L'economia della LombardiaRapporto annuale

Nel 2006, il prodotto della Lombardia è aumentato del 2,3 per cento, un ritmo superiore alla media nazionale; i principali indicatori congiunturali segnalano un ulteriore sviluppo della crescita nei primi mesi del 2007.
La variazione del valore aggiunto nell'industria è stata del 3,2 per cento, dopo la pesante contrazione dell'anno precedente. Alla sostenuta espansione degli ordinativi, più accentuata per quelli esteri, si è accompagnato un incremento della produzione, proseguito, sebbene in rallentamento, nel primo trimestre del 2007. In presenza di ampi margini inutilizzati di capacità produttiva, che si sono gradualmente ridotti in corso d'anno, la spesa per investimenti è rimasta debole. Nel settore delle costruzioni, il prodotto ha ristagnato, soprattutto per il calo della produzione di opere pubbliche. Nei servizi, l'aumento del valore aggiunto è stato dell'1,9 per cento; vi hanno contribuito la ripresa delle vendite nel settore del commercio e l'accelerazione degli ordinativi nel terziario innovativo.
La crescita del prodotto ha beneficiato della domanda dall'estero, in particolare di quella proveniente dalla Germania e dai mercati più dinamici (tra i quali la Cina, i paesi dell'Europa centro-orientale e quelli di recente ammissione alla UE), che stanno rapidamente acquisendo importanza. Le esportazioni sono aumentate del 9,0 per cento a prezzi correnti (7,7 nel 2005), un valore in linea con la media nazionale. Nonostante la ripresa delle vendite all'estero, la quota di esportazioni della regione sul mercato mondiale si è ridotta.
Lo sviluppo dell'economia nel 2006 è stato assai più elevato che in ciascun anno del precedente quinquennio. Tra il 2000 e il 2005, la crescita del prodotto è stata mediamente inferiore a un punto percentuale l'anno; la produttività del lavoro è calata, in media, dello 0,2 per cento, un risultato peggiore della media nazionale e dei principali paesi europei. La contrazione del valore aggiunto tra il 2000 e il 2004 è stata più accentuata nei comparti tradizionali dell'industria (-3,5 per cento l'anno), ma anche le attività a più elevata tecnologia hanno mostrato segnali di debolezza: l'aumento del prodotto (1,5 per cento) si è accompagnato a una diminuzione della produttività dello 0,3 per cento. La struttura produttiva si è progressivamente avvicinata alle caratteristiche medie del Paese.
La ripresa dell'attività nel 2006 potrebbe in parte derivare da progressi strutturali nella capacità delle imprese di affrontare con successo la competizione sui mercati interno ed estero. L'ipotesi dell'avvio di una ristrutturazione trova alcune conferme in un'indagine condotta dalla Banca d'Italia su un campione di imprese industriali italiane, che in Lombardia ha coinvolto circa 350 imprese con almeno 20 addetti. Quasi la metà delle imprese ha introdotto mutamenti nella propria strategia aziendale tra il 2000 e il 2006, ampliando la gamma dei prodotti offerti e innalzandone (in un quarto dei casi) il contenuto tecnologico. Circa l'8 per cento ha effettuato investimenti nel marchio; una quota simile ha investito in attività connesse con l'internazionalizzazione. Rispetto alla media del Paese, le imprese lombarde si sono maggiormente orientate all'innovazione e all'espansione dell'attività all'estero. Oltre un terzo di esse ritiene che la propria strategia sia stata, più della dinamica della domanda, l'elemento determinante nell'influenzare il fatturato nel 2006. Dall'indagine emergono segni di un ricambio generazionale; la struttura per età e titolo di studio degli imprenditori lombardi si è spostata verso le coorti più giovani e a maggior livello di istruzione.
Nel confronto con le aree europee più sviluppate, il sistema economico regionale continua a presentare ritardi. L'incidenza dei diplomati e dei laureati in Lombardia è superiore a quella dell'Italia, ma inferiore alla media europea. Sotto il profilo qualitativo, il divario rispetto ai principali paesi appare più ampio per l'istruzione universitaria. Sono più basse della media europea, inoltre, l'incidenza delle forze di lavoro qualificate, la quota di investimenti in ricerca e sviluppo, soprattutto quelli privati, e la capacità innovativa. Le dotazioni di infrastrutture, in particolare quelle stradali, appaiono sottodimensionate.
