N. 59 - L'economia della PugliaRapporto annuale

Dopo la marcata contrazione della domanda e del commercio mondiale iniziata nell’ultimo scorcio del 2008, la recessione mondiale si è attenuata a partire dalla primavera dell’anno scorso, anche grazie al sostegno delle politiche economiche espansive attuate dai principali paesi occidentali e al dinamismo delle economie emergenti. L’economia italiana nel 2009 ha fatto registrare un calo del prodotto interno lordo del 5,1 per cento. Sulla base delle stime di Svimez e di Prometeia, il PIL regionale si sarebbe contratto di un ordine di grandezza simile, tra il 5 e il 6 per cento in termini reali.

Le attività produttive e il mercato del lavoro. – Gli effetti della crisi economico-finanziaria hanno interessato tutti i settori produttivi, provocando una sensibile caduta del valore della produzione ed estendendosi al mercato del lavoro. Il forte calo della domanda estera, iniziato nell’ultimo trimestre del 2008, si è rapidamente propagato dalle imprese esportatrici all’intero comparto industriale. Secondo l’indagine della Banca d’Italia, il fatturato dell’industria in senso stretto è diminuito in regione del 13 per cento in termini reali nel 2009, dopo il più contenuto calo dell’anno precedente. La flessione ha interessato quasi due terzi delle imprese in tutti i principali comparti, e appare più pronunciata che nel resto del Mezzogiorno. Sulla base di indicatori qualitativi, nei mesi estivi del 2009 si è registrato un parziale recupero dell’attività industriale; nei primi mesi del 2010 la produzione si sarebbe stabilizzata sui livelli di fine anno.

Gli investimenti industriali si sono ridotti di oltre un terzo, risentendo dell’intenso calo della domanda e del basso grado di utilizzo degli impianti, sceso ai livelli minimi nel decennio. La diminuita capacità di autofinanziamento delle imprese ha contribuito a rallentare il processo di accumulazione.

Le esportazioni a prezzi correnti sono diminuite di oltre un quinto, in linea con la media nazionale. I comparti della meccanica e del siderurgico, maggiormente sensibili alla dinamica del ciclo economico, hanno registrato le riduzioni più intense; quelli della moda e del mobile sono stati investiti dalla crisi nel corso di un difficile riposizionamento strategico sollecitato dalla crescente concorrenza dei paesi a basso costo del lavoro; per contro, la moderata crescita delle esportazioni ha attenuato la caduta dei livelli produttivi nell’industria dei prodotti alimentari.

All’inizio del 2010 il clima di fiducia è tornato a migliorare: le imprese riportano attese positive sull’andamento della produzione e avrebbero arrestato il decumulo delle scorte. Tuttavia secondo il 40 per cento circa delle aziende la ripresa non sarà rapida, e il fatturato dovrebbe tornare ai livelli pre-crisi solo dopo il 2012. Le prospettive non appaiono più favorevoli presso le imprese che avevano avviato processi di ristrutturazione già prima della crisi.

Nel 2009 il valore della produzione del settore delle costruzioni è diminuito del 2 per cento in termini reali. L’edilizia residenziale ha proseguito la fase negativa dell’anno precedente, risentendo della debolezza del mercato immobiliare malgrado una sensibile crescita delle ristrutturazioni. È invece cresciuto il comparto delle opere pubbliche.

Le vendite al dettaglio sono ulteriormente diminuite, per effetto del calo delle vendite presso i piccoli esercizi, che non è stato interamente compensato dall’aumento di quelle presso la grande distribuzione. Il trasporto di merci ha accusato una sensibile contrazione, a fronte di una crescita del trasporto di passeggeri. I flussi turistici hanno continuato a crescere, sebbene in rallentamento rispetto al 2008; anche la spesa di viaggiatori stranieri in regione ha continuato a crescere nell’ultimo biennio, in controtendenza con l’andamento nazionale.

Gli effetti della crisi sul mercato del lavoro sono stati significativi. L’occupazione è diminuita del 3,8 per cento, in misura più intensa rispetto al Mezzogiorno e alla media nazionale, e la flessione del 2009 ha riportato il numero di occupati ai livelli del 2005. I lavoratori autonomi, i giovani e i laureati hanno registrato le riduzioni più marcate. Il tasso di disoccupazione è cresciuto di un punto percentuale, al 12,6 per cento. È quasi triplicato il ricorso alla Cassa integrazione guadagni (CIG) ed è aumentato in misura pressoché analoga anche il numero dei lavoratori che rinunciano a intraprendere azioni di ricerca del lavoro, scoraggiati dalla percezione delle difficoltà del momento.

