N. 35 - L'economia della CampaniaRapporto annuale

Dal quarto trimestre dello scorso anno l'economia internazionale ha sperimentato la più profonda recessione del dopoguerra. L'economia italiana, colpita dalla crisi in una fase particolarmente delicata, caratterizzata da una faticosa trasformazione strutturale, è stata l'unica tra le maggiori economie europee a registrare una riduzione del PIL già nella media del 2008. L'attività economica ha continuato a contrarsi a ritmi molto elevati nella prima parte del 2009.

Per la Campania le stime relative al 2008 delineano una riduzione del prodotto, a prezzi costanti, compresa tra il -2,8 per cento (secondo la Svimez) e il -1,6 per cento (secondo Prometeia), un calo ampiamente superiore al dato italiano (-1,0 per cento).

Il forte peggioramento del tono congiunturale si innesta all'interno di un ciclo economico già negativo per la regione. Il PIL della Campania, dopo essere aumentato a ritmi superiori alla media nazionale tra il 1997 e il 2002, nel successivo quinquennio ha mostrato infatti la più bassa crescita tra le regioni italiane. In rapporto alla popolazione, la variazione cumulata del prodotto tra il 2007 e il 2002 è stata negativa (-1,0 per cento, contro il +2,3 per cento delle altre regioni meridionali e il +0,9 per cento del Centro Nord). Nello stesso periodo, le regioni in ritardo di sviluppo di alcuni pa-esi europei caratterizzati da significative situazioni di dualismo territoriale, come la Spagna o la Germania, sono cresciute a ritmi elevati e non inferiori alle rispettive medie nazionali.

L'economia campana si trova ad affrontare gli effetti della crisi partendo da condizioni di debolezza strutturale particolarmente acute nel comparto industriale: nell'attuale decennio la produttività del lavoro nell'industria è rimasta inferiore di oltre il 20 per cento rispetto a quella del Centro-Nord e di circa l'8 per cento in confronto alle altre regioni meridionali; la dimensione media degli stabilimenti, in termini di occupati, supera di poco i due terzi del già basso dato nazionale. Esigua, anche rispetto al resto del Mezzogiorno, appare la presenza di distretti industriali o di altre tipologie di sistemi territoriali a forte vocazione manifatturiera.

Nel decennio in corso la dinamica dell'occupazione è stata ancora peggiore rispetto a quella del prodotto. Secondo le rilevazioni dell'Eurostat riferite all'anno 2007, la Campania si situa all'ultimo posto tra le regioni dell'Unione Europea nella graduatoria dei tassi di occupazione della popolazione in età da lavoro.

Alla scarsa quota di popolazione occupata si associa un'elevata incidenza dei fenomeni di povertà relativa, che coinvolge in regione una quota di famiglie pari a circa il doppio della media nazionale. Il disagio sociale delle famiglie povere campane è inoltre più grave rispetto a quello delle analoghe famiglie residenti in altre regioni, anche a causa della minore disponibilità di servizi pubblici locali efficaci in grado di attenuare il legame tra reddito disponibile e condizioni materiali di vita.

L'andamento dei settori e dell'occupazione. - Il negativo andamento del prodotto nel 2008 coinvolge la quasi totalità dei comparti produttivi regionali. In base alle stime di Prometeia, il valore aggiunto, in aumento nel solo settore agricolo, si sarebbe ridotto di circa il 5 per cento nel settore dell'industria e in quello delle costruzioni e di quasi l'1 per cento nel comparto dei servizi.

La variazione del fatturato, rilevata dall'indagine della Banca d'Italia su un campione di imprese industriali campane con almeno 20 addetti, è stata del -2,5 per cento a prezzi costanti nel 2008; un calo di entità maggiore è previsto per il 2009. Gli effetti della crisi si sono manifestati con caratteristiche inusuali di rapidità e intensità. Gli indicatori qualitativi riferiti alla produzione industriale regionale, che ancora nel settembre del 2008 si attestavano su valori simili alla media del precedente quinquennio, sono scesi, nei due trimestri successivi, a livelli mai rilevati in passato. Le esportazioni, in lieve crescita fino al trimestre estivo, sono bruscamente diminuite a partire dall'autunno. Nel primo trimestre del 2009 le ore autorizzate di Cassa integrazione guadagni ordinaria hanno superato di 5 volte il dato del corrispondente periodo del 2008. La reazione delle imprese nei confronti della crisi in atto appare per il momento concentrata verso iniziative di tipo difensivo, legate al contenimento dei costi, alla riduzione dei margini di profitto, al ridimensionamento della scala produttiva. Progetti di diversificazione dei prodotti o dei mercati di sbocco coinvolgono una quota limitata di imprese.

