L'economia della Toscana. Rapporto annuale sul 2014

Viene presentato oggi a Firenze il rapporto su "L'economia della Toscana".

"Nel corso del 2014 la flessione del livello di attività economica in Toscana si è attenuata fino ad annullarsi; vi hanno contribuito una lieve ripresa dei consumi e un più contenuto calo degli investimenti. Secondo le stime disponibili, il prodotto regionale in termini reali avrebbe registrato una dinamica più favorevole rispetto a quella del complesso del paese. Nei primi mesi dell’anno in corso sono emersi segnali di miglioramento nelle aspettative degli operatori economici.

Il calo della produzione industriale è stato meno intenso rispetto al 2013, anche grazie al miglioramento della domanda interna; una crescita ha interessato le medie e grandi imprese. L’industria è tornata a creare occupazione, senza raggiungere tuttavia i livelli precedenti l’insorgere della crisi. Il contesto è ancora caratterizzato da un ridotto utilizzo della capacità produttiva; dal 2014 è tornata a crescere l’accumulazione di capitale fisso.

Come negli anni precedenti, il sostegno dell’export è risultato significativo: allo sviluppo hanno particolarmente contribuito il sistema della moda e la meccanica allargata e le vendite verso l’area extra UE, nell’ambito della quale la flessione della Russia è stata più che compensata dall’espansione degli Stati Uniti e delle economie dinamiche dell’Asia. Nel periodo della crisi (2008-2013) la Toscana è stata destinataria di investimenti dall’estero per 7,4 punti di PIL, un ammontare maggiore di quelli condotti all’estero da imprese regionali (1,7 punti).

È proseguita, sebbene a ritmi inferiori, la flessione del livello di attività nel comparto delle costruzioni, interessando l’utilizzo di materia prima, gli occupati e il numero di imprese attive. Le aspettative di miglioramento della fase ciclica a partire dall’anno in corso sono legate alla modesta ripresa del mercato immobiliare e alla crescita del valore dei bandi di gara per opere pubbliche.

Anche nei servizi sono apparsi segnali di miglioramento della domanda interna, visibili nell’acquisto di beni durevoli e nei flussi turistici. Dopo un biennio di calo, sono tornate ad aumentare le presenze italiane, a fronte di una sostanziale invarianza di quelle straniere.

Il livello di occupazione complessivo è rimasto invariato, in un quadro di ampio utilizzo degli ammortizzatori sociali. Tuttavia, la partecipazione al mercato del lavoro è salita di oltre un punto percentuale, anche per effetto dell’allungamento della vita lavorativa connesso con le recenti riforme previdenziali. Ciò si è riflesso in un aumento del tasso di disoccupazione, soprattutto tra i giovani. Durante la crisi sono divenuti più frequenti i flussi migratori in uscita dalla Toscana, in particolare tra i laureati e i giovani. Diversamente dal paese nel suo complesso, la disuguaglianza durante la fase recessiva si è ridotta rispetto ai livelli già contenuti che caratterizzano storicamente la Toscana. L’incidenza dei poveri e delle persone socialmente escluse è inferiore non soltanto al dato nazionale ma anche a quello della UE a 15.

Nello scorcio del 2014 e nei primi mesi del 2015 la flessione dei finanziamenti alle imprese e alle famiglie si è annullata, in presenza di tassi di interesse calanti; rimane difficoltoso il finanziamento dell’edilizia. La domanda di credito è tornata a crescere e le condizioni di offerta si sono stabilizzate. La situazione finanziaria delle imprese è migliorata, anche grazie al progressivo pagamento dei debiti commerciali delle Amministrazioni pubbliche. Per le famiglie sono tornate a crescere le nuove erogazioni di mutui per l’acquisto di abitazioni.

La qualità del credito è rimasta critica. I flussi di sofferenze in ingresso si sono stabilizzati nel 2014 su livelli elevati ma la vischiosità nella chiusura delle posizioni ha prodotto un incremento degli stock: più di un quarto dei prestiti complessivi della Centrale dei rischi (un terzo di quelli alle imprese) presentano anomalie più o meno gravi. L’innalzamento intervenuto negli ultimi anni nel grado di copertura delle posizioni anomale attraverso rettifiche di valore potrebbe facilitare la loro cessione a intermediari specializzati.

È proseguito l’accumulo di disponibilità liquide da parte di famiglie e di imprese. Le scelte di impiego del risparmio hanno prodotto ampi investimenti in quote di fondi comuni e il disimpegno dalle obbligazioni bancarie e dai titoli di Stato".

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