L'economia della Campania nel 2005Rapporto annuale

Nel 2005 la congiuntura economica in Campania è stata sfavorevole. A prezzi costanti, il PIL viene stimato in forte calo dalla Svimez (-1,9 per cento) e in lieve crescita da Unioncamere-Prometeia (0,2 per cento): in entrambi i casi si tratta del risultato peggiore dal 1997.

Tra il 2002 e il 2005 l’incremento medio annuo del prodotto non ha superato il mezzo punto percentuale; era pari al 2,5 per cento nel periodo 1999-2002. In questi ultimi due trienni la crescita dei consumi delle famiglie è passata dall’1,1 allo 0,4 per cento in media d’anno; anche la spesa per consumi delle Amministrazioni pubbliche ha decelerato, dal 2,7 all’1,3 per cento. Negli stessi periodi l’accelerazione di alcune componenti di investimenti pubblici non ha compensato la debole propensione delle imprese ad investire; la crescita degli investimenti fissi lordi, pur rimanendo su livelli relativamente elevati, è calata dal 3,6 al 2,2 per cento.

Nel 2005 l’attività produttiva si è attestata su livelli deboli in quasi tutti i principali settori economici.

La produzione agraria ha fortemente rallentato; la competitività del comparto agro-industriale campano, che per volumi produttivi si situa ai primi posti nella graduatoria delle regioni italiane in diversi segmenti di offerta, continua a risentire di debolezze strutturali connesse prevalentemente alla ridotta dimensione media delle aziende.

Il valore aggiunto nell’industria ha continuato a diminuire, seppure in misura meno intensa rispetto al precedente anno. La crescita del fatturato a prezzi correnti è rimasta debole, interessando in maggiore misura le imprese di grande dimensione e quelle operanti nelle produzioni di qualità medio-alta. Nell’ultima parte dell’anno e nei primi mesi del 2006 la tendenza degli ordinativi ha mostrato segnali di ripresa. Nelle rilevazioni su un campione di imprese regionali, l’aumento della spesa per investimenti, dopo un triennio di riduzione, non ha ancora assunto i caratteri di robustezza e intensità necessari per un più deciso ammodernamento del capitale fisso.

Il settore delle costruzioni si conferma quello a maggior crescita in ambito regionale, grazie all’avanzamento dei lavori per opere pubbliche. Vi hanno contribuito gli investimenti rientranti nel Piano Operativo Regionale 2000-06 per l’utilizzo dei fondi comunitari le cui risorse risultano impegnate per i due terzi circa.

Nel 2005, per il quinto anno consecutivo, i prezzi al consumo nel capoluogo regionale sono aumentati più che nel resto del Paese. Le vendite degli esercizi commerciali sono rimaste pressoché stazionarie. Sono proseguiti gli investimenti per il potenziamento delle strutture della grande distribuzione, la cui diffusione continua a risultare inferiore a quella rilevata nelle altre regioni.

Le presenze turistiche nelle strutture ricettive sono tornate a ridursi, mentre ha continuato a espandersi a ritmi sostenuti il turismo croceristico. Relativamente al traffico di passeggeri, il sistema portuale campano si mantiene al primo posto tra le regioni italiane.

Il calo dell’occupazione è stato più intenso che nel 2004, soprattutto nella componente femminile delle forze di lavoro. I differenziali con la media nazionale nei tassi di occupazione si sono ulteriormente ampliati. Nonostante alcuni progressi negli anni recenti, rispetto al resto del paese permangono elevati sia il costo del lavoro per unità di prodotto sia il peso del lavoro irregolare.

Gli impieghi bancari hanno accelerato per il quarto anno consecutivo, ponendosi ancora una volta al di sopra della media italiana. Il risultato è stato determinato soprattutto dal maggior fabbisogno finanziario dei settori produttivi. L’offerta di credito si è concentrata verso le categorie di imprese che, nonostante la ridotta redditività, hanno continuato a investire mostrando nel contempo una struttura finanziaria e patrimoniale ancora relativamente solida. I margini disponibili sulle linee di credito accordate alle imprese permangono ampi. I tassi di interesse hanno continuato a calare fino al dicembre del 2005.

Il ritmo di crescita dei mutui per acquisto di abitazioni, pur diminuendo, è rimasto su livelli superiori al 20 per cento: i prestiti erogati hanno raggiunto i 2,9 miliardi di euro. Il credito al consumo ha ancora accelerato, sia quello bancario sia quello erogato da altre società finanziarie. L’indebitamento delle famiglie in rapporto al PIL è in forte aumento ma resta inferiore alla media italiana.

In rapporto alla consistenza degli impieghi, il flusso di nuove sofferenze emerse nell’anno è rimasto stabile, mentre si è ridotta, anche grazie a operazioni di cartolarizzazione, l’incidenza dei prestiti in sofferenza o in “incaglio” sul totale dei crediti.

La raccolta bancaria ha continuato a crescere a ritmi inferiori rispetto ai prestiti. L’allocazione del risparmio delle famiglie ha continuato a privilegiare gli investimenti a minor rischio relativo. I titoli depositati presso le banche sono rimasti stazionari in valore nominale.

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