L'economia della ToscanaRapporto annuale

Nel 2006 l’economia toscana è stata caratterizzata da una fase di ripresa che ha posto fine a un prolungato periodo di stagnazione. Le stime disponibili ipotizzano una crescita del prodotto allineata o lievemente inferiore a quella del complesso del paese.
L’espansione ha tratto vigore in misura prevalente dall’interscambio con l’estero. Una dinamica positiva, ancorché contenuta, ha interessato sia i consumi delle famiglie sia la spesa per investimenti.
Dopo un quinquennio di pronunciata difficoltà, l’attività produttiva dell’industria è tornata a crescere, trainata in particolare dalla meccanica allargata; segnali di miglioramento hanno interessato il sistema della moda. In una fase ciclica di sviluppo si è accentuato il processo di selezione delle imprese intervenuto negli ultimi anni; l’accumulazione di capitale è ripresa, seppure con una dinamica modesta.
Il settore delle costruzioni è rimasto caratterizzato da un quadro congiunturale favorevole: sul territorio è in corso la realizzazione di un elevato ammontare di opere pubbliche e la domanda di immobili a uso abitativo è ancora sostenuta.
Nel terziario hanno mostrato un miglioramento il commercio e, soprattutto, il turismo; il traffico nei porti e negli aeroporti toscani ha continuato a svilupparsi.
Le vendite all’estero della regione rimangono concentrate nei comparti tradizionali; tuttavia, negli ultimi anni è salita l’incidenza delle produzioni a medio-alta e ad alta tecnologia.
È proseguita l’espansione dell’occupazione, a ritmi superiori a quelli del complesso del paese; vi ha contribuito in prevalenza il terziario. Nell’ultimo decennio il contesto è risultato favorevole a un impiego più intenso del fattore lavoro, anche grazie alle forme flessibili. La Toscana ha realizzato progressi significativi in termini di partecipazione, soprattutto femminile, al mercato del lavoro; rimangono, tuttavia, ancora distanti gli obiettivi di Lisbona.
Nel corso del 2006 il credito si è espanso a ritmi sostenuti, come negli ultimi anni superiori a quelli del prodotto nominale. Si è rafforzata la domanda delle imprese, spinta anche dal maggiore fabbisogno di capitale circolante indotto dall’aumento degli ordinativi. È proseguito il riequilibrio delle condizioni di finanza d’impresa, in termini sia di rapporto tra capitali propri e di terzi sia di composizione per scadenza del debito. I prestiti concessi alle famiglie hanno decelerato, pur crescendo in maniera elevata. Le nuove erogazioni di mutui fondiari si sono caratterizzate per una quota maggiore di prestiti a tasso fisso.
La qualità del credito non ha subito variazioni: l’incidenza delle partite poste a contenzioso nel corso dell’anno è stata inferiore a un punto percentuale, un valore contenuto nell’esperienza storica. L’approssimarsi dell’entrata in vigore delle nuove regole sul capitale delle banche, che tra l’altro amplia la definizione di default, si è riflesso in una crescente attenzione nei confronti del contenimento dei pagamenti scaduti.
L’orientamento delle scelte dei risparmiatori ha continuato a indirizzarsi sugli strumenti meno rischiosi; la fase di aumento dei tassi di interesse ha prodotto uno spostamento dalle forme più liquide ai prestiti obbligazionari.
Negli ultimi anni l’organizzazione delle banche regionali è mutata in misura significativa, riflettendo l’evoluzione dei mercati creditizi. Vanno diffondendosi strutture multidivisionali, nelle quali apposite unità operative sono deputate alla gestione di segmenti differenti di clientela, e strumenti quantitativi per la misurazione del merito creditizio.
La Toscana ha rappresentato storicamente una delle aree del paese con il maggior numero di banche regionali a proiezione internazionale. Negli anni più recenti, anche a seguito del processo di concentrazione bancaria e della crescente apertura dell’economia verso Est, la presenza all’estero è stata caratterizzata da un’evoluzione nelle forme organizzative e nella geografia.

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