N. 811 - La relazione tra istruzione e mortalità giovanile: le evidenze desumibili da un esonero dalla leva militare

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di Piero Cipollone e Alfonso Rosoliagiugno 2011

Un più elevato livello di istruzione è empiricamente associato a una maggiore longevità e a migliori condizioni di salute, sia oggettive sia percepite. De terminare la specifica natura di questa relazione è importante perché consente di valutare appieno il rendimento di specifiche politiche pubbliche e di disegnarle in modo efficiente. A titolo di esempio, se un più elevato livello di istruzione comporta una salute migliore e una maggiore longevità, la valutazione del rendimento della spesa pubblica in istruzione dovrebbe tener conto anche della minore spesa futura per la sanità e delle probabili maggiori entrate fiscali derivanti dal prolungamento della vita lavorativa.

Tuttavia, i meccanismi sottostanti questa relazione empirica sono sfuggenti. Da un lato, vi sono numerosi motivi per ritenere che un’istruzione più elevata consenta di migliorare la propria prospettiva di vita. Ad esempio, i più istruiti possono prestare maggiore attenzione ed essere più consapevoli delle conseguenze dei propri comportamenti e abitudini oppure essere più in grado, anche grazie al reddito mediamente più elevato, di mantenere uno stile di vita sano e investire nella propria salute. Dall’altro lato, è possibile che condizioni di salute migliori comportino un più elevato livello di istruzione. Ad esempio, è possibile che i più sani perdano meno giorni di scuola per malattia oppure che decidano di investire di più in sé stessi perché l’orizzonte atteso di godimento dei frutti di tale investimento è più ampio.

In questo lavoro si quantifica, in particolare, l’effetto del completamento della scuola superiore sulla probabilità di morire tra i 25 e i 35 anni. In particolare, si confrontano la quota di diplomati e la mortalità tra i 25 e i 35 anni di gruppi di giovani che hanno usufruito dell’esenzione dagli obblighi di leva, a seguito del terremoto dell’Irpinia del 1980, con quelle di gruppi che, pur avendo la stessa età e risiedendo nelle vicinanze dell’area terremotata, non ebbero questa facilitazione. Questo metodo di analisi consente di ritenere che le stime ottenute siano una misura affidabile dell’effetto dell’istruzione superiore sulla mortalità.

Le coorti esonerate dall’obbligo di leva hanno prolungato la loro permanenza nel sistema scolastico: nel 1991, dieci anni dopo il terremoto, la quota di diplomati era significativamente più alta di quella registrata tra gruppi simili ma non esonerati. A questa differenza corrisponde anche una minore mortalità nel decennio 1991-2001, ovvero tra i 25 e i 35 anni, dei primi rispetto ai secondi. Le metodologie analitiche adottate consentono di escludere che questa minore mortalità sia un effetto diretto dell’esenzione dagli obblighi di leva; ciò è confermato, tra le altre evidenze, dal fatto che i gruppi esonerati quando già oltre la scuola superiore non mostrano una mortalità minore rispetto ai gruppi non esonerati della stessa età residenti in comuni limitrofi. Nel complesso, i risultati implicano che un aumento della quota di diplomati di 10 punti percentuali in una specifica coorte riduce la quota di coloro che complessivamente muoiono tra i 25 e i 35 anni di almeno un punto percentuale. Per larga parte la riduzione sarebbe riconducibile a una minore incidenza dei decessi per cause naturali; non vi sarebbero invece effetti apprezzabili sull’incidenza delle cause violente