Il comparto delle costruzioni ha risentito della sensibile riduzione degli investimenti pubblici e dello scarso dinamismo dell'edilizia privata. Nel 2008 il numero di compravendite nel mercato immobiliare residenziale è calato per il terzo anno consecutivo mentre i prezzi, sebbene in decelerazione, hanno continuato a crescere a un ritmo superiore al dato nazionale.

Lo stato di attuazione delle opere pubbliche in corso di realizzazione appare diversificato tra le singole iniziative, molte delle quali si caratterizzano per la complessità degli interventi e la vastità dei territori interessati. Tra le più importanti, spiccano, anche per la relativa velocità dei tempi di realizzazione, quelle connesse alla gestione commissariale per l'assestamento idrogeologico e la bonifica dell'ampio bacino del fiume Sarno. Prosegue a buoni ritmi anche la realizzazione del progetto del sistema di metropolitana regionale, avviato all'inizio del decennio e che ha finora concluso circa il 30 per cento delle principali opere programmate e attivato i cantieri per oltre il 40 per cento delle restanti opere. A circa 13 anni dall'avvio dei lavori per l'ammodernamento del tratto campano dell'autostrada Salerno-Reggio Calabria, risultano completati circa i due terzi dei chilometri interessati. Ancora problematico appare invece lo stato di attuazione delle opere di risanamento ambientale nell'area di Bagnoli, nonostante taluni segnali di accelerazione emersi lo scorso anno.

Il comparto dei servizi privati ha risentito della diminuzione dei consumi delle famiglie e delle presenze turistiche. Il minor volume delle transazioni commerciali ha determinato un calo consistente del traffico rilevato negli scali portuali.

Nella media del 2008 gli occupati sono diminuiti del 2,2, per cento (-0,7 nel 2007); il calo ha accelerato tra il primo e il secondo semestre dell'anno. Il tasso di occupazione si è ancora sensibilmente ridotto, scendendo al 42,5 per cento, circa 4 punti in meno della media meridionale e oltre 16 punti al di sotto del dato italiano.

Il mercato del credito. - Nel 2008 il credito bancario alle imprese ha fortemente rallentato, al 2,4 per cento (8,8 nel 2007), sia per la minore propensione all'indebitamen¬to finalizzato a investimenti sia per effetto di politiche di offerta più restrittive. La maggiore prudenza nell'erogazione dei prestiti risente di un aumento del rischio percepito di insolvenza che deriva, oltre che dalla attuale crisi economico-finanziaria, anche dalla perdita di competitività mostrata negli ultimi anni dall'economia campana.

Il calo del fatturato e l'allungamento dei tempi di pagamento del credito commerciale hanno sostenuto le richieste di prestiti a breve scadenza. Vi ha contribuito anche l'ulteriore incremento dei tempi di riscossione dei crediti nei confronti della Pubblica amministrazione. Alla fine del 2008 la quota utilizzata del credito accordato a breve termine alle imprese aveva raggiunto il valore massimo dell'ultimo quadriennio.

A partire dallo scorso mese di ottobre, un inasprimento delle condizioni complessive d'indebitamento è stato rilevato da oltre il 33 per cento del campione di imprese campane intervistate; il 10 per cento circa delle aziende ha dichiarato di aver ricevuto richieste di rientro, anche parziale, da posizioni debitorie in essere.

Nel 2008 il differenziale tra il costo del credito a breve termine alle imprese in Campania e quello medio nazionale è tornato ad aumentare, da 1,25 a 1,42 punti percentuali, dopo un triennio di riduzione. Il divario, in parte attribuibile alla peculiare composizione delle imprese per settori di attività e dimensioni, risente anche di alcune caratteristiche dell'economia locale (dalla maggiore presenza di attività economiche irregolari alla maggiore lentezza delle procedure giudiziarie) che determinano un'elevata incertezza nella valutazione del merito creditizio e nei tempi di recupero dei prestiti in sofferenza. Alle più difficoltose condizioni di accesso al credito contribuiscono anche le debolezze strutturali del sistema regionale dei Confidi.

