N. 32 - L'economia dell'UmbriaAggiornamento congiunturale

Nel corso del 2019 l'attività economica in Umbria ha rallentato; vi ha inciso l'indebolimento di investimenti e domanda estera, che avevano sostenuto la fase di ripresa. Le crescenti incertezze nel mercato nazionale e in quello globale condizionano anche le aspettative a breve degli imprenditori, che rimangono improntate a prudenza.

Nell'industria il fatturato realizzato nei primi nove mesi è cresciuto meno intensamente che negli scorsi anni. L'andamento delle vendite, confermatosi positivo per macchinari, prodotti chimici e abbigliamento, è peggiorato drasticamente nell'automotive e più moderatamente nel comparto dei metalli. Il settore industriale ha risentito del deciso rallentamento delle esportazioni legato alla contrazione e alle aumentate tensioni del commercio mondiale. L'edilizia è rimasta debole, pur evidenziando lievi segnali di recupero; il contributo dell'attività di ricostruzione post-sisma è assai modesto a causa dei ritardi accumulati nell'avvio dei cantieri. Anche nel terziario gli indicatori disponibili mostrano un quadro poco dinamico; fa eccezione il turismo i cui flussi hanno continuato a crescere in quasi tutto il territorio regionale.

L'attività di investimento ha ulteriormente perso vigore; le imprese industriali e dei servizi si stanno attenendo ai piani formulati in primavera, orientati a un significativo calo dei livelli di spesa. Per l'anno venturo non è prevista un'inversione di tendenza. A fronte di una situazione reddituale sostanzialmente immutata, il sistema produttivo regionale ha proseguito l'accumulo delle disponibilità liquide che hanno raggiunto un nuovo massimo. In tale contesto il ricorso ai finanziamenti si è ridotto in tutti i settori di attività e le classi dimensionali di impresa.

Dopo un biennio di stabilità l’occupazione è tornata a crescere. L'incremento ha riguardato il lavoro dipendente, cresciuto soprattutto nella componente a tempo indeterminato che ha beneficiato in larga misura della trasformazione di contratti temporanei. Il tasso di disoccupazione è lievemente calato, anche in conseguenza del minor numero di persone in cerca di lavoro.

Si è interrotta l'espansione del credito, in connessione con l'arresto della domanda da parte del sistema produttivo rilevato dalla metà dello scorso anno. L'andamento dei finanziamenti alle famiglie si è invece confermato robusto soprattutto per l'elevata richiesta di credito al consumo; sono cresciuti anche i mutui per l'acquisto di abitazioni. Le condizioni di offerta sono rimaste nel complesso accomodanti; si è tuttavia accentuata la selettività operata dagli intermediari. La fase di emersione di ingenti flussi di posizioni anomale ereditata dalla crisi sembra essersi esaurita; gli indicatori di qualità del credito sono ulteriormente migliorati avvicinandosi a quelli medi nazionali. Con riferimento al risparmio finanziario, ha continuato a rafforzarsi la crescita dei conti correnti delle famiglie e ha ripreso ad aumentare il valore dei titoli nei loro portafogli, favorito dal positivo andamento delle quotazioni.

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