N. 14 - L'economia dell'AbruzzoRapporto annuale

Dopo la marcata contrazione dell'anno precedente, nel 2010 l'economia dell'Abruzzo ha mostrato segnali di ripresa.

Il fatturato e la produzione delle imprese industriali sono tornati a crescere, grazie al contributo delle esportazioni e al miglioramento della domanda interna.

L'espansione non si è estesa a tutte le imprese e i comparti produttivi. Le grandi aziende e i settori tecnologicamente più avanzati hanno mostrato una migliore capacità di recupero; le piccole e medie imprese, in particolare quelle operanti nel "made in Italy", hanno continuato a risentire degli effetti della recessione. L'analisi dei bilanci aziendali conferma come a seguito della crisi si sia avuto un aumento della dispersione dei risultati economici delle imprese.

Le recenti indagini della Banca d'Italia sulle imprese manifatturiere evidenziano il legame tra capacità innovativa e performance. Le imprese che, in risposta alla crisi, hanno adottato strategie di miglioramento qualitativo o di ampliamento della gamma dei prodotti offerti hanno registrato un andamento atteso delle vendite migliore rispetto alle altre imprese.

La capacità innovativa dell'economia regionale presenta ampi margini di miglioramento. All'inizio del decennio i principali indicatori di innovazione in Abruzzo risultavano inferiori a quelli di altre regioni europee confrontabili. Il divario non si è ridotto negli anni successivi.

Nel settore delle costruzioni, l'attività produttiva, in marcato calo nel biennio precedente, ha ristagnato. All'impulso espansivo proveniente dall'avvio della ricostruzione nell'area colpita dal sisma si è contrapposto un ulteriore calo degli appalti pubblici e degli investimenti delle imprese nelle altre aree della regione. Nel comparto residenziale l'attività produttiva ha risentito della perdurante flessione delle compravendite.

Nella fase iniziale della ricostruzione gli interventi nell'area colpita dal sisma si sono concentrati sugli edifici meno danneggiati tra quelli localizzati al di fuori della cosiddetta zona rossa. La sistemazione degli immobili gravemente lesionati dal terremoto è ancora in fase di avvio.
Dopo il marcato arretramento registrato nel 2009, sono tornati a crescere i flussi turistici. La debole dinamica del reddito delle famiglie, su cui incidono le condizioni del mercato del lavoro, continua a penalizzare i consumi e il commercio.

Il settore dei servizi è il comparto che ha maggiormente risentito del terremoto del 2009. La ripresa delle attività commerciali a L'Aquila è ancora molto limitata, a causa dell'inagibilità di gran parte del centro storico e della carenza di sedi alternative nell'immediata periferia della città.
Nel mercato del lavoro si è arrestato il calo dell'occupazione. Il numero degli occupati è aumentato nei servizi diversi dal commercio mentre è ulteriormente diminuito nell'industria. Il ricorso alla Cassa integrazione guadagni, soprattutto a quella straordinaria o in deroga, è risultato ancora molto diffuso. Il tasso di disoccupazione è aumentato, collocandosi al di sopra della media nazionale.

Anche in Abruzzo, come nel resto del Paese, la crisi economica ha colpito con maggiore intensità i giovani, accentuandone la tendenza a non partecipare al mercato del lavoro.
I finanziamenti erogati dalle banche hanno ripreso a crescere, beneficiando dell'espansione del credito alle famiglie. La debolezza della domanda e degli investimenti ha invece frenato l'aumento del credito alle imprese, in particolare a quelle di maggiore dimensione.

La recessione ha inciso in maniera più accentuata sulle capacità di rimborso dei prestiti delle imprese che presentavano una struttura finanziaria meno equilibrata prima della crisi. È aumentato il flusso delle nuove sofferenze bancarie in rapporto ai prestiti ed è aumentata la frequenza con cui le posizioni creditizie transitano verso stati di deterioramento progressivamente più gravi. La qualità del credito alle famiglie è risultata sostanzialmente invariata rispetto ai livelli pre-crisi.

L'accumulazione di ricchezza finanziaria da parte delle famiglie abruzzesi è frenata dal calo dei flussi di risparmio. I rendimenti più elevati sui titoli del mercato monetario hanno indotto le famiglie a ridurre i depositi in conto corrente e ad accrescere gli acquisti di pronti contro termine, titoli di Stato e obbligazioni non bancarie.

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