Anche il credito alle famiglie ha rallentato, dal 15,3 al 7,7 per cento. La decelerazione ha riguardato sia i prestiti al consumo sia i mutui immobiliari. Le erogazioni di nuovi prestiti a medio e a lungo termine finalizzate all'acquisto di abitazioni sono state pari a 2,6 miliardi di euro, registrando un calo di circa 600 milioni rispetto al 2007.

Nel corso dell'anno, sia per le famiglie sia per le imprese, sono sensibilmente aumentati i prestiti caratterizzati da difficoltà di rimborso.

La spesa pubblica e i servizi di pubblica utilità. - La spesa primaria effettuata dalle Amministrazioni pubbliche in Campania, stimata aggiungendo alla spesa delle Amministrazioni locali quella erogata centralmente ma riferibile al territorio regionale, è stata pari a 9.200 euro pro capite nella media del triennio 2004-06, un valore inferiore del 14,8 per cento alla media delle Regioni a statuto ordinario (RSO). In presenza di un livello di spesa in conto capitale pro capite sostanzialmente simile, tale divario è concentrato nella componente di spesa corrente e in particolare nelle erogazioni relative alle prestazioni sociali. Queste ultime risultano in Campania inferiori del 29 per cento rispetto alle RSO, principalmente a causa della minore incidenza della popolazione anziana in regione. La regione beneficia comunque di un flusso redistributivo di risorse pubbliche positivo, perché la spesa pubblica direttamente o indirettamente destinata al territorio è superiore alla sua capacità fiscale, in linea con quanto avviene nelle altre regioni del Mezzogiorno.

Tra il 2005 e il 2007, la spesa delle Amministrazioni pubbliche locali campane è aumentata, al netto degli interessi, del 4,6 per cento in media all'anno, più che nel complesso delle RSO (1,1 per cento). Le spese per il personale e il resto della spesa corrente primaria sono cresciute a ritmi superiori rispetto a quella in conto capitale.

Nel 2008, alcune delle principali componenti di spesa, stimate sulla base di dati provvisori, avrebbero mostrato una tendenziale riduzione. La spesa sanitaria sarebbe rimasta sostanzialmente stabile in regione ( 0,1 per cento), contro l'aumento del 2,4 per cento rilevato per il complesso delle RSO. La dinamica è da ricondurre agli impegni per il contenimento dei costi sanitari presi dalla Regione Campania con il Piano di rientro dal disavanzo sanitario del marzo 2007. La spesa per investimenti sarebbe diminuita del 6,4 per cento, più che nelle altre RSO. Anche il processo di spesa del Piano Operativo Regionale (POR) 2000-06 per l'utilizzo dei fondi comunitari ha rallentato lo scorso anno.

Alla fine del 2008 il debito delle Amministrazioni locali campane è ancora cresciuto raggiungendo i 12 miliardi di euro (erano 11,6 e 10,1 alla fine del 2007 e del 2006). In tre anni la sua incidenza sul debito delle Amministrazioni locali italiane è passata dal 9,2 all'11,2 per cento; in rapporto al PIL regionale il debito è aumentato di circa 1,5 punti percentuali, superando il 12 per cento.

Gli obiettivi attesi dai processi di riforma che, in ambito nazionale e locale, hanno interessato negli ultimi quindici anni i servizi pubblici di rilevanza economica, quali la riduzione della frammentazione dell'offerta, la maggiore efficienza, la copertura tariffaria dei costi e la qualità rilevata dai cosiddetti obiettivi di servizio, sono stati conseguiti in misura insoddisfacente. In Campania le imprese che operano nell'ambi¬to dei servizi pubblici locali presentano parametri di redditività tra i più bassi in Italia, anche a causa della elevata incidenza del costo del lavoro sul valore aggiunto. La qualità percepita dei servizi appare sistematicamente peggiore rispetto a quella delle altre aree del paese. Anche nell'ambito dei servizi sanitari a gestione diretta e di quelli ospedalieri in particolare, la Campania presenta connotati strutturali che ne determinano un maggior costo e una minore qualità rispetto ad altre regioni.

Non mancano tuttavia, anche all'interno del settore sanitario, casi di eccellenza che mostrano come, con le risorse disponibili, sia possibile in regione adempiere alle funzioni pubbliche con efficacia ed efficienza. La convergenza verso tali buone pratiche rappresenta un auspicabile traguardo da conseguire in un contesto di necessario contenimento della dinamica della spesa pubblica.

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