N. 823 - Sull’ampiezza ottimale delle giurisdizioni locali: il caso delle province italiane

Go to the english version Cerca nel sito

di Guglielmo Baronesettembre 2011

Il numero ottimale di giurisdizioni locali è quello che media tra due esigenze opposte. Un aumento della numerosità riduce sia la dimensione del territorio servito dall’ente locale sia la distanza tra centro di erogazione di beni pubblici e luoghi di consumo. Questa diminuzione può migliorare l’azione dell’ente locale se vi sono, ad esempio, preferenze differenziate nel territorio. D’altro canto, una crescita del numero degli enti locali è costosa se esistono economie di scala nella fornitura dei beni pubblici.

Questo lavoro si concentra sulla creazione di alcune nuove province, avvenuta in Italia nel corso degli anni ’90, al fine di valutare empiricamente se all’accresciuto frazionamento territoriale siano corrisposti vantaggi in termini di sviluppo economico, istruzione pubblica e qualità delle strade. Si tratta di beni pubblici sui quali, tra gli altri, si concentra l’azione delle province italiane (in concorrenza con altri livelli di governo) e per i quali, al contempo, sono disponibili indicatori che ne misurano la quantità prodotta.

Con la nascita di una nuova provincia, si crea una situazione in cui, a partire da un certo punto nel tempo, vi sono alcuni “territori” interessati dalla creazione delle nuove province che potrebbero beneficiare della minore dimensione della provincia di appartenenza, mentre altri, non coinvolti, fungono da gruppo di controllo.

Approssimando i “territori” con i comuni, la stima dei benefici è ottenuta mettendo a confronto la dinamica delle variabili di interesse nei comuni coinvolti con quella misurata per il gruppo di controllo, opportunamente selezionato.

I risultati indicano che, nell’esperienza degli anni ’90, l’introduzione di nuove province non ha prodotto benefici significativi in termini di sviluppo economico e di capitale umano per i comuni coinvolti. I risultati vengono confermati anche cambiando la scelta dei comuni coinvolti, del gruppo di controllo e le specificazioni funzionali della stima.

Le evidenze contenute nel lavoro riguardano la quantificazione dei benefici connessi con l’aumento del numero di province e, pertanto, non riguardano il giudizio complessivo sull’attuale numerosità. Per far ciò occorrerebbe infatti valutare anche il lato dei costi, ovvero stimare l’eventuale esistenza e l’ampiezza delle economie di scala.

Testo della pubblicazione