La liberalizzazione di importanti settori procede a rilento. Nel commercio, il quadro normativo appare più orientato alla concorrenza di quello di altre regioni italiane, ma permangono vincoli quantitativi all'espansione delle grandi strutture di vendita. Nei servizi pubblici locali, l'immissione di elementi concorrenziali risulta contenuta.
Nel 2006, l'occupazione regionale ha accelerato; il contemporaneo aumento dell'offerta di lavoro ha concorso ad abbassare il tasso di disoccupazione al 3,7 per cento. La partecipazione al mercato del lavoro si è avvicinata a quella dei principali paesi europei: il tasso di occupazione ha raggiunto il 66,6 per cento; quello femminile, salito al 56,5 per cento, si discosta da quello medio dell'Unione di circa due punti.
I finanziamenti indirizzati all'economia lombarda sono cresciuti del 12,7 per cento, l'incremento più alto dalla fine del 2001. Rispetto al passato, ha ripreso vigore la domanda di credito a breve termine, più legata al recupero dell'attività produttiva; l'accelerazione ha inoltre riguardato soprattutto le imprese, in particolar modo quelle manifatturiere, mentre hanno rallentato i finanziamenti alle famiglie consumatrici. Le condizioni di offerta sono rimaste distese. Non si sono notati segnali di deterioramento della capacità di rimborso dei prestiti, grazie anche al consolidarsi del miglioramento, realizzato negli ultimi anni, della situazione finanziaria delle imprese.
La raccolta delle banche nella regione ha mostrato segnali di recupero, con incrementi molto sostenuti nella componente più volatile dei pronti contro termine. I flussi di raccolta netta per le gestioni individuali sono risultati negativi per le banche e le SIM, positivi per le SGR; nel complesso, il patrimonio gestito è aumentato di misura. I deflussi dai fondi comuni di investimento sono stati invece consistenti; rimangono negativi anche considerando la raccolta netta delle società di diritto estero che fanno capo a gruppi finanziari con sede nella regione. Sono tornati a crescere i titoli detenuti direttamente dalle famiglie, specie nella componente dei titoli di Stato. La raccolta di prodotti assicurativi è stata cospicua. A questi andamenti, che proseguono da alcuni anni, hanno contribuito, tra l'altro, le modeste performances dei fondi liquidità e di quelli obbligazionari.
Le banche hanno in gran parte adeguato le procedure interne di valutazione del merito creditizio, al fine di migliorare la selezione della clientela, anche in vista dell'avvio della nuova regolamentazione sul capitale degli intermediari. Quasi il 90 per cento delle banche che operano nella regione utilizza modelli di rating delle imprese. Queste procedure sono state messe a punto solo di recente, in larga misura tra il 2003 e il 2004. Vengono utilizzate nella decisione se concedere o meno il finanziamento, per determinarne l'ammontare e, per le imprese più piccole, le garanzie accessorie. Risultano invece meno importanti nella definizione delle condizioni e della durata dei prestiti. Le informazioni utilizzate nei modelli di valutazione dei crediti sono quelle di bilancio e di relazione con la banca e con il sistema bancario; di rado vengono utilizzate le altre informazioni disponibili a livello di gruppo bancario.
Il mercato regionale del credito è stato caratterizzato da un elevato dinamismo, sia per le numerose operazioni di aggregazione effettuate, sia per la significativa redistribuzione delle quote di mercato: dal 2000, le banche più grandi hanno perso quasi 10 punti percentuali nella regione, a favore degli intermediari minori e, soprattutto, di quelli esteri. Dalla metà degli anni '90, gli ingressi di operatori dall'estero sono stati numerosi; la loro offerta si è intensificata, anche nei prodotti e servizi indirizzati alla clientela retail. Nel comparto dei mutui alle famiglie, negli ultimi anni si è verificato un significativo ampliamento delle caratteristiche dei contratti e un miglioramento delle condizioni applicate.

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