Il credito. ­– Nel 2009 i prestiti bancari in regione sono cresciuti del 3,7 per cento, più che nelle altre aree del paese: dopo una rapida decelerazione nel primo semestre, nella seconda parte del 2009 la crescita si è stabilizzata. I finanziamenti alle imprese sono aumentati in misura contenuta. La domanda di finanziamenti a medio e a lungo termine per operazioni di ristrutturazione e consolidamento del debito ha compensato la debolezza della domanda finalizzata agli investimenti. A partire dai mesi estivi le banche hanno progressivamente normalizzato le condizioni di offerta, che si erano irrigidite nello scorcio del 2008 e durante la prima parte del 2009. Il credito alle imprese classificate come più rischiose, sulla base dei dati di bilancio, ha registrato un andamento meno favorevole rispetto a quello alle altre imprese.

Il tasso di crescita dei finanziamenti alle imprese di minori dimensioni è stato sistematicamente inferiore a quello delle altre imprese, proseguendo una tendenza in atto dal 2005. Il credito alle piccole imprese è stato in parte sostenuto dall’espansione delle operazioni garantite dai confidi, ma lo sviluppo del mercato dei confidi in regione risente della diffusa presenza di operatori locali di piccole dimensioni.

Il tasso di interesse sulle operazioni a breve termine si è ridotto in misura sostanzialmente pari a quella registrata a livello nazionale. Nell’ambito della tendenza flettente dei tassi, le banche sono divenute tuttavia più selettive nel fissare le condizioni del credito, anche nei confronti delle aziende di maggiori dimensioni: si sono pertanto ampliate le differenze tra i tassi applicati dalle banche a imprese appartenenti alla stessa classe dimensionale, ma caratterizzate da differenti profili di rischio.

I prestiti alle famiglie sono cresciuti del 6,8 per cento. La domanda di mutui ha riacquistato vigore nei primi mesi del 2010, anche per effetto della progressiva diffusione di formule di mutuo indicizzato che prevedono limiti al rialzo dei tassi, attenuando l’assunzione di rischio da parte del mutuatario.

Nel 2009 è aumentata la rischiosità dei prestiti bancari, sia presso le imprese sia presso le famiglie. Il deterioramento è stato meno marcato che in altre aree del paese. Aumentano tuttavia rapidamente le situazioni di anomalia nel rapporto tra banche e imprese, che non danno ancora origine a prestiti in sofferenza ma potrebbero preludere a un sensibile peggioramento della qualità del credito nei prossimi mesi.

La finanza pubblica decentrata. – Nel 2009 le Amministrazioni locali sono state il sottosettore delle Amministrazioni pubbliche a registrare la crescita delle spese più moderata a livello nazionale. In base a informazioni preliminari, le Amministrazioni locali pugliesi hanno contribuito al contenimento di queste spese: il costo del servizio sanitario, che rappresenta circa la metà della spesa corrente delle Amministrazioni locali, è rimasto invariato in Puglia, a fronte di una crescita del 2 per cento a livello nazionale; gli investimenti, che rappresentano quasi i tre quarti della spesa in conto capitale, sono diminuiti del 3,1 per cento in regione, mentre hanno registrato una debole crescita in Italia. La Puglia registra un livello di spesa pubblica pro capite inferiore alla media nazionale, soprattutto con riferimento a quella erogata dai Comuni.

Alla fine del 2009 si è svolta la prima verifica intermedia sui progressi delle regioni meridionali rispetto alla qualità di alcuni servizi pubblici, nell’ambito del sistema premiale cosiddetto degli Obiettivi di servizio, introdotto con l’ultimo Quadro strategico nazionale 2007-2013. La Puglia ha conseguito un miglioramento in ciascuno degli obiettivi rilevati, aggiudicandosi risorse aggiuntive per 90 milioni di euro, circa il 20 per cento del totale previsto sul periodo 2007-2013. La misurazione della performance effettiva di importanti servizi pubblici sulla base di indicatori oggettivi, e non sulla base di quanto dichiarato dalle amministrazioni interessate, rappresenta un’importante innovazione delle politiche per lo sviluppo.

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