L'economia della Toscana nel 2005Rapporto annuale

Nel 2005 l’economia toscana ha ristagnato, dopo la debole ripresa dell’anno precedente. Secondo le stime dell’Istituto regionale di programmazione economica della Toscana (IRPET), la dinamica del prodotto interno lordo sarebbe stata leggermente negativa rispetto a quella nulla del complesso del paese. Nella parte finale dell’anno sarebbero emersi alcuni segnali di miglioramento.
La componente dei consumi, in specie quelli collettivi, ha mostrato un andamento lievemente positivo, compensando soltanto in parte il contributo negativo della spesa per investimenti e della domanda estera netta.

Nell’industria si è accentuata la fase di debolezza; è in atto un fenomeno di selezione delle unità produttive che tende a premiare quelle di fascia qualitativa più elevata e maggiormente innovative. Sono continuate le difficoltà del sistema della moda; la meccanica ha rallentato.
La fase ancora favorevole per il complesso delle costruzioni non ha mostrato variazioni significative rispetto all’anno precedente. È proseguita la tendenza positiva delle opere pubbliche e dell’edilizia privata; quest’ultimo settore ha manifestato qualche segnale di rallentamento, soprattutto nel comparto non residenziale. Pur in presenza di una domanda abitativa sostenuta, i prezzi e il volume degli scambi del mercato immobiliare hanno decelerato.

Il terziario ha registrato un moderato miglioramento: il commercio al dettaglio ha mostrato segnali di recupero, seppure in misura modesta, e nel comparto turistico le presenze hanno ripreso ad aumentare; è proseguito l’incremento del traffico nei porti e negli aeroporti.

Nel mercato del lavoro è continuata la crescita dell’occupazione, pur perdendo di intensità nel corso dell’anno; vi ha contribuito il fenomeno della regolarizzazione degli immigrati. Il tasso di disoccupazione è rimasto su livelli contenuti.

Nel 2005 la dinamica del credito erogato ai residenti toscani è stata sostenuta, come nel precedente biennio. La domanda più intensa ha continuato a essere espressa dalle famiglie consumatrici per finanziare l’acquisto sia di immobili a uso abitativo sia di beni di consumo durevoli. I prestiti alle imprese hanno rallentato, in particolare quelli destinati alle unità produttive di minori dimensioni; in assenza di una diffusa attività di investimento sul territorio, il credito ha assistito l’allungamento della durata del passivo delle imprese e il fabbisogno indotto dal lieve migliora-mento degli ordinativi industriali nella parte finale dell’anno.

La qualità del credito è rimasta invariata: come negli anni precedenti, il flusso di nuovo contenzioso non ha superato il punto percentuale rispetto alle consistenze di inizio periodo.
Le preferenze di impiego del risparmio hanno in prevalenza confermato la scelta della liquidità e l’avversione al rischio, nonostante l’aumento del costo opportunità connesso con la detenzione della moneta e l’andamento favorevole dei mercati azionari.

Si sono ampliate le quote di mercato dei prestiti e della raccolta delle banche non locali; sono rimaste sostanzialmente invariate quelle delle banche di credito cooperativo.

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