L'economia dell'AbruzzoRapporto annuale

Nel 2007 è proseguita in Abruzzo la fase di ripresa ciclica avviatasi due anni prima. Sulla base delle stime Svimez, la crescita del prodotto interno lordo è stata prossima all'1 per cento, in lieve rallentamento rispetto al 2006. In linea con la tendenza osservata dall'inizio del decennio, la dinamica del prodotto appare meno sostenuta rispetto alla media nazionale. In termini pro capite, il PIL regionale è pari a circa l'83 per cento del livello nazionale, in calo di 4 punti percentuali rispetto al 2000.

Nell'industria manifatturiera sono cresciuti il fatturato e l'occupazione. Il miglioramento degli ordinativi osservato nel primo semestre si è arrestato nel corso dell'estate registrando in seguito una netta inversione di tendenza, accentuatasi nel primo trimestre del 2008. L'attività produttiva ha avuto un andamento sostanzialmente analogo a quello degli ordini, mostrando un rallentamento a partire dal secondo semestre.

Le esportazioni hanno accelerato, sospinte dalla dinamica registrata nel comparto dei mezzi di trasporto. L'incremento delle vendite all'estero ha rispecchiato il buon andamento della domanda proveniente dai paesi della UE, mentre si è avuto un calo sui mercati extra UE.

Nel settore delle costruzioni si sono consolidati i segnali di rallentamento nel comparto residenziale, mentre è tornato a crescere l'importo dei bandi per opere pubbliche dopo due anni di marcata contrazione. Negli ultimi anni è aumentato il ricorso al project financing. Il numero di transazioni immobiliari si è ridotto, in presenza di un ulteriore aumento delle quotazioni.

Nel commercio è proseguito il ristagno delle vendite al dettaglio; sono cresciuti gli acquisti di autoveicoli e di altri beni di consumo durevoli. Nel comparto turistico appare stabile il numero di presenze sul territorio. Nei trasporti è ulteriormente cresciuta l'attività dello scalo aeroportuale di Pescara.

L'occupazione è aumentata dello 0,8 per cento, un ritmo di poco inferiore alla media nazionale. Il tasso di disoccupazione si è leggermente ridotto (al 6,2 per cento), attestandosi su un livello in linea con quello nazionale.

In presenza di un ulteriore rialzo dei tassi di interesse, i finanziamenti bancari a residenti in Abruzzo hanno rallentato. La decelerazione ha riguardato sia il settore delle famiglie sia quello delle imprese, dove si è estesa a tutti i principali comparti produttivi. Le nuove erogazioni di mutui alle famiglie per l'acquisto di abitazioni hanno registrato una lieve flessione. È fortemente calata la quota dei contratti a tasso indicizzato.

L'incidenza delle nuove sofferenze sui prestiti è diminuita, consentendo una riduzione del differenziale sfavorevole rispetto al livello nazionale. La consistenza delle partite incagliate (le esposizioni verso i clienti in temporanea difficoltà) è diminuita.

Al pari del credito, anche la raccolta bancaria da residenti in regione ha rallentato. Vi ha contribuito la decelerazione dei depositi in conto corrente, mentre è aumentato l'apporto delle obbligazioni. Il valore nominale dei titoli della clientela abruzzese in custodia presso il sistema bancario è cresciuto a un ritmo analogo a quello del 2006, riflettendo il marcato incremento delle obbligazioni non bancarie, che ha più che compensato il rallentamento dei titoli di Stato e la contrazione della componente azionaria e delle quote di OICR.

Quest'anno vengono approfonditi alcuni aspetti strutturali che influenzano il grado di sviluppo della regione. In particolare sono state trattate le tematiche che seguono: la produttività del lavoro nell'industria; il grado di istruzione della popolazione; il ruolo della Banca europea per gli investimenti nel sostegno allo sviluppo della regione; la situazione finanziaria delle famiglie; il ricorso al leasing da parte delle imprese.

Nel decennio in corso l'industria manifatturiera abruzzese ha registrato una dinamica della produttività del lavoro nettamente sfavorevole rispetto a quella nazionale. L'analisi dei dati di bilancio di un ampio campione di società industriali mostra come il peggioramento, che si riscontra anche tenendo conto della diversa struttura settoriale dell'occupazione in Abruzzo, abbia riflesso soprattutto la dinamica osservata per le imprese di maggiori dimensioni operanti in settori tecnologicamente avanzati. Nel complesso, le imprese manifatturiere abruzzesi che hanno incrementato in maniera significativa la dotazione di capitale fisso per addetto hanno registrato risultati migliori della media regionale.

Il grado di istruzione della popolazione abruzzese è decisamente cresciuto negli ultimi anni; la frazione dei residenti in possesso della maturità o di una laurea supera attualmente la media nazionale, come pure la quota della spesa pubblica destinata all'istruzione. L'istruzione secondaria superiore si caratterizza per un contenuto tasso di abbandono e per la quota elevata di diplomati che intraprende gli studi universitari. L'inserimento professionale dei laureati presenta tuttavia difficoltà comparabili con quelle del Mezzogiorno; appare elevata la tendenza dei laureati abruzzesi a collocarsi sul mercato del lavoro di altre regioni.

A partire dai primi anni sessanta, la Banca europea per gli investimenti ha finanziato in Abruzzo un elevato numero di progetti finalizzati alla realizzazione di infrastrutture che hanno contribuito al miglioramento delle reti telefoniche, dell'energia e dei trasporti dell'intera regione. Il volume e il numero dei prestiti sono diminuiti in modo significativo nel periodo successivo all'uscita dell'Abruzzo dal novero delle regioni dell'Obiettivo 1 comunitario.

Nel decennio in corso il ritmo dell'accumulazione di ricchezza da parte delle famiglie abruzzesi ha ecceduto la crescita del risparmio. Ne è seguito un marcato incremento del ricorso al debito, in particolare nella forma dei mutui ipotecari. Tra il 1998 e il 2006 il rapporto tra debito e reddito disponibile delle famiglie è aumentato di circa 17 punti percentuali, pur rimanendo su livelli inferiori alla media nazionale. La ricchezza pro capite, pari a circa 100.000 euro al netto delle passività finanziarie, si colloca in posizione intermedia tra il livello del Mezzogiorno e quello nazionale.

Il mercato abruzzese del leasing rappresentava nel 2006 l'1,3 per cento del totale nazionale, una quota sostanzialmente invariata nell'ultimo decennio. L'incidenza dello strumento sulla spesa per investimenti fissi lordi è cresciuta di 8 punti percentuali tra il 1998 e il 2006, pur rimanendo su livelli inferiori rispetto al dato nazionale. La quota maggiore dei finanziamenti fa capo al comparto immobiliare, in forte espansione negli ultimi anni, seguito da quello strumentale. In Abruzzo le società che fanno ricorso al leasing appaiono denotate da un più basso grado di liquidità e di profittabilità.

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