N. 570 - Esiste un differenziale retributivo nei centri urbani in Italia?

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di S. Di Addario e E. Patacchinigennaio 2006

Nel presente lavoro sono studiati i differenziali salariali tra i centri urbani e le altre aree in Italia. È inoltre analizzata la struttura delle retribuzioni in funzione della popolazione e della densità dell’occupazione nei Sistemi Locali del Lavoro (SLL) in cui gli individui risiedono. Le stime sono state effettuate utilizzando i dati dell’Indagine sulle Famiglie condotta dalla Banca d’Italia per gli anni 1995, 1998, 2000 e 2002, che includono informazioni su circa 22.000 lavoratori dipendenti, distribuiti in 242 SLL (il 30 per cento dei SLL italiani).

Dalle stime emerge che i lavoratori delle grandi città beneficiano, in media, di un premio retributivo di modesta entità (2-3 per cento). Il differenziale si riscontra soltanto nelle grandi città circondate da SLL con una bassa popolazione media. Sempre secondo le stime, i salari aumentano dello 0,4-0,6 per cento per ogni incremento di 100 lavoratori dipendenti per chilometro quadrato e dello 0,1 per cento per ogni aumento di 100.000 abitanti nel sistema locale del lavoro. Infine, l’agglomerazione urbana non sembra avere effetti sui rendimenti derivanti dall’esperienza, mentre tende a ridurre quelli dell’istruzione e della permanenza nel posto di lavoro e ad aumentare le retribuzioni dei dirigenti, dei quadri e degli impiegati.

Poiché secondo alcuni studi empirici le aree a più alta intensità di capitale umano sono caratterizzate da tassi di crescita più elevati di quelle con una minore incidenza di lavoratori più istruiti, la persistenza di differenziali negativi nei rendimenti dell’istruzione potrebbe nel tempo scoraggiare i laureati a localizzarsi nelle città più grandi e questo potrebbe determinare un rallentamento della crescita della produttività nel lungo periodo.

Pubblicato nel 2008 in: Labour Economics, v.15, 5, pp. 1040-1061

Nel presente lavoro sono studiati i differenziali salariali tra i centri urbani e le altre aree in Italia. È inoltre analizzata la struttura delle retribuzioni in funzione della popolazione e della densità dell’occupazione nei Sistemi Locali del Lavoro (SLL) in cui gli individui risiedono. Le stime sono state effettuate utilizzando i dati dell’Indagine sulle Famiglie condotta dalla Banca d’Italia per gli anni 1995, 1998, 2000 e 2002, che includono informazioni su circa 22.000 lavoratori dipendenti, distribuiti in 242 SLL (il 30 per cento dei SLL italiani). Dalle stime emerge che i lavoratori delle grandi città beneficiano, in media, di un premio retributivo di modesta entità (2-3 per cento). Il differenziale si riscontra soltanto nelle grandi città circondate da SLL con una bassa popolazione media. Sempre secondo le stime, i salari aumentano dello 0,4-0,6 per cento per ogni incremento di 100 lavoratori dipendenti per chilometro quadrato e dello 0,1 per cento per ogni aumento di 100.000 abitanti nel sistema locale del lavoro. Infine, l’agglomerazione urbana non sembra avere effetti sui rendimenti derivanti dall’esperienza, mentre tende a ridurre quelli dell’istruzione e della permanenza nel posto di lavoro e ad aumentare le retribuzioni dei dirigenti, dei quadri e degli impiegati. Poiché secondo alcuni studi empirici le aree a più alta intensità di capitale umano sono caratterizzate da tassi di crescita più elevati di quelle con una minore incidenza di lavoratori più istruiti, la persistenza di differenziali negativi nei rendimenti dell’istruzione potrebbe nel tempo scoraggiare i laureati a localizzarsi nelle città più grandi e questo potrebbe determinare un rallentamento della crescita della produttività nel lungo periodo.

Pubblicato nel 2008 in: Labour Economics, v.15, 5, pp. 1040-1061

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