N. 15 - L'economia del MoliseRapporto annuale

Nel 2010 l'economia del Molise ha mostrato una tenue ripresa, meno incerta nella seconda metà dell'anno. Secondo le ultime stime di Prometeia in regione il prodotto, dopo una contrazione di quasi quattro punti del biennio precedente, è aumentato dello 0,3 per cento, in linea con il Mezzogiorno, ma significativamente meno che nel Centro Nord.

La ripresa non si è diffusa a tutti i comparti dell'industria manifatturiera; il miglioramento è stato più pronunciato nella metalmeccanica. Sembra avviarsi verso sbocchi positivi la crisi strutturale del settore della moda in Molise; alle persistenti difficoltà dell'industria bieticolo-saccarifera si sono contrapposte nuove iniziative imprenditoriali locali nel comparto alimentare.

Le esportazioni sono nel complesso rimaste stazionarie a fronte di una crescita di oltre 15 punti dell'export nazionale; al netto degli articoli della moda esse sarebbero aumentate di oltre 12 punti. Gli investimenti delle imprese industriali continuano a collocarsi su livelli storicamente contenuti, risentendo del basso grado di utilizzo della capacità produttiva e dell'incertezza circa le prospettive della domanda.

L'attività nel settore delle costruzioni è rimasta contenuta anche a causa del prolungato periodo di flessione delle opere pubbliche in Molise. Il quadro congiunturale del settore dei servizi appare stagnante sebbene l'indagine della Banca d'Italia sulle imprese dei servizi privati non finanziari segnali un miglioramento della redditività d'impresa. Le presenze turistiche sono calate e i consumi sono rimasti deboli.

Le condizioni del mercato del lavoro permangono sfavorevoli. L'occupazione è ulteriormente diminuita. Il ricorso alla Cassa integrazione guadagni, ancora accresciutosi nella prima meta del 2010 ha in seguito registrato primi segni di riduzione. Il tasso di attività si è così attestato sui valori minimi dell'ultimo decennio. Rimane particolarmente ridotta la partecipazione delle donne al mercato del lavoro. Nel 2010 il tasso di occupazione femminile in regione è inferiore di oltre 23 punti percentuali a quello maschile. La differenza è maggiore per la popolazione tra i 35 e i 54 anni ma si riduce a meno di 6 punti percentuali per le persone laureate.

Un confronto con le regioni italiane ed europee maggiormente simili per struttura produttiva e condizioni socio-economiche mostra che la crescita e la competitività del sistema economico molisano sono frenate dalle insufficienti risorse investite in ricerca e sviluppo e dal ridotto utilizzo di personale altamente qualificato nel sistema produttivo. Nell'ultimo biennio, la ripresa è stata frenata da un'apertura ai mercati internazionali di sbocco inferiore rispetto alle regioni di confronto, oltre che dalla minore presenza di beni ad elevato contenuto tecnologico.

Dopo un biennio di progressivo indebolimento, nel 2010 i finanziamenti bancari sono tornati a crescere. L'espansione ha riflesso l'accelerazione dei prestiti alle famiglie consumatrici e il recupero di quelli alle imprese, che erano calati nel 2009. I prestiti al settore produttivo sono rimasti complessivamente su livelli non distanti da quelli osservati nel 2009. Nel settore manifatturiero si è registrato un sensibile calo, legato prevalentemente alle difficoltà del comparto tessile. A questo si è contrapposto un incremento per le imprese di servizi.

Il credito alle famiglie consumatrici è aumentato del 7,3 per cento, un'espansione superiore a quella dell'anno precedente. Sono cresciuti soprattutto i mutui contratti per l'acquisto di un'abitazione, anche per effetto di tassi di interesse ancora molto contenuti. La qualità del credito è apparsa in miglioramento con un tasso di decadimento in calo sia per le imprese sia per le famiglie.

Sulle politiche di bilancio adottate dalla Regione Molise continuano a pesare gli impegni per il contenimento dei costi della sanità. La persistenza di squilibri nella gestione del sistema sanitario ha comportato, dall'anno d'imposta 2010, un incremento delle aliquote IRAP e dell'addizionale IRPEF regionale al di sopra dei livelli massimi vigenti. Tale misura, prevista dalla procedura relativa ai disavanzi sanitari elevati, ha interessato quattro regioni di cui tre nel Mezzogiorno.

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