N. 678 - Gli effetti della politica monetaria: nuovi risultati dai conti finanziari italiani

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di Riccardo Bonci e Francesco Columbagiugno 2008

Il lavoro analizza l’effetto di variazioni inattese del tasso di interesse di riferimento della politica monetaria sull’indebitamento e sull’investimento finanziario di imprese, famiglie, settore pubblico, societá finanziarie e residenti all’estero, utilizzando i dati dei conti finanziari italiani dal 1980 al 2002.

Il saggio costituisce il primo tentativo di utilizzare la ricchezza informativa offerta da uno schema contabile integrato e dettagliato come i conti finanziari per esaminare gli effetti della politica monetaria in Italia. L’utilizzo di un modello econometrico di tipo vettoriale autoregressivo (VAR) permette, inoltre, lo sfruttamento della valenza informativa dell’eterogeneità delle risposte dei vari settori economici agli shock della politica monetaria. Il livello di dettaglio dei conti finanziari — che rilevano i flussi di finanziamento e di indebitamento dei diversi settori distinti per categoria di strumento finanziario (le attività delle famiglie, ad esempio, sono distinte tra depositi, titoli a breve termine, titoli a lungo termine e azioni) — consente di arricchire la tradizionale valutazione empirica degli effetti della politica monetaria con nuovi elementi utili per una migliore comprensione del suo funzionamento.

I risultati dell’analisi econometrica sono coerenti con le previsioni della teoria economica e appaiono immuni da alcuni dei risultati controintituitivi presenti in altri lavori empirici. Dopo un aumento del tasso di interesse di riferimento della politica monetaria, la produzione industriale, l’inflazione e la quantità di moneta in circolazione diminuiscono. Dall’analisi della risposta dei flussi finanziari alle variazioni del tasso di interesse emergono le seguenti nuove caratteristiche del meccanismo di trasmissione della politica monetaria in Italia. Le imprese, nei due trimestri successivi allo shock di politica monetaria, riducono in maniera significativa sia l’acquisizione di nuove attività finanziarie sia l’emissione di nuove passività: non emerge quindi la presenza di forti attriti finanziari nel processo di aggiustamento della spesa nominale delle imprese. Per quanto riguarda le famiglie, nel primo trimestre dopo lo shock esse aumentano le proprie passivitá a breve termine e riducono l’acquisizione delle attività finanziarie più liquide a favore dell’investimento in titoli, divenuti relativamente più remunerativi. L’indebitamento del settore pubblico aumenta per quasi due anni dopo la variazione dei tassi, riflettendo l’aumento del costo del servizio del debito e la verosimile contrazione delle entrate fiscali derivante dal rallentamento dell’attività produttiva. Nei tre trimestri successivi all’aumento dei tassi, le società finanziarie diminuiscono i fondi presi a prestito dagli altri settori, mentre i non residenti aumentano la richiesta di finanziamenti, inducendo un miglioramento della posizione netta sull’estero dell’Italia.

Pubblicato nel 2008 in: Applied Economics, v. 40, 21, pp. 2803-2818

Testo della pubblicazione