone disoccupate.

Il credito erogato ai residenti si è indebolito: a giugno ha registrato una lieve crescita in provincia di Trento e un moderato calo in provincia di Bolzano. I prestiti al settore produttivo sono diminuiti in entrambe le province; la contrazione del credito, estesa a tutti i principali settori di attività, si è confermata più accentuata nei confronti delle imprese di costruzioni. Secondo le banche con sede in regione, questo andamento è riconducibile alla debolezza della domanda, che continua a essere frenata dal ridimensionamento dei piani di investimento, in presenza di residue tensioni dal lato dell'offerta. La qualità del credito è lievemente peggiorata. La raccolta bancaria è cresciuta, sospinta dalla crescita dei depositi delle famiglie, in particolare di quelli a scadenza protratta, grazie anche alle politiche di prezzo applicate dalle banche.

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