N. 670 - La relazione tra rischio di credito e ciclo economico in differenti regimi

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di Juri Marcucci e Mario Quagliariellogiugno 2008

La relazione tra rischio di credito e ciclo economico è rilevante sotto due punti di vista. In primo luogo, l’impatto delle condizioni cicliche sui portafogli delle banche è rilevante per le autorità di vigilanza e le banche centrali, interessate a prevedere e a prevenire l’instabilità finanziaria connessa con il deterioramento del ciclo economico; in secondo luogo, l’analisi della significatività di tale impatto è uno degli elementi sui quali si basa la valutazione dei risk managers delle banche circa l’adeguatezza delle risorse patrimoniali in relazione ai rischi assunti.

Questo lavoro studia gli effetti dell’evoluzione ciclica dell’economia sulla qualità dei portafogli degli intermediari italiani, prendendo esplicitamente in considerazione la possibilità di comportamenti asimmetrici in virtù dei quali il legame tra condizioni economiche e rischio di credito subisce cambiamenti di regime a seconda della fase ciclica (regimi macroeconomici) o della rischiosità iniziale del portafoglio degli intermediari (regimi del credito).

L’analisi è stata condotta tramite una procedura di threshold regression che permette di individuare i differenti regimi sulla base di una o più variabili osservabili, determinando endogenamente il valore soglia rispetto al quale si passa da un regime all’altro. In particolare, nel caso in cui la variabile soglia sia un indicatore del ciclo economico e si ipotizzino due soli regimi, si possono individuare un regime di espansione e uno di recessione; viceversa, nel caso di più di due regimi, si possono avere un regime di espansione, uno di recessione e uno o più regimi intermedi.

Utilizzando dati trimestrali dal 1990 al 2005 sia a livello aggregato sia a livello individuale su un ampio campione di banche italiane, sono state stimate le relazioni tra i tassi di ingresso in sofferenza (il cosiddetto tasso di decadimento, un indicatore paragonabile alla probabilità di default) e diversi indicatori di ciclo economico, tenendo conto di possibili cambiamenti di regime.

I risultati confermano l’ipotesi che, per il sistema bancario nel suo complesso, la rischiosità dei portafogli è legata all’andamento dell’economia. Secondo le stime basate sui dati aggregati, che risentono dunque della ridotta numerosità campionaria, l’aumento della rischiosità è statisticamente significativo durante le fasi recessive, ma non in quelle espansive. La rischiosità dei portafogli bancari aumenta in seguito al peggioramento dell’economia nel regime caratterizzato da un più elevato livello aggregato di rischio, ma non in quello opposto, confermando l’ipotesi che la relazione è asimmetrica.

L’analisi a livello di singole banche conferma l’esistenza della relazione tra la rischiosità della clientela e il ciclo economico sia in recessione sia in espansione, con un effetto però più pronunciato quando le condizioni economiche sono sfavorevoli. Per gli intermediari caratterizzati da portafogli più rischiosi, ossia quelli che si connotano ex ante per un tasso di decadimento della clientela superiore a una certa soglia determinata endogenamente, l’aumento della rischiosità che segue il peggioramento dell’output gap (ossia del divario tra produzione effettiva e potenziale) è pari a diverse volte quello delle banche con attivi di miglior qualità. In altri termini, la correlazione tra la rischiosità dei portafogli delle banche e l’andamento dell’attività economica è maggiore nelle fasi recessive che in quelle espansive ed è più marcata per gli intermediari con attivi ex ante più rischiosi (che risultano dunque più ciclici).

La metodologia proposta in questo lavoro potrebbe essere adattata al fine di migliorare l’affidabilità delle simulazioni (stress test) per il rischio di credito, fornendo indicazioni più precise sulla capacità dei sistemi bancari di fare fronte a shock macroeconomici avversi.

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