L'economia del Veneto nel 2005Rapporto annuale

Nonostante l’intenso sviluppo della domanda mondiale di beni e servizi, nel 2005 l’economia veneta è nuovamente rallentata a causa della scarsa competitività internazionale dei beni prodotti e della debolezza della domanda nazionale. Nella prima parte dell’anno essa ha ancora risentito del calo congiunturale della domanda interna e di un livello di competitività di prezzo svantaggioso per le esportazioni. A partire dai mesi estivi il consolidamento della fase di ripresa nell’area dell’euro e il deprezzamento del tasso di cambio nominale hanno favorito il miglioramento della situazione congiunturale che ha manifestato riflessi positivi anche sui consumi delle famiglie e sulle prospettive di investimento. Nei primi mesi del 2006 l’evoluzione positiva è proseguita: la produzione industriale e le esportazioni hanno evidenziato significativi progressi.

Complessivamente, nel 2005, la produzione industriale è lievemente diminuita, risentendo delle difficoltà incontrate dai settori del comparto della moda e del legno-arredo. Anche le vendite all’estero sono lievemente calate; solo il comparto dei prodotti in metallo e delle macchine ha registrato un lieve incremento delle esportazioni, in particolare nei mercati dei paesi emergenti dell’Asia. Nella seconda parte dell’anno la ripresa degli ordinativi ha determinato una crescita della produzione e del grado di capacità produttiva utilizzata. Anche gli investimenti, calati in media nell’anno, negli ultimi mesi hanno manifestato segnali di ripresa confermati da programmi che prevedono un rafforzamento del processo di accumulazione nel 2006.

Nel 2005 il settore terziario ha fornito il contributo più cospicuo alla crescita economica del Veneto.

Il commercio ha ancora sofferto della stagnazione dei consumi mentre il comparto turistico ha registrato un significativo aumento dei livelli di attività in tutti i principali comprensori regionali grazie all’accresciuto afflusso di visitatori sia nazionali sia esteri. Alla crescita del comparto dei servizi alle imprese hanno contribuito i settori dei servizi finanziari e immobiliari e alcune branche dei trasporti.

Si è invece arrestata la crescita nel settore primario e in quello delle costruzioni; quest’ultimo è stato influenzato negativamente dal calo produttivo del comparto non residenziale e delle opere pubbliche.

Il mercato del lavoro ha risentito del rallentamento dell’economia regionale. Mentre nella prima parte dell’anno l’occupazione è ancora aumentata, anche a causa degli effetti statistici della regolarizzazione dei lavoratori immigrati, nella seconda parte dell’anno essa è rimasta pressoché invariata. Al rallentamento si è affiancato un ulteriore aumento del grado di flessibilità: è aumentata la quota di lavoratori assunti con un contratto di lavoro a tempo determinato o parziale e quella relativa ai contratti di somministrazione di lavoro (che di fatto sostituiscono i contratti di lavoro interinale). Il numero di contratti a tempo determinato che sono stati trasformati in contratti a tempo indeterminato, pur rimanendo su livelli elevati, è diminuito.

L’attività creditizia ha tratto alimento dalla crescita degli investimenti in edilizia residenziale e dall’ulteriore sviluppo delle operazioni immobiliari. Le famiglie hanno ancora accresciuto la domanda di credito per l’acquisto di abitazioni e il finanziamento dei consumi. Le imprese, oltre che per il finanziamento degli investimenti in immobili, sono ricorse al credito bancario a medio e a lungo termine per riequilibrare la durata media delle proprie fonti finanziarie e, negli ultimi mesi dell’anno, per sostenere gli investimenti in capitale fisso.

Il tasso di crescita della raccolta bancaria è diminuito, risentendo del livello contenuto dei rendimenti sul mercato obbligazionario. Nonostante la ripresa dei corsi azionari, le scelte di allocazione del risparmio delle famiglie sono ancora rimaste prevalentemente orientate verso prodotti a rischio contenuto. Gli investimenti in titoli di Stato e obbligazioni bancarie sono calati; il risparmio è stato investito in attività prontamente liquidabili, come i conti correnti, o in strumenti finanziari strutturati in grado di offrire rendimenti più elevati garantendo comunque la restituzione del capitale.

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