L'economia delle Marche nel 2005Rapporto annuale

Nel 2005 l’economia delle Marche ha continuato a ristagnare. Le valutazioni della Svimez e di Prometeia suggeriscono una lieve diminuzione del prodotto regionale (rispettivamente -0,4 e -0,2 per cento). Gli indicatori congiunturali hanno tuttavia mostrato una graduale ripresa in corso d’anno.

Secondo un’indagine condotta dalla Banca d’Italia su un campione di oltre 370 imprese marchigiane con almeno 10 addetti, il fatturato a prezzi costanti dell’industria manifatturiera è cresciuto del 2,9 per cento, dall’1,3 del 2004; le imprese, soprattutto della meccanica, hanno contenuto i prezzi, in presenza di difficoltà competitive. La dinamica della produzione è stata inferiore a quella delle vendite. Dalla primavera del 2005 si è avviata una fase di recupero dell’attività, che si sarebbe rafforzata nei primi mesi del 2006. Nelle aspettative delle imprese del campione della Banca d’Italia, nel 2006 il fatturato in termini nominali dovrebbe accrescersi di oltre il 5 per cento.

Nel 2005 il comparto calzaturiero, dopo un triennio di vendite flettenti, ha conseguito una ripresa. La meccanica, al contrario, ha interrotto la sua fase di espansione, subendo un calo del fatturato e della produzione, attribuibile soprattutto all’indebolimento della domanda estera per gli apparecchi per uso domestico. Le produzioni maggiormente legate all’edilizia, quali il legno e mobile e i minerali non metalliferi, hanno realizzato una crescita sul mercato interno. Risultati positivi, soprattutto sui mercati esteri, sono stati ottenuti dai comparti della chimica e della nautica.

Il recupero delle vendite, interne ed estere, dell’industria calzaturiera non è però bastato a riportarne l’attività produttiva sui livelli antecedenti l’avvio del ciclo negativo, in presenza di problemi strutturali aggravati dalla pressione competitiva di paesi emergenti con un basso costo del lavoro. Un’analisi basata su un’indagine condotta presso un campione di 140 aziende calzaturiere ha consentito di identificare due principali strategie aziendali: una di accentuata differenziazione qualitativa, supportata da investimenti nel marchio, nella ricerca e sviluppo, in reti commerciali dedicate, remunerati da un elevato prezzo dei prodotti; un’altra di contenimento dei costi di produzione, anche delocalizzando all’estero. Le aziende che non hanno adottato nessuna delle due strategie hanno accusato, negli ultimi anni, maggiori difficoltà.

Nel 2005 le esportazioni marchigiane a prezzi correnti hanno leggermente accelerato, al 4,6 per cento. Vi hanno concorso il moderato recupero delle calzature e le più robuste espansioni della nautica e della chimica; la meccanica e il tessile e abbigliamento hanno invece accusato una contrazione delle vendite. Tra i mercati di sbocco, la crescita si è concentrata nei paesi dell’Unione Monetaria Europea, più che compensando i cali degli Stati Uniti e dell’Europa centro-orientale.

Anche per le incertezze congiunturali, nel 2005 il processo di accumulazione del capitale, dopo un biennio di flessioni, non è ripartito: secondo l’indagine della Banca d’Italia, gli investimenti fissi lordi a prezzi correnti delle imprese manifatturiere si sono ancora ridotti. Nei programmi aziendali, l’accumulazione di capitale dovrebbe però riavviarsi nel 2006, per l’attesa di un consolidamento della ripresa congiunturale e per l’esigenza di ammodernare gli impianti.

La produzione dell’edilizia si è attestata su valori storicamente elevati, grazie al positivo apporto della domanda da parte delle famiglie per nuove abitazioni e ristrutturazioni. Il volume degli scambi immobiliari e i prezzi delle abitazioni hanno solo lievemente rallentato.

La dinamica dell’attività del terziario è risultata nel complesso modesta, con esiti differenziati tra i suoi principali comparti. Il commercio ha ristagnato, soprattutto per il contenimento della spesa delle famiglie per beni durevoli e per beni di consumo non alimentare; vi ha influito anche la flessione delle presenze turistiche. La congiuntura è stata più favorevole per le agenzie immobiliari e per gli altri servizi vendibili.

Secondo la nuova rilevazione continua sulle forze di lavoro dell’Istat, nel 2005 il numero di occupati residenti nelle Marche ha riportato un debole aumento (0,2 per cento; 1,7 nel 2004): gli incrementi nel terziario e soprattutto nelle costruzioni hanno bilanciato la contrazione dell’occupazione industriale ( 3,6 per cento). Sono aumentate le ore di Cassa integrazione guadagni e le richieste accolte per disoccupazione ordinaria e per indennità di mobilità. Il tasso di occupazione è stato pari al 63,5 per cento, in lieve riduzione; anche il tasso di disoccupazione è sceso, dal 5,3 al 4,7 per cento. Le maggiori difficoltà sul mercato del lavoro regionale hanno riguardato la componente femminile, con un calo delle donne occupate e un netto incremento di quelle che non cercano lavoro e non sono disponibili a lavorare.

I prestiti bancari erogati a clientela marchigiana hanno accelerato dall’8,3 per cento del 2004 all’11,3 del 2005. I crediti a scadenza protratta e a tasso indicizzato concessi alle famiglie per acquistare o ristrutturare immobili hanno ancora rappresentato la componente con la più elevata dinamica, sebbene in lieve decelerazione. All’interno dei prestiti alle imprese, sono saliti a un ritmo più intenso quelli all’energia, alle costruzioni, ai comparti del terziario diversi dal commercio e dai trasporti; sono diminuiti quelli all’industria manifatturiera. Le condizioni di offerta del credito sono rimaste generalmente distese, i tassi attivi sui prestiti si sono ridotti. L’allungamento delle scadenze dei prestiti è continuato.

Nonostante la congiuntura economica sfavorevole, il tasso di ingresso in sofferenza è leggermente calato, all’1,1 per cento, dall’1,3 del 2004; la flessione si è concentrata nei settori produttivi diversi dall’industria.

La raccolta bancaria nelle Marche è cresciuta del 2,4 per cento (4,9 per cento nel 2004): l’incremento è attribuibile ai depositi e, in particolare, ai conti correnti e ai pronti contro termine, mentre l’ammontare delle obbligazioni bancarie è rimasto invariato. All’esterno della raccolta diretta delle banche, sono aumentate anche le gestioni patrimoniali, le azioni, le polizze vita e la raccolta netta dei fondi comuni, soprattutto dei comparti bilanciati e flessibili; sono invece diminuiti i titoli di Stato e le obbligazioni non bancarie.

Le banche hanno esteso la propria rete commerciale: gli sportelli sono aumentati del 4,4 per cento, dal 2,8 del 2004; si è intensificata, in particolare, la diffusione dei servizi telematici.

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