N. 875 - Contesto famigliare, autostima e risultati economici

Go to the english version Cerca nel sito

di Antonio Filippin e Marco Paccagnellaluglio 2012

È ampiamente noto che le differenze nei livelli di istruzione e nei salari conseguiti hanno una componente intergenerazionale, e che lo status socio-economico della famiglia di origine ha solitamente buone capacità di prevedere i risultati conseguiti dai figli.

In questo lavoro analizziamo il ruolo che l’autostima, definita come la fiducia che un individuo ripone nelle sue abilità cognitive, può assumere nel determinare questa trasmissione intergenerazionale dei risultati economici, usando un semplice modello teorico.

Il modello assume che l’abilità cognitiva sia distribuita in modo casuale fra la popolazione (non esiste quindi trasmissione ereditaria di tale abilità) e che sia ignota all’individuo. Ciò che viene invece trasmesso dai genitori ai figli è l’autostima. L’idea di fondo è che, sulla base dell’osservazione dello status socio-economico dei genitori, i figli formino delle aspettative circa la propria abilità. Persone provenienti da background più svantaggiati saranno quindi caratterizzate da più bassi livelli iniziali di autostima.

L’autostima gioca un ruolo importante perché in base a essa gli individui scelgono i propri percorsi di istruzione, ovvero quanto investire in capitale umano. Percorsi più impegnativi forniranno, in caso di successo, più elevati livelli di capitale umano; tuttavia, essendo appunto più impegnativi, non saranno scelti da persone con bassa autostima.

L’autostima, inoltre, evolve nel tempo: osservando i risultati delle scelte intraprese, gli individui “aggiornano” le loro aspettative circa la propria abilità cognitiva. Tale processo di sperimentazione permette infine a ciascun individuo di scoprire il suo effettivo livello di abilità. Durante tale processo, gli individui compiono tuttavia scelte diverse e questo genera differenze nel livello di capitale umano accumulato.

Mediante una simulazione del modello confrontiamo gli esiti di individui caratterizzati da identica abilità, ma da diversi livelli di autostima. Il differenziale nel livello di capitale umano conseguito da un individuo nel terzo quartile della distribuzione di autostima rispetto a un individuo nel primo quartile è stimato intorno al 6 per cento.

La nostra analisi suggerisce che politiche mirate a fornire al più presto segnali accurati circa le abilità cognitive dei bambini possono essere efficaci nel ridurre l’impatto del contesto famigliare, evitando in particolare che individui molto abili non investano a sufficienza nel proprio capitale umano a causa di influenze negative della famiglia di origine.

Pubblicato nel 2012 in: Economics of Education Review, v. 31, 5, pp. 824-834

Testo della pubblicazione