L'economia delle MarcheRapporto annuale

Nel 2006 l’economia delle Marche è tornata a crescere. Secondo le valutazioni della Svimez il prodotto regionale è salito del 2,2 per cento, un ritmo superiore a quello dell’Italia (1,9 per cento). Gli indicatori congiunturali, in recupero già dalla metà del 2005, si sono consolidati. Nei primi mesi del 2007 sono tuttavia emersi alcuni segnali di rallentamento, legati soprattutto alla domanda dall’estero; il clima di fiducia delle imprese resta però su valori elevati.
Secondo un’indagine della Banca d’Italia il fatturato a prezzi costanti dell’industria manifatturiera ha accelerato dal 2,9 per cento del 2005 al 6,9 del 2006. Gli operatori intervistati si attendono un analogo tasso di crescita nel 2007. La ripresa ha coinvolto tutte le principali industrie regionali (meccanica, calzature, mobili). La nautica ha prolungato una fase di netta espansione, in atto da alcuni anni.
Le esportazioni marchigiane a prezzi correnti, al netto di operazioni infragruppo nel comparto farmaceutico, sono cresciute dell’11,2 per cento, sostenute dal recupero della domanda proveniente dall’area dell’euro e soprattutto dai paesi dell’Europa orientale.
La ripresa economica, certamente sospinta dalla domanda internazionale, può essere stata agevolata anche da cambiamenti strategici, che nel periodo 2000-06 sono stati adottati da oltre il 60 per cento delle imprese intervistate dalla Banca d’Italia. Sia le aziende operanti nei comparti tradizionali, sia quelle dei settori tecnologicamente più avanzati, hanno tra l’altro apportato variazioni nella gamma dei prodotti offerti, si sono internazionalizzate e hanno accresciuto gli investimenti sul marchio.
Nel 2006 il processo di accumulazione del capitale fisso nell’industria si è riavviato (10 per cento circa in termini nominali), anche oltre i piani che le imprese avevano formulato all’inizio dell’anno.
La produzione dell’edilizia privata abitativa, la cui lunga dinamica espansiva era sembrata arrestarsi nel 2005, è tornata a crescere, stimolata anche dalle agevolazioni fiscali per le ristrutturazioni. Sono ancora aumentati il volume degli scambi e i prezzi nel mercato immobiliare, sebbene in decelerazione.
Anche il terziario ha beneficiato di una ripresa della domanda. Secondo l’Istat in questo settore l’occupazione è salita del 4,3 per cento, fornendo il contributo più forte alla complessiva crescita occupazionale. In base a un’indagine della Banca d’Italia su un campione di oltre 80 imprese dei servizi privati non finanziari, il fatturato a prezzi correnti è aumentato di quasi il 7 per cento. Hanno lievemente accelerato le vendite del settore commerciale. Sono tornati a crescere gli arrivi e le presenze dei turisti.
Nel 2006 si è avuta una crescita del numero di occupati residenti nelle Marche (2,0 per cento secondo l’Istat), realizzatasi per oltre la metà nelle forme contrattuali a tempo determinato e soprattutto a tempo parziale. L’espansione è perciò risultata più contenuta quando espressa in termini di unità di lavoro equivalenti a tempo pieno. È lievemente sceso il tasso di disoccupazione, al 4,5 per cento, ed è salito il tasso di occupazione, al 64,4 per cento. La regione mostra, anche nel confronto con il Centro Nord, un maggiore tasso di occupazione; esso è però inferiore tra i giovani.
Il sistema scolastico regionale si posiziona ai primi posti in Italia per numero di studenti che raggiungono il diploma e conoscenze dimostrate nelle valutazioni ufficiali. La propensione a intraprendere studi universitari è più elevata di quella nazionale; gli immatricolati a facoltà scientifiche sono inferiori a un terzo del totale, come per l’intera Italia. I laureati negli atenei delle Marche evidenziano però maggiori difficoltà rispetto a quelli del Centro Nord nel trovare un lavoro stabile e adeguato al titolo conseguito.
Nel 2006 i prestiti bancari nelle Marche sono aumentati del 7,8 per cento. Depurando i dati dall’effetto di operazioni infragruppo con le società finanziarie, i prestiti hanno leggermente accelerato rispetto al 2005. L’esito è frutto di andamenti discordanti dei due principali settori di erogazione. I prestiti alle famiglie, costituiti in larga parte da mutui, hanno decelerato, ma il loro ritmo è rimasto sostenuto. L’importo medio dei mutui si è ancora accresciuto. In qualche caso banche e famiglie hanno concordato rinegoziazioni di mutui preesistenti, sostituendoli con nuovi prodotti che consentissero un contenimento dell’importo unitario della rata, grazie a un allungamento della durata o alla previsione di rate costanti e durata variabile.
Hanno invece accelerato i crediti alle imprese, riflettendo la ripresa congiunturale e il riavvio degli investimenti. La crescita degli impieghi si è estesa a tutti i settori produttivi, tornando a coinvolgere l’industria manifatturiera dopo alcuni anni di stagnazione, ed è ancora risultata più elevata per il comparto delle costruzioni. In base a un’analisi sui dati di bilancio delle imprese, negli ultimi anni è aumentato il grado di indebitamento, soprattutto per le imprese di costruzioni e, all’interno del comparto manifatturiero, per le aziende di minore dimensione. Sono cresciuti a un ritmo elevato, infine, i prestiti alle Amministrazioni pubbliche. I tassi attivi sui prestiti sono aumentati dal 5,4 al 6,3 per cento.
La qualità del credito è rimasta elevata. Il tasso di ingresso in sofferenza è sceso nel complesso all’1 per cento; è però salito per le piccole imprese dei settori tradizionali.
Il risparmio delle famiglie si è orientato verso gli strumenti finanziari con livelli di rischio e rendimenti contenuti, partecipando a una tendenza propria dell’intero paese. Ha accelerato la raccolta bancaria (al 6,8 per cento), soprattutto nella componente maggiormente liquida, e hanno ripreso a crescere i titoli di Stato detenuti in deposito presso il sistema bancario, in particolare quelli a breve termine e a tasso variabile. Per contro, le famiglie hanno ceduto quote di fondi comuni e obbligazioni non bancarie e hanno ridotto gli afflussi verso le gestioni patrimoniali e le polizze vita collocate dal sistema bancario.
È aumentata la diffusione degli sportelli bancari sul territorio regionale e, a un ritmo assai più intenso, quella dei servizi bancari telematici.

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