N. 768 - L’effetto dell’età sulle scelte di portafoglio: il caso di un fondo pensione italiano

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di Giuseppe Cappelletti, Giovanni Guazzarotti e Pietro Tommasinoagosto 2010

Il lavoro analizza le scelte di portafoglio degli iscritti ad un fondo pensione italiano a contribuzione definita. La base dati contiene informazioni sulle scelte di portafoglio e sulle caratteristiche socio-demografiche di circa 3.800 aderenti al fondo pensione di una banca italiana di media grandezza, per un arco di tempo che va dal dicembre 2002 al dicembre 2008.

Il fondo consente di scegliere tra cinque linee di investimento: un comparto con rendimento minimo garantito, un comparto che investe in attività del mercato monetario, un comparto obbligazionario, due comparti che investono, con percentuali diverse, sia in obbligazioni che in azioni.

Dai dati emerge nel corso degli anni un significativo deflusso dalle linee di investimento con esposizione al mercato azionario verso quelle obbligazionarie e monetarie: gli aderenti alle linee bilanciate erano il 75 per cento del totale nel 2002, si riducevano al 65 per cento nel 2008. Ciò è probabilmente dovuto sia alle scelte iniziali dei nuovi entranti sia alle modifiche del proprio portafoglio da parte di chi già aderiva.

L’analisi impiega un modello multinomiale per stimare la relazione tra scelta del portafoglio e caratteristiche del lavoratore.

Si riscontra che la propensione a detenere azioni si riduce in modo statisticamente significativo con l’età. Ad esempio, le stime indicano che nel 2008, a parità di altre condizioni, la quota di azioni detenuta da un lavoratore con più di 50 anni era inferiore di circa 20 punti percentuali a quella di un lavoratore con meno di 30 anni. La presenza di un rapporto negativo tra età ed esposizione al rischio azionario è coerente con le indicazioni dei più recenti modelli di scelta di portafoglio.

Tuttavia, molti soggetti tendono a non modificare nel tempo la propria allocazione di portafoglio, confermando un certo grado di inerzia, già emerso da studi precedenti. Se si considera il sottoinsieme di soggetti presenti in tutti gli anni del campione, circa la metà non ha mai cambiato la linea di investimento iniziale.

Sebbene i risultati non siano direttamente estendibili all’universo dei lavoratori italiani, si possono trarre alcune indicazioni di policy. In particolare, la presenza di una quota significativa di lavoratori che non modificano le proprie scelte nel corso degli anni conferma l’opportunità di garantire una conoscenza adeguata tra i lavoratori dei rischi connessi con la previdenza complementare e di promuovere la diffusione di fondi del tipo life cycle (ovvero fondi che riducono in modo automatico il livello di rischio del portafoglio degli iscritti all’avvicinarsi del momento del pensionamento).