N. 787 - L'efficacia relativa di incentivi monetari e controlli nell'affrontare l'assenteismo: evidenza sperimentale

Go to the english version Cerca nel sito

di Francesco D'Amurigennaio 2011

Il lavoro contribuisce alla letteratura economica che cerca di valutare l’efficacia dei controlli e degli incentivi monetari nell’influenzare l’impegno dei lavoratori, prendendo come caso di studio la recente riforma della disciplina delle assenze per malattia nel settore pubblico.

I dipendenti pubblici italiani mostrano tassi di assenza per malattia più elevati rispetto ai dipendenti dei servizi privati con caratteristiche simili. Al fine di ridurre questa differenza, il decreto legge 112 del giugno 2008 ha previsto la decurtazione di ogni componente accessoria della retribuzione per i primi dieci giorni consecutivi di assenza per malattia e l’estensione delle fasce di reperibilità utili per le visite fiscali. Il provvedimento ha inoltre introdotto norme più stringenti sui soggetti abilitati a produrre i certificati medici che giustificano l’assenza. Dopo circa un anno, il decreto legge 78 del luglio 2009 ha soppresso l’ampliamento delle fasce di reperibilità, lasciando sostanzialmente invariate le altre disposizioni. Le due successive modifiche della disciplina delle assenze per malattia permettono di quantificare l’importanza relativa delle visite fiscali e della decurtazione salariale nel determinare la presenza sul lavoro.

La Rilevazione continua sulle forze di lavoro, condotta trimestralmente dall’Istat, identifica gli individui che hanno lavorato meno del solito a causa di malattia durante la settimana di riferimento dell’indagine. Pur essendo parziale e non esaustivo del numero di giornate di assenza per malattia, questo indicatore consente di stimare l’effetto della riforma confrontando i tassi di assenza dei lavoratori pubblici interessati dal provvedimento con quelli di un gruppo di controllo, costituito dai lavoratori dipendenti del settore dei servizi privati. I lavoratori pubblici dei settori dell’istruzione e della sanità sono esclusi dall’analisi, in quanto non possono essere identificati correttamente nei dati disponibili.

Prima della riforma, i dipendenti pubblici e privati presentavano un andamento dei tassi di assenza nel tempo simile, ma la probabilità di un episodio di malattia era più elevata per i primi di 0,6 punti percentuali. Secondo le stime del lavoro, nel primo anno di applicazione la riforma ha comportato una riduzione dell’incidenza degli episodi di malattia nel settore pubblico pari al 26,4 per cento, che ha annullato il differenziale rispetto ai servizi privati. Tale riduzione si è tuttavia decisamente attenuata dopo la soppressione dell’ampliamento delle fasce di reperibilità, suggerendo che era stata questa innovazione a rappresentare la determinante principale delle variazioni dei livelli di assenza per malattia nella prima fase di applicazione della nuova disciplina. Tali risultati, confermati da diversi test di robustezza, non riflettono un’attenuazione degli effetti della riforma nel tempo, ma sono interamente attribuibili alla revisione più recente della normativa. In entrambe le fasi della riforma non si rilevano variazioni significative del numero di episodi di assenza per altri motivi.

Pubblicato nel 2017 in: Labour Economics, v. 49, pp. 74-83.