N. 11 - L'economia dell'UmbriaRapporto annuale

Nel 2010 l'economia umbra ha mostrato lievi segnali di ripresa; i livelli di attività rimangono tuttavia al di sotto di quelli registrati prima della crisi. Le stime preliminari di Prometeia indicano, sostanzialmente in linea con il dato nazionale, un aumento del PIL regionale dell'1,5 per cento; era sceso del 6,1 nel 2009 e dell'1,3 nel 2008 (-5,2 e -1,3, rispettivamente, in Italia).

Nell'industria la produzione e gli ordinativi sono aumentati; secondo le indagini della Banca d'Italia la crescita del fatturato è stata limitata alle imprese esportatrici, che hanno beneficiato della ripresa degli scambi internazionali. In presenza di margini inutilizzati di capacità produttiva ancora elevati, la spesa per investimenti è stata inferiore a quella, già modesta, dell'anno precedente.

Le indagini della Banca d'Italia segnalano che nell'edilizia i livelli produttivi hanno continuato a ridimensionarsi, mentre è cresciuto in misura molto contenuta il fatturato delle imprese del commercio e del turismo, nonostante l'aumento degli arrivi registrato in regione.

Nella media del 2010 l'occupazione è rimasta pressoché stazionaria; dopo un calo nella prima parte dell'anno si è avuta una ripresa nel secondo semestre. Il crescente ricorso alla Cassa integrazione guadagni (soprattutto in deroga) ha contribuito a contenere l'impatto sul mercato del lavoro dei livelli ancora bassi dell'attività economica: il tasso di disoccupazione è rimasto sui valori del 2009.

Si sono progressivamente rafforzati i segnali di ripresa del mercato creditizio regionale; al lieve recupero della domanda si sono associate condizioni di accesso al credito pressoché invariate. L'accelerazione rispetto al 2009 è stata più marcata per i finanziamenti al settore produttivo, in particolare per le imprese meno rischiose. Hanno accelerato anche i mutui concessi per l'acquisto delle abitazioni; le nuove erogazioni, avvenute in un contesto di quotazioni immobiliari stabili, sono state effettuate in gran parte a tasso variabile.

Nel 2010 l'ammontare dei prestiti a sofferenza è cresciuto di circa un terzo; l'incidenza sui crediti complessivi ha raggiunto il 5,9 per cento. Il contestuale aumento delle posizioni incagliate suggerisce che il deterioramento della qualità del credito, pur in rallentamento, non sia giunto al termine.

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